Verba manent: Fedez e Forza Italia, il dialogo inaspettato

Sabato, al congresso nazionale dei giovani di Forza Italia, prenderà la parola anche Fedez. Sì, proprio lui: il rapper che per anni ha contestato Berlusconi, che si è scontrato pubblicamente con diversi esponenti del partito, in particolare Maurizio Gasparri, e che in più di un’occasione ha rappresentato tutto ciò che l’area centrista ha criticato del mondo dello spettacolo, dell’attivismo e dell’informazione.

Eppure ci sarà. E parlerà di disagio giovanile e salute mentale, due temi cruciali per il presente e il futuro di una generazione che si sente smarrita, abbandonata, spesso silenziata. Due temi che, finalmente, entrano con forza nell’agenda di un congresso politico, e non per concessione formale ma per reale volontà di confronto.

Un plauso va ai vertici del partito, perché questa non è solo un’operazione di marketing politico, anche se, va detto, è riuscita. È una scelta che comunica apertura, coraggio, capacità di riconoscere valore nel dialogo con l’altro. Ovvero chi è fuori dal proprio recinto ideologico, con chi è stato critico, a volte aspramente, ma porta un punto di vista che merita ascolto.

La politica, se vuole essere all’altezza delle sfide contemporanee, deve tornare ad essere uno spazio di confronto vero. Non una stanza chiusa dove ci si parla addosso, ma una piazza aperta dove si dialoga anche con chi non è d’accordo. Soprattutto con chi non è d’accordo. Perché solo da lì, dal dissenso accolto e gestito, può nascere una visione più solida, più autentica, più giusta.

Non è un segno di debolezza invitare chi ha pensato e detto cose opposte. È una dimostrazione di forza. È la prova che una forza politica crede davvero nella democrazia, e non solo nella gestione del consenso. E in questo, Forza Italia Giovani dà un segnale che forse nemmeno i suoi avversari politici potranno ignorare.

Accogliere Fedez non significa assolverlo né adottarne le battaglie, anche perché ciò ci rimane impossibile da credere. Significa, però, riconoscere che i problemi che pone sono reali. Che le sue parole, magari discutibili, nascono da esperienze che parlano a milioni di giovani. E che, per una volta, anziché alzare muri, si è scelto di costruire un ponte.

Che sia un precedente. Che sia l’inizio di una stagione politica meno ideologica e più dialogante, meno barricadera e più permeabile. Soprattutto aperta alla contaminazione di mondi ideologici differenti, perché da lì iniziano i processi di crescita. Non c’è nulla di più sterile di un partito che parla solo a sé stesso, e Forza Italia negli ultimi anni ha virato verso quella direzione. E nulla di più rivoluzionario di una politica che si lascia contaminare, anche da chi non le somiglia.

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