Gianni Rodari, cento anni fa nasceva il favolista rivoluzionario

A centonovantaquattro anni dalla nascita di Carlo Collodi e a centoventi da quella di Antoine de Saint-Exupéry, ormai, nessuno più nega il valore formativo di Pinocchio e del Piccolo Principe nella formazione delle giovani menti nel loro primo approccio alla lettura. Le tematiche che queste due opere portano sono fondamentali per lo sviluppo nei primi approcci alla letteratura per ragazzi, tuttavia, spesso, dimentichiamo che esiste un livello più “basico” altrettanto fondamentale per la crescita dei bambini. Questo livello sopracitato può prendere molti nomi: Favole al telefono, le avventure di Cipollino, Grammatica della fantasia… in un solo nome Gianni Rodari.

Durante tutta la sua produzione letteraria la curiosità ed il desiderio di conoscenza non lo abbandonerà mai, si appassionerà a Gramsci, Vittorini, Calvino, Zanzotto, Zavattini, Palazzeschi, Propp, Lewis Carroll… offrendosi la possibilità di non avere confini di letture di autori, poeti e filosofi. Poi la svolta, con i surrealisti francesi. È lì che Rodari comprende, e poi matura col tempo, l’importanza della Fantasia, che gli permetterà di scrivere manuali su come inventare storie e quali esercizi compiere per esercitarci a far nascere immagini; una produzione letteraria incentrata completamente sulla comprensione dell’utilità dell’immaginazione, che ripeterà più volte nei suoi discorsi e che deve avere necessariamente un suo posto nell’educazione primaria. In poche parole, avere fiducia nella creatività dei bambini e difendere il valore di liberazione che la parola ha.

Rodari è rivoluzionario, soprattutto nell’uso delle frasi, nella ricerca del nonsense; un giocoliere colorato che ha la capacità di esprimersi in modo semplice e far arrivare a tutti un pensiero, non a caso espresso in modo semplice, che è vitale e può cambiare il modo di pensare.

Alcuni dei personaggi che presero vita dalla sua penna diventarono famosi non solo tra i lettori italiani, ma anche all’estero. Ne è un esempio il romanzo di Cipollino dove protagonista è il popolo portatore di valori positivi.

Rodari gioca in chiave ironica col neorealismo e il surrealismo, pone Cipollino come l’eroe proletario insieme a Ciliegino giovane intellettuale e forse, un po’ di ideologia accompagna tutta la storia, ma il racconto dimostra anche la grande conoscenza dell’autore e l’ammirazione che sempre ha dimostrato di avere, non a caso, nei confronti di Pinocchio e di Collodi.

Numerose sono le analogie tra il giovane ortaggio e il burattino. Cipollino è un bambino cipolla che cresce attraverso le esperienze del mondo che lo circonda. Rodari, in questo modo, da fiducia alle nuove generazioni e gli lascia la possibilità di cambiare le cose che non vanno, incentivando l’emancipazione da parte dei giovani e ponendosi così agli antipodi rispetto alla letteratura per ragazzi che lo aveva preceduto come, ad esempio, il Libro Cuore, dove la borghesia e la sottomissione emergono fortemente come messaggi principali.

In conclusione, un letterato la cui produzione, erroneamente considerata solo per bambini, è capace di spaziare su tutte le tematiche veicolando un numero pressoché infinito di messaggi; messaggi che  risultano fondamentali per la crescita del bambino e che anche all’adulto non farebbe male ricordare.

A cento anni dalla sua nascita lo ricordiamo così e, vista la situazione globale che stiamo vivendo in questo “surreale” e “medievale” 2020, lasciamoci con un suo messaggio che possa regalare un sorriso e, chissà, un po’ di speranza.

Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here