Educazione civica nelle scuole: pregi e criticità della riforma

Anche al Senato passa la proposta di modifica pensata per dare più spazio all’Educazione Civica nella programmazione scolastica: 193 assensi per offrire agli studenti un insegnamento che non può più aspettare.

L’educazione civica è sempre stata la Cenerentola delle discipline: associata a storia e delegata ai docenti di area umanistica, non ha avuto, finora, una collocazione autonoma. Il risultato è che i nostri studenti (e anche quelli che studenti sono stati non molto tempo fa) si perdono dietro i meccanismi delle operazioni di voto e hanno dubbi seri sulle caratteristiche degli organi di governo.

Poiché non è ammissibile che, in tempi critici per l’Italia e l’Unione Europea, i cittadini che votano siano all’oscuro dei meccanismi che reggono una società che è anche la loro, ciò che è accaduto ieri è un significativo passo in avanti, un segno dell’interesse collettivo nei confronti del processo lungo e complesso che conduce lo studente a riconoscersi membro di uno Stato, parte di una storia, cittadino del mondo.

Questo è vero soprattutto se si considera che la disciplina “Cittadinanza e Costituzione” è stata oggetto di domande all’esame di Stato appena un mese fa, senza che ci fossero state, prima della riforma dell’esame, delle linee guida precise e delle indicazioni metodologiche aggiornate. Un ripensamento, dunque, era davvero necessario.

Sono state stabilite delle indicazioni tematiche precise, il che è un ottimo punto di partenza. Carta Costituzionale, elementi di base del diritto, consapevolezza dei propri diritti e delle libertà fondamentali, educazione alla legalità, educazione alle pari opportunità, normativa dell’Unione europea: queste le linee generali di cui i docenti dovranno tenere conto in sede di programmazione didattica, facendo attenzione a conciliare la parte contenutistica con un approccio esperienziale, ove possibile (dibattiti, stage, esperienze all’estero). La disciplina sarà autonoma e avrà il suo specifico voto in pagella.

Nonostante ciò, permane qualche punto oscuro sulla concreta messa in atto di quanto approvato.

Una delle richieste delle commissioni che sono state ascoltate era di affidare la disciplina a un docente di area giuridico economica, che ha una formazione tecnica più specifica per questo scopo rispetto a quella del docente di area umanistica. La proposta approvata, apparentemente, prende in carico questa richiesta e stabilisce che l’ora di educazione civica sia di pertinenza di un docente adatto, ma di fatto non è previsto nessun piano di assunzione straordinario per questi docenti. Ci saranno assunzioni in futuro? Per ora sembra di no, perché si afferma anche che la modifica in atto non deve comportare oneri aggiuntivi per lo stato e che le istituzioni scolastiche devono utilizzare le risorse che hanno. Ci auguriamo un ripensamento, perché il rischio è che la disciplina torni ad essere di pertinenza del docente di lettere. Il sito “Orizzonte scuola” lo dà quasi per certo, anche perché nella proposta si delegano molte scelte alle singole scuole, in base al principio di autonomia scolastica. Ad esempio, gli istituti saranno chiamati a riformulare il curricolo per inserire un minimo di 33 ore di educazione civica, sottraendole al monte orario di religione/attività alternative, storia e filosofia: tutto ciò significa dover cambiare il curricolo di una scuola, cioè l’offerta disciplinare e formativa divisa per pacchetti orari. Naturalmente, modificare il curricolo non è un’operazione semplice e richiede tempo e competenze tecniche: non è possibile improvvisare, tagliando qua e là.

Le intenzioni sono buone, ma si scontrano con le difficoltà storiche del mondo della scuola e con la volontà politica di non ampliare le risorse economiche e umane. A parità di personale, di stipendi, di orario curricolare, si chiede ancora di più agli insegnanti e anche agli studenti.

Che fare, dunque? È bene che gli insegnanti, le famiglie e gli studenti siano consapevoli: si è colmato un vuoto normativo; si è attribuita a questa disciplina una dignità che però sembra coincidere con il solo voto in pagella. Un passetto in avanti, tre passi indietro: investire sull’essere umano e sulla sua formazione sociale e democratica è altra cosa.

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