Disordini politici e crisi economica: il tracollo dello Sri Lanka

Da settimane ormai, lo Sri Lanka è al tracollo. Il paese sta attualmente vivendo la peggior crisi economica dal tempo dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, risalente al 1948. Nel tempo, il paese ha subito numerosi drammi – anche se questo si prospetta tra i più critici –  e a farne le spese sono sempre i civili.

Storia

Lo Sri Lanka presenta una storia lunga e tortuosa. Il paese – un tempo Ceylon – fu, tra il XVI e il XVII secolo, una colonia portoghese ed olandese. Nel 1798, venne ceduto alla Gran Bretagna da parte dell’Olanda, diventando ufficialmente colonia inglese nel 1802. Sotto il controllo britannico, venne istituito l’inglese come lingua nazionale.

Il paese lottò intensamente per ottenere l’indipendenza, la quale venne proclamata nel 1948, istituendo una Costituzione di tipo parlamentare. Nel 1972  cambiò nell’attuale nome: Sri Lanka.

Il paese presentava da tempo dei contrasti all’interno della popolazione. Di fatto, coesistevano dal principio due etnie differenti: i singalesi e i tamil. Quest’ultimo gruppo etnico era la minoranza e venne perseguitato per anni. I tamil richiesero sempre l’indipendenza dallo stato, senza mai ottenerla. Queste tensioni sfociarono in una guerra civile lunga e brutale.

Il conflitto fu teatro di sanguinosi scontri tra il governo e l’organizzazione paramilitare Tigri Tamil, nato nel 1976 e con a capo un’ideologia nazionalista amil. Questa guerra  durò dal 1983 al 2009; venticinque anni di sangue, in cui persero la vita circa 80.000-100.000 persone. Nel 2002 fu mediato, grazie alla Norvegia, un accordo di cessate il fuoco.

Oltre al conflitto, il 26 dicembre 2004, un violentissimo tsunami devastò le coste meridionali e orientali dello Sri Lanka,causando danni dalle grandi dimensioni e circa 40.000 morti. 

Nel 2005 venne eletto presidente Mahinda Rajapaksa, il quale scagliò una violenta oppressione contro i separatisti Tamil, ordinando torture ed esecuzioni. Dopo altri anni di scontri e sofferenze, nel 2009 il conflitto cessò e a vincere fu il governo dello Sri Lanka. Da qui in poi, il paese sembrava in apparente pace ed equilibrio.

Crisi

Ora il paese è nella morsa di una guerra non civile, bensì economica. E tra i protagonisti vi è il già citato Mahinda Rajapaksa. L’ormai ex presidente – e  Primo ministro – fa parte di una delle famiglie più potenti del paese; il padre fu deputato e ministro. Il fratello Gotabaya Rajapaksa è stato a capo del Ministero della Difesa dal 2005 al 2015 e, curiosamente, nel 2019 è stato eletto presidente dello Sri Lanka. 

Quindi, per ben due volte il paese è stato nelle mani di una famiglia estremamente potente. I fratelli Rajapaksa hanno portato dei benefici al Paese? Purtroppo no. Negli anni, alla base del potere, c’è stata solo corruzione e disorganizzazione tanto da portare anche le suore a manifestare.

Nel 2019, Gotabaya attuò una serie di tagli fiscali che hanno portato a squilibri economici di grande portata. A causa della pandemia di Covid 19, il paese ha subìto un drastico freno nel settore turistico, fonte economica importante dello Sri Lanka. A dare il colpo finale è stata la guerra in Ucraina: i costi del carburante sono aumentati del 40% nel giro di una settimana. L’insieme di queste tutte queste strette ha messo in ginocchio il paese.

Il 12 aprile,  il Paese è entrato ufficialmente in default. La rupia ha subìto una svalutazione del 60% e il debito esterno, attualmente, conta ben 50 miliardi di dollari. Tutto ciò ha portato ad un rincaro dei beni di prima necessità.

A farne le spese sono ovviamente i cittadini, costretti a lunghissime ed estenuanti file per riuscire ad accaparrarsi quelle poche cose ancora in vendita. La gente non ha nemmeno materie prime per curarsi, poiché anche le medicine sono decimate.Le città sono buie, a causa dei frequenti blackout (anche di 10 ore); a causa di questa interruzione di energia, molte operazioni sono state bloccate.

Scontri

La popolazione non è però rimasta con le mani in mano. In tantissimi sono scesi in  piazza scagliandosi contro il governo e la presidenza. Questi fermenti hanno portato alle dimissioni di Mahinda Rajapaksa, riportante anche attraverso il suo profilo Twitter. Questo gesto – alquanto codardo –  non ha placato l’ira dei manifestanti, i quali hanno dato fuoco alle case di vari politici, compresa la storica abitazione della famiglia Rajapaksa. 

La polizia ha represso violentemente queste manifestazioni, utilizzando fumogeni, idranti e pistole ;il numero degli arrestati si aggira intorno a 600 persone. Nel corso degli scontri hanno perso la vita già 5 persone e quasi 200 sono i feriti.

Il quadro è allarmante e il futuro del paese è in bilico. I leader del G7 si sono detti pronti a “impegnarsi per trovare soluzioni a lungo termine”. Attualmente, si sta anche discutendo sulla possibilità di un programma di prestiti da parte del Fondo Monetario internazionale; il tutto è ancora da vedere.

Rispetto al fratello, il presidente Gotabaya Rajapaksa è rimasto fermo nelle sue posizioni, nonostante le suppliche da parte del popolo. Ed è proprio quest’ultima la vera vittima di questa crisi. La popolazione, stanca e affamata, continua a lottare, nella speranza che questo Sri Lanka a pezzi cambi.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here