Il centenario della Repubblica Turca: com’è la nazione oggi

Ricorre oggi il 100esimo anniversario della Turchia come Repubblica. Numerosi eventi, festival e marce in onore del padre fondatore della Repubblica – Mustafa Kemal Atatürk – sono stati organizzati. Infatti, il presidente turco Erdoğan ha invitato tutti i cittadini a partecipare alla magnifica parata sul Bosforo: droni, fuochi d’artificio, spettacoli di luci e 100 navi e aerei da guerra. Secondo quanto riportato dalla stampa turca, sarà una delle più grandi parati navali nella storia della Marina turca. 

I messaggi di auguri

Ovviamente i festeggiamenti non sono passati inosservati. Il presidente della Russia Vladimir Putin ha inviato i suoi auguri in questo modo:

Caro amico, ti prego di accettare le mie più sincere congratulazioni in occasione del centenario della Repubblica di Türkiye. Nel secolo scorso, il vostro paese ha superato molte sfide ed ha ottenuto riconosciuti successi in ambito economico, sociale e in altre aree. La Turchia gode di un giusto prestigio a livello mondiale. La collaborazione in vari settori sta dando buoni risultati e importanti progetti comuni vengono sistematicamente realizzati. Mosca e Ankara lavorano con successo insieme per affrontare questioni importanti nell’agenda regionale e globale. Sono sicuro che continueremo a sviluppare le nostre relazioni in tutte le direzioni per il bene dei nostri popoli e per la costruzione di un mondo più giusto e democratico.

Russia e Turchia hanno da sempre avuto e mantenuto un rapporto di “buon vicinato”, seppur amiche e nemiche all’occorrenza. 

Condividono i più sinceri auguri anche il presidente dell’Uzbekistan Mirziyoyev, la presidente del Kosovo Vjosa Osmani, il presidente della Bielorussia Aleksandr Lukašenko, sottolineando ognuno di loro quanto sia importante sostenersi a vicenda nei successi condivisi.

Com’è la situazione interna turca

Pur essendo oggi un giorno molto importante per la Turchia, è fondamentale avere un quadro della situazione politica interna, soprattutto dopo le rielezioni del suo presidente. 

Come il suo predecessore, Erdoğan ha compreso fin da subito che il potere e l’eredità del suo governo passano attraverso le trasformazioni fisiche nelle due città principali: Istanbul ed Ankara, le due capitali economiche e politiche della nazione.

Nonostante esse siano due metropoli moderne, si registrano frequenti disuguaglianze sociali ed economiche tra centri e periferie, tra ricchi e poveri. Non è un segreto che la Turchia è stata da sempre perseguitata da un’inflazione ad alti livelli e che la lira turca non abbia poi un gran valore. Ad esempio, nell’agosto 2023, il tasso dell’inflazione turca ha toccato la soglia del 58,9% e i prezzi sono aumentati del 60% rispetto ai due anni passati. Condizioni queste che hanno portato non solo alla completa svalutazione della lira turca ma anche all’aumento della disoccupazione e, di conseguenza, al divario accentuato tra ricchi e poveri. Un tema abbastanza caro per l’attuale presidente che si era ripromesso di risolvere e porne fine in queste sue elezioni. 

Negli ultimi anni, secondo anche alcune ricerche dell’ONG Human Rights Watch, la Turchia è completamente caduta nella trappola dell’autoritarismo. Il presidente controlla ogni cosa del suo Paese: dalle modifiche costituzionali alle istituzioni democratiche, limita la libertà di espressione di qualsiasi persona o ente che si possa definire oppositore al governo. La Turchia ha raggiunto il traguardo dei 100 anni di Repubblica portandosi con sé un fardello difficile da dimenticare: il ritiro dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Si potrebbe definire un evento alquanto grave da ricordare dato gli alti numeri di violenza domestica e non nella nazione.

La politica estera della Turchia

Nel corso degli ultimi anni, Erdoğan ha rafforzato la presenza di Ankara sullo scacchiere internazionale: politica estera sempre più assertiva e non allineata. Per lui è importante allineare la Turchia moderna con il suo glorioso passato imperiale, facendo continui riferimenti all’Impero Ottomano. 

Ankara sta diventando sempre più un attore di primaria importanza nella diplomazia regionale e un interlocutore rilevante in numerosi scenari critici internazionali. In particolare, è stata attore principale nella mediazione tra Russia e Ucraina, guerra che purtroppo ancora oggi ha forte ripercussioni su tutta l’eurozona. 

Mediazione e normalizzazioni di rapporti non solo sulla base di una profonda amicizia, ma anche per motivi economici ed energici. La Turchia, ad esempio, mira a diventare un hub per il gas israeliano destinato all’Europa. Oppure, cerca di mantenere rapporti di amicizia internazionale in onore della sicurezza anti – iraniana. 

Per quanto riguarda il rapporto con gli alleati occidentali, l’ambiguità è la parola chiave. Fa parte della NATO ma si trova in continuazione in contrasto con l’America e gli altri Stati membri. Recentemente ha steso un ramoscello d’ulivo per l’entrata della Svezia e della Finlandia nell’alleanza atlantica. 

Da alcuni anni, si trova in combutta con la Grecia nella famosa e antica contesa territoriale nel Mar Egeo e nel Mediterraneo orientale. Combutte che si basano sullo sfruttamento delle risorse energiche e sul principio di sovranità su alcune isole. 

Infine, Ankara è partner commerciale dell’Italia: cooperano insieme sulla questione dei flussi migratori, la crisi libica e la stabilità del Mediterraneo orientale.

Come cambieranno le relazioni all’insegna del centenario della Repubblica?

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