Coronavirus all’italiana: infezioni, allarme sociale e troppe polemiche

È un Coronavirus all’italiana quello che stiamo affrontando in queste settimane. Infezioni, allarme sociale, psicosi e tante, troppe polemiche in un momento delicatissimo per il Paese.

Quando ci si trova davanti a crisi di questo genere si dovrebbe, per un attimo, sotterrare l’ascia di guerra per sedersi, finalmente, intorno a un tavolo, tutti insieme, per cercare una soluzione rapida, veloce, che eviti di ferire il Paese ancor più di quanto già sia stato fatto.

Perché, mentre si gioca al piccolo capopopolo, c’è una realtà che soffre e chiede risposte, rassicurazioni.

Il mondo “semplicemente non è pronto” per fronteggiare la diffusione dell’epidemia di coronavirus. E’ l’avvertimento del capo missione dell’Oms in Cina, Bruce Aylward, da Ginevra.

Lo sappiamo, non dubitiamo delle parole di Aylward, e tremiamo pensando a quello che potrebbe succedere in Africa e in altri paesi del cosiddetto terzo mondo.

Ma se, oggi, non è pronto il mondo, non credo lo sia stata, ieri, neanche la nostra bella Italia, terza per numero di contagi e messa in ginocchio dallo spettro del Covid-19.

Un Paese bloccato, fermo, “messo in quarantena” da alcuni stati terzi e incapace di reagire. La nostra classe politica è più interessata a cavalcare il trend topic del momento che a prospettare soluzioni reali per arginare il fenomeno. Intanto la borsa crolla e le serrande si abbassano.

L’emergenza rischia di avere un impatto elevatissimo sull’economa. infatti, dopo annullamento del carnevale di Venezia anche il Salone del Mobile di Milano slitta da aprile a giugno. Così come altre decine di migliaia di iniziative.

Oltretutto, stime di Confesercenti ci dicono che 60 mila posti di lavoro sono a rischio, con la chiusura di 15 mila piccole imprese in tutti i settori. Sono previste, in generale perdite di circa 3,9 miliardi di consumi, una stima conservativa che si affida, soprattutto, alla risoluzione, in tempi brevi, della crisi.

Intanto Giuseppe Conte sembrerebbe aver coinvolto le opposizioni per cercare, insieme alla maggioranza, una soluzione condivisa. Il tutto mentre Salvini ha scritto una lettera al presidente del Consiglio. Proposte, soluzioni, prove d’intesa.

Speriamo sia la volta buona che, davanti a un’emergenza, si ragioni come sistema Paese e non come fazione politica.

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