Verba manent: il virus dei sovranisti

C’è chi lo chiama karma, c’è chi preferisce definirlo il destino di chi tira troppo la corda. Se in ballo non ci fosse la salute, che tutti noi auguriamo al direttore Giannini, la situazione sarebbe perfino divertente: lunedì mattina, in prima pagina sulla Stampa, si legge un pezzo dal titolo “La caduta degli invincibili. Il virus contagia i sovranisti”; lunedì sera, Giannini si dichiara positivo. Proprio lui, un paladino del progressismo, tutto fuorché sovranista.

Al di là della sorte, che non ha giovato al direttore non solo, in primis, in termini di sanità, ma anche in ragione di coincidenza giornalistica, è sbagliato fare accostamenti che non hanno alcunché di paragonabile.

Qualche pseudo sovranista – la sovranità si mostra coi fatti, non a parole – sbatte i tacchi di fronte alle restrizioni imposte dal governo? Sbaglierà, e sbaglierà doppiamente se le sue parole influenzeranno anche qualche cittadino. Ma di qui a giustificare la non fatalità dei contagi in capo a esponenti di destra, ce ne corre.

La funzione del giornalismo, oggigiorno soprattutto, deve essere informare consapevolmente, non creare strampalate giustapposizioni.

Se il virus votasse, forse, visto il panorama politico italiano, voterebbe scheda bianca. Altro che sovranisti.

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