Imprese e Palazzo: un nuovo ruolo per le Aziende in Politica?

La Crisi di Governo apertasi nei giorni scorsi, con il conseguente Scioglimento delle Camere, ha reso di palmare evidenza uno stridente contrasto tra i comportamenti delle Imprese e le manovre del Palazzo.

Da un lato, abbiamo visto le Aziende battersi per la prosecuzione dell’azione del Governo, nel generale interesse del Paese, in considerazione del drammatico frangente che stiamo attraversando: Pandemia persistente, Guerra in Ucraina, Crisi Economica, Emergenza Energetica.

Dall’altro lato, i Partiti hanno messo in atto un miope esercizio di pratiche asfittiche e autoreferenziali, del tutto avulse dalle necessità dei Cittadini, dettate da miseri calcoli elettorali, inconfessabili rancori personali, vuote necessità di riposizionamento e spregiudicate velleità egoistiche.

Ci si è dunque trovati dinanzi ad una sorta di inversione dei ruoli, per qualche verso addirittura paradossale: le Imprese, per definizione enti di parte, impegnate a difendere l’interesse generale; la Politica, che di quell’interesse dovrebbe essere la prima interprete, presa da giochi irresponsabili sulla pelle degli Italiani.

Il giudizio di larga parte della Cittadinanza sugli attuali Partiti è chiaro, basta osservare i dati sull’astensionismo elettorale.

Viene da chiedersi se, per il bene della Repubblica, non sia il momento di pensare ad un ruolo nuovo delle Aziende in Politica.

Viviamo certamente in una fase storica di grandi incertezze.

La Sostenibilità rappresenta un inedito paradigma economico e sociale, che comporta la necessità di grandi cambiamenti nella Società.

Allo stato nessuno può dire con certezza se i modelli politici vigenti nel Contemporaneo reggeranno all’urto di questi cambiamenti.

Ci troviamo tutti a navigare a vista e non possiamo che ragionare sul contingente, facendo leva sui pochi punti fermi che abbiamo a disposizione.

Un paletto che troviamo saldamente conficcato nel terreno, in questo nostro difficile percorso verso il futuro, è che allo stato le Imprese – nel modello economico e sociale proprio del Mondo Occidentale – rappresentano un elemento quanto mai cruciale.

Le Aziende, anche se in modo usualmente ancora implicito e indiretto, oggi sono già investite anche di funzioni di natura latamente politica, sotto più punti di vista.

Il concetto di Corporate Social Responsabilità, innanzitutto, a ben vedere esprime proprio il dovere dell’Azienda di andare oltre quelli che sono i suoi interessi economici e di occuparsi anche dell’interesse generale.

Ha avuto una grande eco la dichiarazione programmatica assunta il 19 agosto 2019 dalla Business Roundtable, una organizzazione di circa duecento top manager del Nord America, presieduta da Jamie Damon, numero uno di JP Morgan Chase.

Il think tank, vero punto di riferimento per il capitalismo internazionale, si è allontanato dal proprio tradizionale orientamento, tutto incentrato sull’Impresa quale strumento per creare profitto in favore dei propri shareholder.

I nuovi propositi perseguiti dalle aziende sono stati riassunti intorno a cinque punti: i) “offrire valore ai nostri clienti”; ii) “investire nei nostri dipendenti”; iii) “trattare in modo equo ed etico con i nostri fornitori”; iv) “supportare le comunità in cui lavoriamo”; v) “generare valore a lungo termine per gli azionisti”.

Questo in quanto “ciascuno dei nostri stakeholder è essenziale. Ci impegniamo a fornire valore a tutti loro, per il futuro successo delle nostre aziende, delle nostre comunità e del nostro Paese”.

Sul versante dell’Impresa come ente protagonista nel Sociale, peraltro, il nostro Paese vanta una tradizione forte e risalente nel tempo, riconducibile agli insegnamenti della scuola italiana di economia iniziale dei primi decenni del Novecento, che poi si sarebbero incarnati nelle splendide esperienze di Adriano Olivetti, Lino Zanussi e altri imprenditori illuminati.

Basti pensare che Gino Zappa già negli Anni Venti definiva l’Impresa, incredibilmente per la cultura dell’epoca, come “coordinazione economica in atto, istituita e retta per il soddisfacimento dei bisogni umani”.

D’altronde quando, con riferimento ai criteri ESG – Environmental Social Governance, ci si interroga sulla portata che devono assumere le espressioni dell’Impresa nella dimensione del Social, sempre più si avverte la limitatezza delle iniziative rivolte soltanto verso l’interno dell’Azienda e la necessità che esse invece riguardino l’intera società circostante.

Le Imprese, poi, sono unanimemente ritenute dei soggetti decisivi per realizzare efficaci politiche di Sostenibilità, in tutti i suoi diversi ambiti, compreso quello della Sostenibilità Sociale.

Spesso, per definire i contenuti della Sostenibilità Sociale, si effettua rinvia al concetto di Equità, all’idea di una giusta distribuzione delle condizioni di benessere umano, guardando alla qualità della vita dei Cittadini.

La Sostenibilità Sociale, fronte che vede le Aziende in prima linea, viene usualmente intesa – in altri termini – come il complesso di azioni volte a raggiungere situazioni di equità.

L’Impresa, insomma, rappresenta già – nel nostro modello di società – un soggetto “politico”, attivo nel Sociale, promotore di condizioni di Equità, impegnato non soltanto per il proprio Profitto, ma anche per il Progresso delle Comunità e del Paese.

Lo stridente e paradossale contrasto dal quale sono scaturite le presenti considerazioni, tra un mondo delle Aziende difensore dell’interesse generale e un Palazzo dei Partiti tutto concentrato su egoismi di parte, conduce alla domanda di partenza: non è giunto il momento che le Imprese assumano un ruolo diverso, più fattivo e dichiarato, in Politica?

Ovviamente non si auspica in alcun modo un ritorno a deludenti esperienze del passato, quando ci si è ammantati di qualche vuoto e retorico riferimento alla forma mentis dell’Impresa, pensando che un Paese potesse essere governato come un’Azienda.

Nemmeno, sa va sans dire, si pensa ad un Partito delle Imprese, in quanto nell’universo delle Aziende naturalmente convivono le più diverse opinioni e sensibilità politiche.  

Il quesito che qui si pone all’attenzione generale ha una valenza profondamente diversa, vuole essere una provocazione per avviare una riflessione e soprattutto uno stimolo per trovare soluzioni nuove.

Il mondo delle Imprese ha senz’altro avuto nel corso degli ultimi lustri una importante crescita culturale.

Le Aziende oggi non si limitano a guardare al proprio business, ma sono capaci di visioni lunghe, di spinta ai processi di innovazione, di attenzione alle esigenze del sociale.

Le Imprese, a ben guardare, sono già chiamate – sotto vari aspetti – ad impegnarsi per realizzare una società diversa, che sia più giusta, equa e sostenibile.

E’ ora che le Aziende dismettano il ruolo di meri osservatori delle devianze e delle patologie del Palazzo e che vengano coinvolte in modo trasparente nei meccanismi della Cosa Pubblica.

Per portarvi, nel superiore interesse di tutti i Cittadini, le proprie competenze, le proprie visioni, la propria forza, il proprio coraggio e la propria tenacia.

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