Verba manent: il Takeshi’s Castle di Sergio Mattarella

L’altro ieri, durante la prima serata del festival di Sanremo, Fiorello ha fatto sorridere tutti dicendo che “Mattarella aveva in programma di partecipare a The Voice Senior”. Cioè era sua intenzione scongiurare il secondo mandato con tutte le forze, mentre, litigiosi, i partiti sono corsi a supplicarlo. In realtà, Sergio Mattarella ha partecipato a una gara ben più dura di The Voice, in cui occorre solo cantare – bene per carità, ma cantare. 

Potremmo azzardare, ricordando un vecchio programma un po’ trash e tanto nipponico, che il Presidente nelle scorse settimane ha partecipato a Takeshi’s Castle. Qualcuno ricorda il game show in cui i concorrenti dovevano superare incredibili ostacoli pur di arrivare al risultato, ma quasi mai raggiungevano il traguardo? Ecco, Mattarella, senza perdere il suo aplomb, ha scalato le pareti, è passato di liana in liana, ha superato fiumiciattoli saltellando tra le zolle goffamente. Tutto questo pur di non essere rieletto. E invece, proprio davanti al Castello del conte Takeshi, è caduto. E ha dovuto ricominciare daccapo. 

La rielezione del secondo presidente uscente, prima Napolitano poi Mattarella, è la conferma che la classe politica italiana fallisce da anni. Ma tutti fingono di non vedere in fondo al problema, per interesse o spirito di conservazione lavorativa. Si potrebbe creare una consuetudine costituzionale che eliminerebbe il divieto implicito di rielezione, per cui l’Italia, in prospettiva, potrebbe tornare a essere un “regno”. Come quello del conte Takeshi, che si fa sfidare solo da chi supera tutte le prove. E se perfino Mattarella è caduto all’ultimo ostacolo, non si scorgono personalità in grado di controvertire l’ordine malsano che si è creato negli anni e, purtroppo, è diventato normale. 

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