Fake news e complottismo: piaghe solo del ventunesimo secolo?

Con il dilagare della pandemia, in tutta la Nazione, un altro fenomeno altrettanto subdolo e pericoloso si insinua fra di noi, fenomeno a cui non sembra davvero esserci rimedio e che sembra destinato ad accompagnarci per molti anni, forse per sempre, poiché è da sempre che esso esiste.

Quella delle fake news sembra un piaga relativa al ventunesimo secolo ma, in verità, esso ha solo il demerito di averla portata all’esasperazione. Infatti, nel corso di tutta la storia, si possono trovare diversi casi di notizie false, una delle più clamorose ed esplicative è sicuramente quella che riguarda la falsa morte di Napoleone Bonaparte. Nel 1814 giunse a Londra una lettera che riportava la notizia della morte dell’imperatore francese e ciò mandò in arresto la borsa valori inglese.

Primo passo per combattere la falsa informazione è chiedersi, come è strutturata una fake news? Perché si dovrebbe mentire su questa o quella notizia? Quale è la fonte da cui prendo la notizia?

Purtroppo sono domande a cui non è facile rispondere, innanzitutto perché la loro struttura varia. Ci sono infatti notizie palesemente false, anche se supportate da fotomontaggi, come quella dei coccodrilli nelle acque di Venezia di qualche giorno fa; poi ci sono quelle che, invece, sono avvolte da un manto di realtà e che, quindi, possiedono al loro interno una notizia falsa, ma che è abilmente supportata da una serie di altre notizie e dati reali, cosicché il falso risulta estremamente credibile. Le altre due domande possono essere raggruppate nella stessa risposta, questo perché spesso accade che chi mette in giro la fake news ha interesse nel far credere quella notizia vera. Per tornare all’esempio di prima, colui che ha messo in giro la notizia falsa della morte di Napoleone aveva tutto l’interesse economico e politico per far credere che quell’evento fosse accaduto. Per questo la prima cosa da fare in assoluto è controllare la fonte, verificando altre notizie pubblicate da essa, confrontando la notizia con la stessa proveniente da altre fonti, meglio ancora se di orientamento politico differente e, cosa ancora più importante, se non si è sicuri ne della notizia ne della fonte non condividerla sui social network.         

Come si può vedere, da sempre l’uomo si avvale di notizie false per perseguire i propri fini, ma in un panorama comunicativo complesso come il nostro la fake news è diventata una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all’altro, specialmente se legata ad un suo accompagnatore storico, il complottismo.

Quest’ultimo, come la prima, è un arma che non fa prigionieri, tutti possono ammettere di esser caduti o aver rischiato di cadere in una tesi complottista oppure in una fake news. Ma come avviene questo processo, perché sembra cosi facile cadere in esso e, al contrario, così difficile schivarlo?

La tesi complottista possiede la peculiare caratteristica di essere semplice e razionale esternamente (nella forma), questo perché la  mente sintetizza la moltitudine di dati che riceve dal mondo esterno in modo da poterli intendere e interpretare (processo che compie di norma), ma nel caso del complottismo, i dati sono interpretati in modo fallace e questo porta all’altra caratteristica di questa tesi, ovvero quella di essere complessa e irrazionale internamente (nel contenuto). Questo perché più è complicata la spiegazione che ci si da, più essa risulterà verosimile facendo, inoltre, appello a tutta una serie di credenze, ideologie politiche, religiose e sociali che ci si porta dietro sia a livello conscio sia a livello subconscio.

Il complottismo, in ogni sua forma, sia essa lieve sia grave, si presenta come una delle risposte che la mente si dà per superare la complessità del mondo e per sopperire all’incapacità o alla svogliatezza che ha nel comprenderlo. Si attribuiscono, quindi, significati particolari a cose o eventi il cui significato diverge totalmente da quello che gli viene assegnato con questo tipo di interpretazione e, allo stesso tempo, si scorge una causalità in eventi che non hanno una connessione fra loro. L’esempio più classico è l’isteria di massa che si scatenò durante la caccia alle streghe, per quanto lontana nel tempo essa presenta tutti i punti cardine del complottismo e dei suoi tragici esiti sociali, basta individuare un colpevole, attribuirgli un evento che è accaduto e si ha qualcuno su cui scaricare la colpa.

Ed è proprio la colpa l’ultimo passo della tesi complottistica, è sempre colpa di qualcun altro, di qualcuno che spesso non ha né un volto né un nome e che sembra voler far di tutto per destabilizzare la comunità.

Come abbiamo visto, nell’era digitale, complottismo e fake news si sostentano a vicenda e trovano nei social network ampio respiro, facendo leva su di un’altra caratteristica che li accomuna: la diffidenza dalle istituzioni, siano esse politiche o scientifiche, oppure dai mezzi di informazione canonici. 

Le tesi complottistiche sono efficaci perché, come le loro gemelle le fake news, non hanno bisogno di controprova. Esse non sono né verificabili né falsificabili e sono sempre avvolte in un filo di verità per farle risultare credibili. In alcuni casi esse hanno portato a grandi rischi per la salute pubblica e privata, basti pensare agli antivaccinisti oppure al metodo stamina o, ancora, al piano kalergi. In altri casi per fortuna sono rimaste relegati ai social network senza procurare danno a nessuno. Ad ogni modo, il complottismo e la disinformazione sono armi estremamente pericolose e possono alimentare odio verso paesi, comunità e culture, ed è per questo che vanno combattute attraverso l’informazione corretta e la voglia di conoscere in modo approfondito, perché è solo in questo modo che si produce la conoscenza degli eventi del mondo ed è solo in questo modo che, in un periodo come quello che stiamo attraversando, si può vincere la paura.      

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