Inchiostro e caffè: “Quel giorno sulla Luna”

Quando abbiamo iniziato questa strana disavventura postapocalittica, a me è venuta in mente una quarantena molto famosa: quella di Armstrong, Aldrin e Collins, i tre astronauti del primo volo sulla Luna. Per ventuno giorni, dopo aver compiuto l’impresa che tutto il mondo attendeva da almeno dieci anni, i tre astronauti hanno osservato l’isolamento completo. Il motivo? Nessuno aveva la certezza che la Luna fosse biologicamente innocua per gli esseri umani. Non si poteva escludere la presenza di microrganismi nocivi. Si temevano epidemie.

È un dettaglio della conquista della Luna che non tutti conoscono. L’ho scoperto grazie a un’autrice contestatissima: Oriana Fallaci. 

Durante gli anni ’60, Oriana era la corrispondente di punta del periodico “L’Europeo”. Le sue inchieste giornalistiche andavano a ruba: non solo Oriana era precisa e puntuale, ma sapeva anche dare alle sue storie il tocco psicologico e umano che le rendeva godibili e piacevoli come romanzi. “Quel giorno sulla Luna” è il diario day by day dei preparativi e delle ultime manovre prima dell’allunaggio. 

Leggetelo se volete scoprire cosa si prova a guardare la storia in prima fila. Se siete curiosi di scoprire chi fossero davvero gli uomini che hanno ridotto la loro paura a una sfilza di calcoli per infilarsi su per un razzo e partire, se non proprio verso l’ignoto, verso un’esperienza inimmaginabile e rischiosa. Oriana li descrive come americani tutti d’un pezzo, “borghesi di provincia” senza alcun grillo per la testa e interamente dediti alla loro impresa. A parte Deke Slayton, eterno candidato ai voli lunari, escluso a causa di un difetto minimo al cuore e costretto, in base a una crudele legge del contrappasso, a selezionare tutti gli altri.

Anche se si impone di seguire la vicenda “col distacco retorico che la verità impone”, è palese che l’autrice sia emotivamente coinvolta: pur se intimorita dalla corsa del progresso, segue col fiato sospeso tutte le vicende, da Houston a Cape Canaveral.  Grazie alle sue parole, nella nostra prospettiva si materializza una sala stampa che freme di impazienza, con qualche giornalista che vorrebbe la penna di Omero, perché questa impresa “non è una storia da giornalisti”. E forse ha ragione: Oriana Fallaci è un personaggio a cui si possono rivolgere tante accuse, ma nessuno ha raccontato la grande storia contemporanea come lei, che ha l’abitudine di farla somigliare a un epico e avvincente romanzo.

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