G20: giornata di accordi

La seconda e ultima giornata del G20 inizia con un’immagine souvenir da conservare sul comodino: tutti i grandi fermi di spalle che lanciano la monetina (1€ consegnato in un sacchetto a Palazzo Polì) nella Fontana di Trevi sotto gli occhi dei cittadini in preda alle loro faccende domestiche quotidiane. Se dovessimo analizzarla dal punto di vista strategica, questa tappa turistica è stata una strategia molto convincente e che conferma quanto detto ieri, cioè che tra i grandi Capi di Stato ci sia un’atmosfera molto distesa e rilassata. Parvenza o no, possiamo solo aspettare che l’opera inizi dopo il G20!

Innanzitutto, dobbiamo ricordare che anche quest’ultima giornata di accordi e intese è basata sulla complicità di tutti i Paesi di superare le differenze ed il nazionalismo per costruire un nuovo modello economico che ci renda tutti uguali, come ha sostenuto Draghi nel suo discorso di apertura nella giornata di ieri 30 ottobre 2021. Si tratta, dunque, di multilateralismo: «è […] l’unica risposta possibile, dalla pandemia, al clima, alle tassazioni. Non è una opzione. Dobbiamo superare le nostre differenze e ritrovare lo spirito di questo consesso». Un metodo, secondo il Premier italiano, che dovrebbe riportare l’unione tra i Paesi e avvalorare il senso di tale unione divisa – purtroppo – dal Covid e dai giudizi commerciali a favore e a sfavore dei Paesi produttori. Una lotta contro il nulla che si stava (speriamo che il tempo passato sia giusto!) appropriando del nostro mondo. Riprendendo le campagne vaccinali in maniera comune e coesa, la disuguaglianza che si era creata è rientrata, ma bisogna lavorare ancora di più per mantenerla e consolidarla. Questo è l’augurio che Draghi ha dato all’intera comunità mondiale riunita a Roma. 

Tenendo ben a mente questo spirito di uguaglianza e unione, si possono affrontare e raggiungere accordi sugli altri temi importanti da discutere. Non sono mancate polemiche velate, sempre nel limite e nel rispetto del clima sereno e rilassato che si è venuto a creare. Cambiamento climatico e sviluppo sostenibile sono i temi centrali di quest’ultima giornata di incontri. Molte sono le bozze depositate e discusse in sede che, però, non lasciano pensare che ci sia un margine di ottimismo nelle trattative. Cina e India sono irremovibili sulla riduzione di gas serra fino al 2050. L’altro grande colosso orientale è la Russia di Putin, fino ad ora sempre stata scettica sulle azioni da intraprendere per il cambiamento climatico. Ma qualcosa è cambiato: in primis, l’ambizione di Putin di far diventare la Russia il leader nel settore ambientale. Durante un forum a Mosca sull’energia, il presidente russo ha affermato che la Russia – uno dei maggiori produttori di petrolio e gas – mira alla neutralità carbonica entro il 2060, dato che al momento risulta essere il quarto Stato in classifica dopo Cina, USA e India per consumo di carbonio. «Il pianeta ha bisogno di azioni informate e responsabili da parte di tutti i partecipanti al mercato, sia produttori che consumatori, incentrate sul lungo termine, nell’interesse dello sviluppo sostenibile di tutti i nostri paesi. La Russia è pronta per una cooperazione così costruttiva e stretta», ha dichiarato. Inoltre, si è posto di elaborare un nuovo programma che punta a migliorare l’efficienza energetica dell’economia fino al 2035. 

Dunque, non sembra esserci grande margine di lavorare sul mantenimento degli obiettivi prefissati a Parigi: contenere il surriscaldamento climatico entro 1,5 gradi entro il 2050 e decarbonizzare il pianeta per quella stessa data. Si tratterebbe di una corsa al miglior offerente per salvare il pianeta: stando alle ultime dichiarazioni, mancherebbero all’appello almeno 20 miliardi per finanziare la transizione economica. L’UE sarà il principale finanziatore: per la Von der Leyen l’80% delle emissioni nocive per il clima vengono dai Paesi e servono impegni concreti che dovrebbero partire dal 2022 e non dal 2023, come era stato previsto. «Ho promesso un’aggiunta di 5 miliardi fino al 2027 e mi aspetto che anche altri aumentino le loro ambizioni», ha aggiunto la von der Leyen sostenuta dai due rappresentanti tedeschi – Merkel e Scholz – che vogliono dare un forte segnale riguardo alla lotta ai cambiamenti climatici prima del vertice mondiale sul clima (COP26).

Gli USA controbattono con un finanziamento di 555 miliardi di dollari nell’accordo quadro del piano «Build Back Better» da circa 1750 miliardi di dollari di Joe Biden per il rilancio del Paese. L’obiettivo è ridurre il gas serra entro il 2030. 

Chi arriverà prima al trampolino di lancio tra Cina, Russia, USA e UE? Staremo a vedere…

Critiche e proteste

Il blocco della città non ha fermato gruppi di attivisti del Climate Camp, che hanno bloccato il traffico in Via IV Novembre nel centro di Roma. Sit in e incatenamenti ai monumenti centrali, nel rispetto delle regole e del comportamento, non sono mancati ma più come forma di manifestazione libera e di interesse vero che manifestazioni pacchiane al limite dell’indecenza. 

Anche Greta Thunberg si è fatta sentire. Ridurre il surriscaldamento della Terra entro i 1,5 gradi è possibile secondo lei, ma non ha visto un’azione reale e concreta fino ad ora da parte dei leader del pianera. Questo dimostra come Greta abbia effettivamente ragione nell’affermare che quest’argomento non sia prioritario, perché antepongono i propri interessi economici come se fosse una gara a chi arriva primo piuttosto che camminare insieme per cambiare la storia.

Intesa Biden – Von der Leyen

Biden annuncia la decisione di cancellare i dazi USA sull’acciaio e l’alluminio europei e la commissione UE proporrà di fare lo stesso nei confronti del colosso americano. Un accordo che pone finalmente fine all’era Trump e alla sua imposizione dei dazi al 25% per l’acciaio e al 10% per l’alluminio, e soprattutto “green” perché prevede un monitoraggio nell’intensità del carbonio nei metalli. Un accordo pieno di speranza e nuova collaborazione pacifica come è successo per il settore della produzione aeronautica.

Inoltre, con questo tema dei dazi si aprono le porte anche alla risoluzione dei posti di lavoro in patria, senza più avere la necessità di far lavorare fuori patria.

Global tax e lotta alla pandemia

Per concludere gli incontri di oggi, direttamente dal grande colosso americano arriva la notizia di una Global Tax sui grandi del web, come Amazon e Facebook. La notizia è stata volutamente sottolineata e annunciata da Biden per permettere di rendere il mondo dell’informazione e dell’e-commerce accessibile in tutto il mondo ed abbattere la bassa digitalizzazione che con la pandemia si è accentuata ed è emersa. Dunque, ecco spiegato in poche righe quelle che erano le preoccupazioni di Zuckerberg per la sua grande opera imprenditoriale.

A questo aggiungiamo anche il tema di discussione dei vaccini anticovid: l’obiettivo è quello di avere il 70% della popolazione mondiale vaccinata entro metà del 2022, decisione condivisa all’unanimità. Ricordiamoci che la pandemia è stata una delle tante cause di rottura e differenze rafforzate tra i vari Paesi del mondo, contribuendo ancora di più a marcare la differenza che c’è tra un Paese sviluppato e quello in via di sviluppo, fra quello di alto e basso reddito nella distribuzione e disponibilità dei vaccini. A tal proposito, la Francia ha dichiarato di aver già donato 67 milioni di vaccini ai Paesi più vulnerabili e di voler donare altri 120 milioni di dosi. Il famoso trittico libertè – legalitè – fraternitè si è trasformato nel moderno solidarietà – trasparenza – produzione, regole che sono alla base per una nuova convivenza all’insegna dell’uguaglianza mondiale di cui parla Xi Jinping. Per quanto riguarda la Russia, invece, punta al riconoscimento reciproco dei certificati di vaccinazione.

In realtà, questi temi non devono essere considerati di secondo rilievo o di passaggio momentaneo. Tutto ruota intorno al green ma esso ruota intorno all’uguaglianza su cui si è basato questo G20. L’economia mondiale deve essere alla portata di tutti, a cominciare dai dazi, dalle tasse, dai vaccini, dal cambiamento climatico. Mettere da parte l’orgoglio egemonico di ogni paese e pensare al mondo intero: questo è l’obiettivo da rincorrere. 

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