Fumo nero a Sochi: il fallimento di Erdogan

È risultato un grande buco nell’acqua l’incontro tanto atteso tra Putin e Erdogan sulla questione del grano. 

Il presidente russo ha ribadito che accetterà una ripresa degli accordi sull’esportazione dei cereali ucraini solo quando tutte le restrizioni occidentali saranno tolte. 

La carta dell’amicizia, forse, non è stata molto utile? I fatti, purtroppo, confermano questa tesi. La controffensiva tra le due parti non ha smesso di esistere, anche se i giornali non ne parlano o non rientra sempre tra le prime pagine. 

Erdogan, di contro, ha detto che ha preparato delle proposte insieme all’ONU che potrebbero convincere Putin a ricontrattare sul grano. Un incontro tra spadaccini sarebbe stato meno tagliente, un botta e risposta russo al sapore di matriosca. Sembra che non sia stato rispettato un memorandum che prevedeva la rimozione di ostacoli alle esportazioni di cereali russi. E se gli accordi non vengono rispettati dai sanzionisti, perché dovrebbero rispettarli i russi? 

Putin sostiene che le esportazioni del grano ucraino, fino al luglio scorso, ha portato benefici alla maggior parte dei Paesi ricchi. Pochi sono stati i Paesi poveri, secondo lui, che ne hanno beneficiato. Inoltre, ha lanciato di nuovo l’accusa agli ucraini di usare i corridoi umanitari per scopi militari. Non solo attaccavano civili e militari, ma era anche un ottimo canale per danneggiare i gasdotti Turkish Stream e Blue Stream e le navi russe posizionate per proteggerli. 

Un gran fumo nero, dunque, per Erdogan che non è riuscito a portare a casa il suo primo nuovo accordo da neo presidente. Un accordo ritenuto inutile dallo stesso zar, sia perché la domanda del grano è in calo sia perché il costo è diventato troppo elevato. Ha annunciato, inoltre, che nel giro di qualche settimana dovrebbe iniziare ad effettuare gratuitamente cereali a sei Paesi africani, tra cui Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Repubblica Centroafricana ed Eritrea. Che sia una missione propagandistica? 

Agli occhi dell’Occidente 

Ankara è fiduciosa nonostante il buco nell’acqua. Vuole riproporsi come mediatrice di pace tra Mosca e Kiev, lasciando intendere a quest’ultima di ammorbidire i toni. 

Certo, è difficile poter credere adesso che si possa raggiungere un accordo di pace. Oltre alle lamentele di Putin, le tre ore di colloqui hanno tirato fuori vari argomenti ti di interesse bilaterale. Ad esempio, il nucleare e la prima centrale che deve essere costruita dai russi ad Akkuyu e dei passi avanti nella costruzione della seconda a Sinop. 

Sul campo energetico, si è parlato dello hub di gas. Sulle relazioni politiche, i due paesi hanno parlato del futuro di due Paesi in cui hanno fazioni ed interessi contrastanti: la Siria e la Libia.

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