Il Generale di ferro

Carlo Alberto Dalla Chiesa nasce a Saluzzo, in provincia di Cuneo, nel settembre del 1920, da padre ufficiale dell’Arma dei Carabinieri. Inizia la sua carriera giovanissimo, arruolandosi nel 1941 presso la scuola allievi ufficiali di complemento del Regio Esercito in Spoleto e prestando servizio come sottotenente nei 10 mesi di occupazione del Montenegro (azione per la quale ricevette ben due croci di guerra al valore).

Nell’anno 1942 ebbe modo di transitare nel corpo dei Reali Carabinieri, dove ottenne svariati comandi, a partire da quello della cittadina di San Benedetto del Tronto, passando per Ascoli Piceno, Casoria e Corleone, territorio nel quale ebbe modo di farsi apprezzare da subito grazie alle sue doti investigative, tanto da assumere, nel 1966, il comando della legione Sicilia con il grado di Tenente Colonnello. Inizierà da subito a svolgere particolari indagini di matrice mafiosa  legate tra loro a vicenda per via dell’appartenenza alla famigerata cosca mafiosa di “cosa nostra”.

Nel dicembre del 1981, dopo aver “collezionato” brillanti operazioni di contrasto alla criminalità organizzata come ad esempio quelle svolte negli anni precedenti alle ormai note brigate rosse, Carlo Alberto Dalla Chiesa viene nominato Vicecomandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, carica che manterrà fino al maggio del 1982, anno in cui sotto volontà del Consiglio dei ministri viene nominato prefetto della città di Palermo, venendo così collocato a riposo da parte dell’Arma dei Carabinieri, continuando però con dedizione a svolgere le molteplici indagini di contrasto alle associazioni mafiose dell’epoca. La sera del 3 settembre 1982 alle ore 21.15 circa, il Prefetto Dalla Chiesa, che percorreva insieme a sua moglie Emanuela Setti Carraro a bordo della sua personale Autobianchi A112 Via Carini a Palermo, venne affiancato da una vettura di grossa cilindrata. Da questa partirono alcune raffiche di Kalashnikov che uccisero sul colpo il prefetto e sua moglie. Nell’attentato rimarrà ucciso anche un uomo della scorta, Domenico Russo, che viaggiava a bordo di una seconda vettura qualche metro più distante rispetto a quella dei due coniugi.

Per l’omicidio del Generale Dalla Chiesa verranno condannati all’ergastolo i mandanti di cosa nostra, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò e Bernardo Brusca

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