Willy, eroe al di là della retorica

Ciò che rende immortali gli eroi, o ciò che rende eroi e quindi immortali, è il fatto di agire per la salvezza degli altri, superando la logica dell’interesse personale, della convenienza di parte.

Il nostro inconscio tende a cercare delle cause che possano farci sentire più lontani possibile da un evento che disapproviamo e per questo motivo noi puntiamo molto sugli assalitori, sul malessere della provincia, sulla mancanza dello Stato, sul razzismo e chi più ne ha più ne metta. Attenzione, però, perché tutte queste possono essere prese benissimo come scusanti da parte di coloro che hanno causato la morte di Willy, noi gli stiamo offrendo il nostro apporto.

Guardiamo a noi e vediamo che dentro di noi ci può essere un istinto comportamentale come quello di Willy, che prevede il rischio di esporsi, oppure quello del branco che si adegua a chi detiene il potere o che crea una situazione che è vista come potere. Questo è più diffuso e lo troviamo imperare dovunque, nelle nostre cose quotidiane e sul posto di lavoro: ci sottomettiamo a chi viene visto come detentore del potere e quando viene individuata una vittima sacrificale questa viene isolata, e parlare o agire contro questa non trova opposizioni bensì il plauso del gruppo; la connivenza o l’indifferenza del gruppo, in cui ognuno pensa ai propri interessi.

Quello di Willy è stato un comportamento estraneo alla massa, un comportamento elitario, quello che lo fa un eroe e come tale bisogna onorarlo con tutta la dignità dovuta e facendo in modo che la giustizia compia, e fino in fondo, il suo cammino.

Quello che ha ucciso Willy è l’attimo in cui lo si è percepito come vittima sacrificale per esaltare il dominio del branco che, secondo la spinta naturale, agisce per la supremazia e per godere i frutti della prevaricazione. Il branco, vedendo la vittima abbandonata da tutti, ha proseguito secondo il suo comportamento naturale. Poteva bastare che qualcuno, allo stesso modo in cui ha agito Willy, avesse fatto sentire la presenza e potenza della massa facendo sentire il branco in minoranza. Ma non è stato così, perché nessuno ha avuto quell’istinto che ha mosso Willy: ognuno ha pensato a non rischiare fisicamente e a non essere visto come nemico dal branco.

Inutile che ci facciamo belli riempendoci la bocca nel parlare contro, sono buoni tutti: si sarebbe dovuto agire a favore di Willy.

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