“Guinzagli”, il romanzo d’esordio di Giuseppe Nobile. Essere al guinzaglio o essere libero: la ricerca della vita vera

Guinzaglio è l’oggetto che sembra rappresentare al meglio la condizione di vita di Filippo, protagonista del romanzo d’esordio di Giuseppe Nobile (Accento Edizioni), Guinzagli.

Filippo, trentadue anni e una laurea in Economia, un lavoro d’ufficio, ma con una voglia di liberarsi di tutto e tutti, di porre fine allo stress quotidiano sognando l’avventura. 

Perché, dunque il guinzaglio come oggetto perfetto del suo status? Perché in fondo non si libera mai effettivamente del suo percorso, non riesce mai a raggiungere la piena consapevolezza di chi vuole essere nella propria vita. Un uomo in giacca e cravatta in un famoso ufficio di Milano oppure un uomo con una pala in mano per pulire un canile?

Guinzaglio, dunque, perché non si sente mai effettivamente libero perché ciò che lo frena è la paura. 

«Morale: ho paura, adesso come due mesi fa, come un anno fa, come da una vita, e forse questo tentativo di sentire, di scommettere, anziché ragione usare, è una grande stronzata, perchè continuo imperterrito a ragione usare e quindi ad avere paura»

In queste frasi si racchiude appieno quanto Filippo sia diviso in due. L’istinto e la scommessa che lo portano in Sardegna, tutto sporco e sudato, a lavorare in un canile in cambio di vitto e alloggio. Si ritrova a inseguire cani che scappano dai recinti, a rischiare la vita per salvarne due dalle mani di un uomo violento. Inizia a essere circondata da gente che come lui è alla fine in fuga da qualcosa, come Beatrice. Così diversa e nello stesso tempo così simile perché in fondo si ritrovano in quel canile spinti entrambi dal desiderio di avventura e di cambiare la propria vita, dunque scappando dal proprio passato.

E poi la ragione, che se utilizzata lo porterebbe indietro nel suo ufficio. Ma anche la ragione stessa lo spaventa. Perché sarebbe facile salire su un aereo verso Milano, ma allo stesso tempo persistono nella sua mente una serie di dubbi: sto facendo la cosa giusta? Cosa faccio a Milano dopo un anno fuori e senza lavorare? Sarò felice?

E così Filippo rimane per mesi in una condizione di stasi per un presente e un futuro incerti, per un mondo che non gli permette di avere il coraggio di agire e di scegliere cosa sia giusto per essere felice.

Inevitabilmente questa mancanza di movimento e di slancio si riversa anche nei rapporti. Per esempio con Camilla, la ragazza che lavora al bar del paese. Filippo sogna tanto di invitarla a uscire e quando si ritrova a passare una notte con lei, scappa. Cerca di evitarla. 

Lo stesso fa con Beatrice. Tra loro due scatta subito un rapporto di scontro che poi si tradurrà in una serie di rapporti fisici. Filippo dapprima poco sopporta la ragazza per poi ritrovarsi a desiderarla. Ma anche qui scappa. E quella mancanza di coraggio anche nelle relazioni, lo porta a perdere Beatrice.

E per fortuna c’è Sansone, il suo fedele amico a quattro zampe. L’amico con cui si confida, a cui esprime le sue paura, i suoi sogni e desideri. La sua voglia di tornare indietro e il timore di non riuscirci. I sentimenti che prova per Beatrice. E Sansone è lì, a concedergli conforto durante le loro passeggiate e a permettergli di essere se stesso. 

Giuseppe Nobile racconta, con una buona dose di ironia, i timori delle generazioni più giovani. Delle difficoltà che si incontrano nel mondo del lavoro che spesso non ci pagano degli anni di studio e di sacrificio. Racconta gli ambienti di lavoro disumani, di straordinari non retribuiti, di stress, di competizione. Di capi che pensano ai loro interessi. E ancora, racconta i sentimenti che si provano in tali contesti, il desiderio di libertà, la ricerca della vita vera.

E soprattutto la ricerca di un posto in cui non sei solo una figura seduta a una scrivania d’ufficio per riempire le tasche altrui. Dunque un posto in cui si possano esprimere le proprie capacità, in cui ci si possa sentire libero. 

Giuseppe Nobile dà risalto a una tematica importante, ovvero il rapporto giovani e lavoro dando luce a una serie di problematiche e alle conseguenze derivanti da un contesto lavorativo tossico.

Nonostante ciò, alla fine Filippo trova il suo coraggio e scommette perché in fondo non vi è nessuna certezza, non basta farsi calcoli precisi cercando di prevedere il risultato. Bisogna scommettere e provare infinite volte.

«Non esistono ruoli, non esistono scelte giuste o sbagliate, non esistono percorsi predefiniti. Ognuno coi propri demoni, con le proprie contraddizioni, con le proprie paure, sfumature, accenti, desideri, con la propria definizione sul vocabolario ancora tutta da scrivere»

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