Giù dalla cattedra: Banchi con le rotelle, non basta un autoscontro

Non si fermano le polemiche sulla scuola. Se non altro, va detto che è da anni che Viale Trastevere non era al centro di una calda estate. Lucia Azzolina cerca, come può, di difendere l’operato della squadra che sta organizzando il rientro a scuola a settembre: a colpi di interviste, conferenze stampa e smentite su Twitter, annaspa nel tentativo di mantenere la credibilità.

In diretta TV, addirittura, il ministro collauda in diretta i banchi singoli con le rotelle. Trasmissione “In onda”, canale “La7”: secondo Lucia Azzolina, il banco semovente riesce a contenere anche il vocabolario Rocci, il dizionario di greco che ha formato generazioni di classicisti. I polemici non sono altro che malpensanti, dice il ministro.

Non neghiamolo: i docenti non sono un pubblico facile. È gente polemica e chiacchierina per natura, e la povera Lucia Azzolina è un bersaglio facile da molti mesi. Inoltre, se si pensa a venti studenti su banchi singoli a rotelle, è spontaneo che gli insegnanti immaginino la scena di un autoscontro e corrano ai ripari.

Eppure, minimizzare le nuove e costose scelte di arredo scolastico è un errore di comunicazione che il ministro non avrebbe dovuto concedersi, visto che le polemiche arrivano anche da diversi produttori che criticano i tempi previsti per la realizzazione della fornitura. Difficilmente i banchi saranno nelle aule il primo settembre, come sarebbe previsto dal bando.

L’arredo scolastico non è banalmente un insieme di mobili. Il luogo in cui si studia è significativo: uno studente ha bisogno di un banco, di spazio, di sedie comode che non strappino i collant con le schegge di legno, di un clima confortevole.

La versione da trecento euro di una sedia da conferenza non è l’ideale per tanti gesti quotidiani che si compiono nella realtà scolastica: il Rocci ci starà pure sul banco, ma il foglio protocollo? La brutta e la bella copia da tenere vicine, mentre si controlla un’occorrenza sul vocabolario? E il disegno tecnico? Come farà lo studente medio a tenere a portata di mano squadre, righe e compasso? O un formulario di matematica?

Il ministero sta facendo passare il messaggio che, cambiando l’arredo, si vuole stimolare un cambio delle metodologie, un rinnovamento della didattica tradizionale.

Sperimentare non è sbagliato, ma prima di scattare foto in stile classe svedese è meglio pensare a come formare la classe docente e a come prepararla a garantire elevati standard formativi: un arredo all’avanguardia non significa automaticamente che la classe lavorerà ogni giorno in modalità cooperative learning.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here