La storia dell’Iran e la rivoluzione islamica

Da mesi, ormai, l’Iran è protagonista di una vera e propria rivoluzione culturale e sociale, fatta di manifestazioni e scioperi. Protagoniste sono le donne, le quali, da sempre vittime di indicibili repressioni e violenze, continuano a lottare contro il violento regime islamico; ciò che richiedono non è solo l’abolizione dell’ hijab ma un diritto imprescindibile: la libertà. Le manifestazioni si sono acuite dopo l’omicidio di Mahsa Amini, la ragazza curda di 22 anni arrestata dalla polizia morale perche non indossava correttamente il velo; purtroppo negli ultimi tempi il numero delle vittime è aumentato e le brutali repressioni contro le donne non sembrano cessare.

Per comprendere al meglio la portata di questi avvenimenti ho deciso di ricostruire la storia dell’ Iran e, soprattutto, dell’ascesa della repubblica islamica avvenuta il 1 aprile 1979, giorno che cambiò le sorti del paese.

L’antica Persia 

Il territorio dell’Iran odierno fu sede, nell’antichità, dell’Impero persiano fondato da Ciro il Grande nel 6° secolo a.C. Esso cadde nel 4° secolo a.C., con il dominio di Alessandro Magno.In seguito presero il potere il popolo dei Seleucidi, i quali furono spodestati dal  popolo nomade dei Parti (3° secolo a.C.). Nel III secolo d.C. i Parti furono sconfitti dai Sasanidi,i quali entrarono dalle regioni centrali della Persia che non erano sotto il diretto controllo dei Parti ed invasero il territorio armeno.Nel VI secolo I Sasanidi furono sconfitti, dagli Arabi,i quali governarono fino al 1050. L’influenza degli Arabi ebbe degli effetti importanti sul popolo e molti si convertirono all’islamismo.

Dalla seconda metà del II secolo il territorio passò sotto il controllo dei Turchi fino all’invasione mongola del XIII secolo, guidata da Gengis Khan. Alla fine del XIV secolo, i Timuridi occuparono i territori. Nel XVI secolo, il governo passò nelle mani della dinastia Safavide,la quale raggiunse il suo massimo potere con Abbas I il Grande (1587-1628) che intensificò la dottrina religiosa sciita, rendendola religione di stato ed estese i confini della Persia attraverso numerose conquiste. Dopo Abbas I, i Safavidi entrarono in una fase di declino e furono infine sconfitti nel 1736. Nel 1796 prese il potere Agha Muhammad Khan  della dinastia turca dei  Qajar,i quali governarono fino al 1925, quando prese il potere la dinastia Pahlavi.

La Dinastia Pahlavi 

Nel 1921 un colpo di Stato portò al potere Reza Shāh Pahlavi, un ufficiale dell’esercito. Divenuto primo ministro nel 1923, si fece eleggere sovrano costituzionale nel dicembre del 1925 e nell’aprile del 1926 divenne lo scià di Persia, sostituendo così la dinastia Qajar con quella nuova dei Pahlavi.  Lo scià decise di riorganizzare l’esercito, incrementò lo sviluppo dell’industria e introdusse importanti riforme soprattutto nel campo dell’educazione. In questo modo, la Persia, che dal 1935 fu rinominata Iran, realizzò il passaggio da una struttura feudale e patriarcale a una forma accentrata e semi assolutistica di stato moderno.Durante la Seconda Guerra Mondiale, infatti, l’Iran, alleato con la Germania nazista, fu occupato dalle truppe Anglo-Sovietiche. Per garantire l’indipendenza del paese ed appoggio politico, Reza nel 1941 decise di andicare in favore del figlio Muhammad Reza Pahlavi.

Il nuovo scià iniziò  una politica di ri-modernizzazione del paese e decise di allearsi con i paesi occidentali, incontrando delle opposizioni, soprattutto da parte del leader del partito Fronte Nazionale, Mohammad Mosaddeq, un avvocato di lunga carriera, il quale nel 1951 divenne primo ministro. Come prima cosa Mosaddeq nazionalizzò l’industria petrolifera arrivando a scontrarsi con la Gran Bretagna, che di conseguenza ordinò un pesante embargo economico nei confronti di Teheran. Le tensioni tra il governo di Mosaddeq e lo Scià andarono peggiorando, fino a quando quest’ultimo non fu costretto a lasciare il paese e andò in esilio in Europa. Con l’appoggio degli Stati Uniti e Gran Bretagna venne organizzato un colpo di stato ai danni di Mosaddeq, che permise, nel 1954, il rientro in patria dello Scià.

Nel 1963 decise di lanciare la Rivoluzione bianca, innovativo programma che portò ad importanti di riforme, come ad esempio: la riforma agraria e industriale, il suffragio femminile e il diritto al divorzio, l’incentivo all’alfabetizzazione e alla civilizzazione del paese.Questo progetto, laico e filoccidentale, incontrò l’opposizione della nobiltà terriera, della classe mercantile e del clero sciita, soprattutto da parte dell’ayatollah Ruhollah Khomeini, teologo sciita in esilio ormai da tempo, il quale continuò a esercitare una grande influenza su l’opposizione religiosa iraniana, denunziando la politica filoccidentale dello scià. Nel 1976 iniziò per il paese una grave crisi economica che scatenò  il malcontento generale popolazione, la quale iniziò a protestare contro il regime, dando inizio a  quella che passò alla storia come la Rivoluzione Iraniana.

Verso la fine del 1978 lo scià tentò di avviare un dialogo con le forze di opposizione del paese per evitare che la situazione precipitasse, ma gli fu imposto l’esilio. Il 16 gennaio 1979 Mohammad Reza Pahlavi fuggì dal paese. Un mese dopo Khomeini rientrò in Iran, prendendo di fatto il potere lasciato vacante da Pahlavi. A seguito di un referendum, il 1 aprile 1979, venne dichiarata, con il 98,2 per cento dei voti, la nascita della Repubblica Islamica dell’Iran.  Khomeini fu in quell’occasione formalmente designato capo spirituale a vita della Repubblica Islamica, e assunse il pieno controllo della vita politica e istituzionale del paese. Il regime assunse da quel momento un carattere fortemente integralista, e qualsiasi opposizione interna fu repressa con estrema durezza.

Una nuova rivoluzione 

Dalla presa di potere culturale attuata dall’ayatollah Khomeini nel ’79 le donne hanno visto i loro diritti assottigliarsi sempre di più, ad iniziare dall’obbligo dell’hijab per poi passare alla totale eliminazione dell’autonomia e libertà.Le ragazze iraniane sono ora determinate a cambiare il loro paese, sfidando continuamente le autorità con coraggio e forza, come nel recente caso delle cinque ragazze iraniane che avevano pubblicato un video in cui ballavano sulle note di Calm Down senza velo per celebrare la Festa della Donna, poi arrestate dalla polizia e costrette a pentirsi del loro gesto.

Alla loro lotta partecipano anche tantissimi uomini, formando un sodalizio unito per  l’uguaglianza e la pace dell’Iran e la sua gente. Questa unione è stata definita da Marjane Satrapi, illustratrice e autrice di graphic novel, tra cui “Persepolis”, come la “prima rivoluzione femminista a cui si sono uniti molti uomini”.

Recentemente l’autrice è stata invitata all’Alma Mater di Bologna per l’inaugurazione dell’anno accademico, in cui ha avuto modo di parlare della situazione in Iran, il suo paese natale. L’autrice ha  affermato:” La nostra gente non si riconosce in questa forma patriarcale e non c’è più il machismo di prima, parlo delle giovani generazioni. Loro hanno raggiunto ciò che chiamiamo cultura democratica, visto che la democrazia è cultura, non è certo qualcosa che accade all’improvviso. È un processo che hanno attraversato e sono pronti per la democrazia”. La Satrapi ha inoltre aggiunto che: “Non posso dire quanto tempo ci vorrà, perché non vedo attraverso una sfera di cristallo, ma credo che la Repubblica islamica sia morta. Il muro della paura è crollato e una volta che non si ha più paura, non si può tornare indietro”.

Ciò che dice Marjane Satrapi è vero: questa nuova generazione ha raggiunto un livello di consapevolezza e cultura pronto a distruggere i vecchi e repressivi preconcetti. Questa potente rivoluzione sta portando ad un cambiamento e tutti noi dovremmo interessarci alla causa iranianaQueste persone e queste donne lottano ogni giorno per il diritto per eccellenza, la libertà,

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