Tim: un fine gennaio tra piano industriale e l’ombra di KKR

Si attende per il 26 gennaio la riunione del CdA di Tim, ufficialmente per esaminare le linee guida del nuovo piano industriale da 150 pagine, ma secondo indiscrezioni di stampa citate dal Sole 24 Ore, KKR potrebbe sfruttare la riunione come teatro di una nuova e più conciliante proposta d’acquisizione a seguito della fredda reazione della dirigenza della TelCo alla proposta di OPA totalitaria del colosso americano lo scorso novembre.

KKR, ricordiamo, è interessata agli asset strategici – cioè la rete di telecomunicazioni nazionale – di Tim, ma si scontra con gli interessi governativi e con le resistenze della società italiana: i progetti di scorporo della rete allo studio da parte del neo DG Labriola fanno a loro volta parte di una più ampia opera di riorganizzazione del gruppo Tim a fronte dei deludenti risultati economici delle ultime due annualità, ed è difficile ormai credere che non siano concepiti per dimostrare agli investitori che l’ingresso degli americani non sia necessario. Tale strategia passerebbe per la rivalorizzazione di Tim – Sparkle (servizi di routing), Telsy (sicurezza informatica) e Noovle (offerta di servizi cloud), cioè il cloud che beneficerebbe dei fondi PNRR.

Il piano industriale è stato anticipato in una riunione informale del CdA lo scorso 18 gennaio: Labriola ha convinto i principali azionisti, inclusi i francesi di Vivendi – palesemente ostili a KKR – e CdP, particolarmente interessata allo sviluppo di una rete unica nazionale di banda larga tra Tim e la sua controllata Open Fiber. Certo, bisognerebbe attendere il completamento dello scorporo della rete, un’operazione senza dubbio più prolissa rispetto ad una nuova offerta di KKR.

I mercati sperano in KKR e reagiscono negativamente alle resistenze di Tim: il titolo ha registrato un -3% attestandosi a 42 eurocent ad azione (molto al di sotto dei 50 eurocent ad azione proposti amichevolmente dal fondo americano a novembre) proprio a seguito della riunione del 18 gennaio, in un contesto in cui la società aveva emesso a metà dicembre il terzo profit warning del 2021 relativamente ad un EBITDA inferiore alle aspettative causato da minori ricavi sulle linee fisse, in parte causati dalla problematica partnership con Dazn, come ricostruito da Milano Finanza ed in cui farà il suo ingresso nella telefonia fissa l’operatore Iliad.

Guardando esclusivamente alla borsa, i progetti di riorganizzazione ed investimento del management di TIM sembrano non reggere il confronto con l’ultima proposta degli americani, addirittura disposti a pagare la società molto più di ciò che vale.

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