Eroi e antieroi

Si possono anche non condividere interamente le affermazioni – e soprattutto le richieste – che il Presidente ucraino Zelensky ha rivolto alle istituzioni dell’Europa occidentale durante gli ultimi drammatici giorni di guerra. Non si possono tuttavia disconoscere il coraggio e l’abnegazione con cui egli resiste in una città assediata, anche a rischio della sua stessa vita, motivando il suo popolo a difendere quei valori di libertà e di europeismo che furono alla base della fiducia che il popolo stesso gli accordò eleggendolo a larghissima maggioranza. E’ noto che, in caso di naufragio, il comandante deve essere l’ultimo a lasciare la nave, e pare proprio che Zelensky intenda mantenere fede a questo imperativo.

Tutto ciò evoca la memoria di un’altra vicenda, esattamente contraria e purtroppo verificatasi in Italia, in cui l’abbandono del comandante contribuì ad aprire una delle pagine più drammatiche della nostra storia recente. L’ignominiosa fuga da Roma del Re d’Italia Vittorio Emanuele III immediatamente dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 lasciò gran parte del Paese alla mercé dell’occupazione tedesca con tutte le conseguenze fin troppo note.

Ciò che ancor più stupisce e indigna, a proposito della fuga di Vittorio Emanuele III, è l’infausta sorte che ne derivò alla figlia Mafalda di Savoia, di cui il monarca non pare essersi preoccupato. La principessa Mafalda, che nei giorni dell’armistizio si trovava in Bulgaria per assistere, in rappresentanza dei reali italiani, al funerale del Re Boris III, rientrata a Roma trovò il palazzo reale deserto e ad attenderla poco dopo i militari tedeschi che la condussero in Germania. Qui venne condotta dapprima a Monaco, poi a Berlino e infine internata nel campo di concentramento di Buchenwald ove morì il 28 agosto 1944 sotto un bombardamento alleato.

Analogo spregio per i più stretti legami famigliari lo troviamo in un’altra squallida vicenda italiana di quegli anni. La condanna a morte nel processo di Verona di Galeazzo Ciano – del quale non è certamente intenzione di chi scrive tessere le lodi – e la sua fucilazione avvenuta l’11 gennaio 1944, senza che Benito Mussolini, padre di sua moglie e nonno dei suoi figli, abbia fatto nulla per impedirla denotano quale livello di sudditanza vi fosse nei confronti del cosiddetto alleato germanico e dello zoccolo duro dei repubblichini che vollero punire con la morte Ciano e gli altri imputati per avere, nel Gran Consiglio del 25 luglio 1943, espresso liberamente un voto la cui espressione era stata richiesta da Mussolini stesso.

Lo spregio anche dei più stretti legami famigliari evidenziato nella citate vicende, che ebbero per protagonisti le due massime cariche dello Stato, il Re e Mussolini, denotano a quale livello di miseria morale avessero condotto il fascismo e la guerra e quanto profonda fosse la palude in cui era sprofondata l’Italia e da cui la Resistenza e le istituzioni repubblicane furono chiamate a risollevarla.

La memoria di quei tristi episodi italiani deve indurci ad ammirare maggiormente l’esempio di coraggio e di amore per la democrazia che il Presidente Zelensky e il popolo ucraino stanno offrendo al mondo.

2 Commenti

  1. Sono piacevolmente sorpreso di un commentario storico e un’analisi di un tempo che fu decisamente staccato dal sensazionalismo dei media nostrani. E’ terribile come lo scenario politico italiano si divida, purtroppo, tra chi è addirittura a favore di un invasione russa all’Ucraina per passion del grande e uomo forte Putin, dall’altra chi considera Zelensky un criminale perché ha deciso di difendere il proprio popolo e non arrendersi. La cosa prettamente assurda è che il primo pensiero deriva dall’estrema destra, il secondo dall’estrema sinistra, che vede in Zelensky una figura pro-NATO e pro USA.

    Viviamo in un tempo dove l’estremismo è essere a favore di una resa, di un’invasione e di un genocidio. Ciò che mi fa pensare è che il futuro sarà un grande e nuovo confronto sui metodi di governo, tra una democrazia reale o una farlocca, da tweet da 140 caratteri in stile neolingua orwelliana, dove tutto è ben calibrato per essere ben digerito dal popolo da una precisa schiera di oligarchi.

    Su una cosa bisogna essere certi: aver il coraggio di resistere a un invasore dittatoriale è il dovere morale di ogni essere umano che vuole farsi definire tale.

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