Verba manent: attenti a quei due

La visita del presidente cinese Xi Jinping a Mosca si è conclusa con accordi e cenni d’intesa tra i due Stati, Cina e Russia. Le due potenze sarebbero pronte a espandere i collegamenti stradali e ferroviari fra loro, mentre la Russia ha garantito alla Cina l’approvvigionamento di gas, tramite un viadotto che collegherà Siberia e Cina, anziché Europa, entro il 2030. Una strategia a lungo raggio e di reciproca intesa, dopo l’isolamento da parte dell’Occidente. 

Appare evidente come la guerra in corso non possa concludersi grazie a un’operazione militare: significherebbe che uno dei due Stati vinca l’altro sul campo e, a oggi, si tratta di uno scenario improbabile. La strada verso tregue durature o pace è quella della mediazione. L’Unione Europea, oltre a inviare armi e stanziare misure di sostegno all’Ucraina, potrebbe pensare a intraprendere la via della diplomazia: perché lasciare spazio alla Turchia ieri e alla Cina oggi? 

Fidarsi del piano di pace cinese è incauto: alla Cina non interessa granché del conflitto ucraino. L’invasione e la guerra in corso sono fasi di passaggio, che potrebbero risolversi tramite Pechino. Sarebbe errato riporre fiducia in Xi perché le sue mire, insieme a quelle della Russia, Paese ormai isolato e probabilmente futuro vassallo cinese, sono quelle di rivalsa verso un Occidente per molti anni dominante e influente. 

Come spesso accade, la guerra è solo uno strumento in mano agli Stati che hanno ambizioni a lungo termine. Sarà impossibile evitare ormai una contrapposizione fra due blocchi, Occidente e Russia/Cina, in futuro. E, in verità, in parte l’abbiamo perfino voluto. Sanzioni, isolamento economico, cancel culture (un’università italiana aveva perfino tentato di censurare Dostoevskij), mandato di arresto internazionale per Putin. Tutto giusto, se visto nell’ottica aggressore – aggredito. Ma discutibile, se considerato a lungo termine, perché la Cina è in crescita da anni, non da ieri, e cerca un partner che sposi le sue intenzioni. 

A più di un anno dalla guerra, sarebbe ora che l’Ue cominci a riflettere in termini di pace, poiché se non ci penserà l’Europa, lo farà la Cina, con conseguenze ben peggiori di questo tragico conflitto. 

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