Elezioni turche 2023: vittoria per Erdogan ma con riserva

Si è concluso ieri sera il secondo turno delle elezioni turche che ha visto il presidente – prima uscente – Erdogan scontrarsi con un social democratico che di certo gli ha dato un gran filo da torcere, Kemal Kilicdaroglu. Elezioni che rimarranno nella storia del popolo turco, perché non si registravano risultati così tanto sul filo del rasoio da tempo. Il risultato, infatti, rimane pur sempre un Paese diviso già dal primo turno delle elezioni su cui però Erdogan è riuscito ad imporsi nuovamente. 

Maggioranza sì, ma non troppa: secondo i conteggi ufficiali, il Presidente batte il suo avversario con un timido 52% contro un 47,3%. Prova del fatto che il popolo turco è stato indeciso fino all’ultimo su chi li avrebbe guidati per altri 5 anni, fino al 2028. 

Nonostante questo, grande festa a Istanbul con maxi schermi per la vittoria di Erdogan: la gente si è ammassata davanti casa sua e nella strada della sede centrale del partito Akp. 

Hanno votato l’85% degli aventi diritto, affluenza reputata scarsa a fronte del primo seggio che ha visto oltre il 90% della partecipazione. Dunque, per Erdogan adesso si apriranno le porte del terzo mandato e questo significa soddisfare non solo le aspettative del suo popolo ma anche quelle dei suoi alleati internazionali. 

“La nostra gente ci ha dato fiducia ancora una volta”

Le reazioni degli amici all’estero

I primi leader a mandare le congratulazioni ad Erdogan sono stati Putin, Macron, Orbán e Vucic. A seguire, Zelensky, Meloni, Scholz e la presidente della Commissione UE Ursula von dee Leyen. Congratulazioni a parte, adesso le aspettative sono alte per la Turchia alleata della NATO con cui tutti i paesi occidentali, tra cui anche l’America di Biden, è impaziente e curiosa di lavorare. 

“Con questa vittoria si apre il secolo della Turchia. Ogni singolo membro della nazione ancora una volta ci ha trasmesso la responsabilità di governare la Turchia per i prossimi cinque anni. A Dio piacendo, meriteremo la vostra fiducia”, così saluta il Sultano i suoi elettori. Poi ha continuato attaccando i partiti di opposizione che sostengono i diritti della comunità Lgbtqia+, sostenendo che nella loro cultura la famiglia è sacra e questi possono essere considerati atteggiamenti che vanno contro questo principio. 

Non è tutto. Il suo terzo mandato inizia con botto: la procura di Istanbul ha emesso mandati di arresto per cinque persone con l’accusa di aver diffuso dei post riguardanti il ballottaggio sui social, ritenuti ovviamente provocatori e causa della disinformazione nel pubblico. Al centro delle accuse, sembrano esserci Haber Report, Darkweb Haber, Militer Doktrin, Muhbir e Solcu Gazete. 

Perché Erdogan ha vinto le elezioni

Nelle ultime settimane, il Presidente è riuscito ad ottenere il sostegno – nonché i voti – di Sinan Ogan, politico della destra nazionalista arrivato terzo al primo turno delle elezioni. Il suo avversario, invece, Kilicdaroglu ha ottenuto l’appoggio di Umit Ozdag e del suo Zaire Partisi (il Partito della Vittoria) che aveva sostenuto Ogan al primo turno. 

Lamentele dell’opposizione non sono mancate, come ad esempio gli spazi ridotti nei mezzi principali di informazione per la sua campagna elettorale, preferendo di conseguenza quella del presidente. Purtroppo per lui, ha utilizzato toni non del tutto pacati come quelli di Erdogan nei comizi, risultando così populista.  

Un altro punto debole dell’avversario è stato il tema dell’immigrazione e i siriani: Kilicdaroglu aveva promesso il rimpatrio di tutti i migranti nel caso di elezione. Secondo lui, con la vittoria di Erdogan sarebbero arrivati in città milioni di rifugiati che si sarebbero aggiunti a quelli già presenti dopo il conflitto del 2011. Il Sultano ha parlato di un “ritorno volontario” di 1 milione di siriani nelle zone del nord della Siria, dove si stanno costruendo strutture di accoglienza in collaborazione con il Qatar. 

Un disegno di legge che non si ferma di certo a questo: Erdogan vorrebbe far rimpatriare tutti i siriani anche in altre regioni della Siria. Per questo motivo, attualmente, è in corso un negoziato per la riconciliazione con il Presidente Bashar Al-Assad con cui non ha mai avuto degli ottimi rapporti ultimamente. “Non si tratta di razzismo, vogliamo soltanto che finisca l’immigrazione illegale, non è più sostenibile”, disse Ayfer Yazkan militante del partito Chp. Secondo la donna, tra i migranti ci sarebbero membri dell’Isis, talebani, africani che possono entrare facilmente in Europa in questo modo. Un danno non solo a livello umano, ma anche economico dato che la Turchia sta affrontando un periodo molto duro per la sua condizione economica abbastanza difficile a causa delle polemiche dell’attuale amministratore. 

Dunque, che cosa ci dovremmo aspettare da questo terzo e non del tutto nuovo mandato? L’agenda del Sultano si sta facendo molto interessante sia per la politica interna sia per la politica estera. Ad attenderlo, ci sono questioni legate alle tratta della Svezia nella NATO e le sue prossime mosse nei confronti della guerra Ucraina. Per non parlare della crisi interna economica e finanziaria.

Siamo impazienti di vederla all’opera, signor Presidente!

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