Giuseppe il federatore

Dopo l’addio tra gli applausi di Palazzo Chigi, Giuseppe Conte ha riabilitato la sua attività politica: guiderà la rifondazione del Movimento 5 Stelle. Non poche difficoltà lo aspettano; il partito è lacerato da dissidi interni e in preda a una crisi d’identità che va avanti da mesi.

Se l’ex premier torna alla ribalta, l’attuale governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, annuncia e formalizza le proprie dimissioni da Segretario del PD – che in pochi giorni perde lo 0.6% (Tecnè con l’agenzia Dire). Un via – vai casuale che, però, potrebbe far nascere un’alleanza atta a realizzare un chiaro scopo: la resurrezione della Sinistra unita.

Il governo Draghi ha dato il colpo di grazia alla stabilità grillina; coloro i quali avevano costruito la propria, efficace, propaganda sull’anti berlusconismo e sulla lotta alla casta, oggi guidano il timone dell’Italia con i berluscones e rappresentano meglio di molti altri vizi e virtù (in impari misura, chi vuol capire, capisca) della politica italiana. Il ritorno nell’agone di Beppe Grillo ha suscitato un terremoto interno al Movimento: sì al banchiere, sì alla destra (ormai non più “fascista”), sì alle poltrone. Così, i più radicali si sono staccati: l’ha fatto in primis Alessandro Di Battista e qualcuno l’ha seguito. Mentre accadeva tutto ciò, Giuseppe Conte era alla finestra, a guardare e ad aspettare che si acquietasse la bufera. Che ancora non è passata, ma almeno è finita in seconda pagina rispetto al resto. Di recente egli ha ricevuto l’incarico di guidare il partito e rivederne gli equilibri interni. Incontrerà tanti ostacoli e, magari, si toglierà pure qualche sassolino dalla scarpa, se ci riuscirà. Come far capire a Di Maio, il quale nonostante le dimissioni da leader dei 5S ha sempre indicato la strada ai suoi, che ora deve farsi da parte? Come spiegare alla gente che un Carlo Sibilia è la persona più adatta a ricoprire un incarico ministeriale in quota grillina, perché gli altri sono addirittura peggio?

Dall’altro lato, seppur nella stessa squadra di idee politiche, c’è il PD. Oggi senza guida, dopo che Zingaretti ha preso le redini di un partito che dal 2007 al 2021 ha avuto otto segretari e l’ha salvato dal baratro del post renzismo. Poi ha commesso degli errori e ha generato dei malumori tali da far sì che venisse silurato. Beppe Grillo, in uno dei suoi video, si è proposto come capo del PD; in tanti credono che stesse professando baggianate, in realtà era assai più serio del solito. Una sinistra rappresentata, agli occhi dell’opinione pubblica, dalle Sardine che occupano con tende e sacchi a pelo il Nazareno è una sinistra al tappeto. Anzi, piuttosto che “una” sinistra, occorrerebbe ricordare – e precisare – quante siano le sinistre oggi in Italia. Lì sta il problema: Iv, LeU, Azione, +Europa, Pd, Possibile, Sinistra Italiana, Rifondazione Comunista, PC, PSI, Verdi et cetera. “Ci mancavano soltanto le Sardine”, ironizzerebbe Berlinguer, se solo fosse ancora vivo. A questo elenco si aggiungono i 5 Stelle, i cui ideali rispecchiano quelli tipici della Sinistra, benché essi abbiano costituito, ab initio, un movimento a parte.

Oggi, la possibilità che i due si riuniscano c’è. Attualmente il Movimento 5 Stelle è indicato intorno al 15%, dimezzato rispetto al marzo 2018, tuttavia con Conte leader i sondaggisti sono concordi nel ritenere che potrebbe risalire di 5-6 punti percentuale. Il contenitore con all’interno la Sinistra più pop, senza i partiti minori, arriverebbe intorno al 40%. Sotto al Centrodestra, ma per esso una gatta da pelare non da poco.

Se tale quadro, finora ipotizzato, si concretizzasse, dovrebbero essere sciolti tanti nodi, a partire dai posti di comando, dai componenti, dai dissidenti e dalle alleanza parlamentari. Quindi è uno scenario difficile, ma per Conte interessante, importante e riabilitante.

L’ex premier, al momento, intende fare un passo alla volta. Per ora se la vedrà coi suoi, i grillini, e osserverà la situazione tra i dem, mantenendo i contatti. Poi giudicheremo se per lui il tempo sarà patrigno o galantuomo, elevandolo a federatore della Sinistra. Prima di lui c’era riuscito solo Renzi, durò poco e la pagò cara giacché peccò di superbia. Vizio che Conte sembra avere già.

Perciò i presupposti non sono buoni.

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