Il futuro dell’Ue nello scenario delle crisi e dei conflitti, intervista ad Alberto D’Alessandro

Profondamente europeista, Alberto D’Alessandro attualmente è direttore di “Casa Europa” a Viareggio, un’idea nata per riportare i valori dell’Ue in un territorio dove, secondo il suo punto di vista, ultimamente se ne avverte la mancanza. Esperto della Commissione Europea e dei meccanismi delle istituzioni Ue, ha esposto il suo punto di vista al nostro giornale. 

È stato pubblicato un sondaggio (fonte: adempa per La Repubblica) sulla fiducia degli italiani nell’Ue. Dopo alcuni anni, è emerso che la fiducia ha ripreso a scendere: 38% contro il 45% di fine 2022. A cosa attribuisce un calo di quasi dieci punti?

Certamente lo scandalo “Qatargate” ha dato un forte impulso alla sfiducia verso Bruxelles, ma una buona responsabilità del calo percentuale possiamo certamente attribuirla alla situazione complessiva dell’Europa nel contesto globale. La guerra in Ucraina ha fortemente influito sul rialzo dei prezzi al consumo e l’inflazione, con il conseguente rialzo dei tassi di interesse della BCE; i costi dell’energia sono schizzati alle stelle con un impatto serio sulla vita quotidiana dei cittadini e il benessere delle persone. Si è perso di vista, direi molto velocemente, quanto di positivo aveva fatto l’Europa nella gestione del COVID-19 e con il Recovery plan che aveva fortemente alzato la fiducia nell’UE. Non dimentichiamo inoltre che negli ultimi mesi abbiamo avuto elezioni politiche e regionali e un po’ di demagogia anti europeista potrebbe aver giocato un ruolo nell’orientamento delle opinioni contro l’Europa. Garantisco tuttavia che l’UE non ci obbligherà a mangiare grilli e bistecche sintetiche in sostituzione alle nostre eccellenza gastronomiche.

La guerra in Ucraina ha rimesso in discussione alcuni assetti ritenuti stabili fino a un anno fa. Uno stato sovrano è stato aggredito, in violazione del diritto internazionale. Oggi la Russia è isolata dall’Occidente ma d’accordo con la Cina sotto molti aspetti. L’Unione Europea deve temere l’asse Pechino-Mosca?

La guerra in Ucraina è molto più di un conflitto regionale. Il conflitto nasce dall’avvicinamento dell’Ucraina all’Europa e dalla volontà di aderire al suo modello di valori democratici, che sono l’espressione e la forza dell’Europa di oggi; e dall’allontanamento dell’Ucraina dalla sfera di influenza russa. C’è da parte della Russia un tentativo attraverso la politica di potenza e l’aggressione militare di ridisegnare l’ordine politico mondiale che è stato bipolare durante la guerra fredda e monopolare per molti anni a favore degli USA fino al risorgere della potenza Cinese e della Russia stessa. La visione di Putin è quella di sostituire gli Stati Uniti nella sfera di influenza europea, rafforzando le ambizioni eurasiatiche della Russia. Il ruolo della Cina è fino ad oggi piuttosto ambiguo ma il fatto che entrambe le grande potenza asiatiche siano rette da regimi autoritari e che la Cina non abbia mai condannato fermamente l’aggressione militare di Putin non è rassicurante. Certo che ridisegnare l’ordine mondiale andrebbe a discapito delle nostra libertà e metterebbe a forte rischio l’esistenza dell’Europa.

La dipendenza energetica dell’Italia dalla Russia è svanita e abbiamo trovato nuove fonti di approvvigionamento. Dal canto suo, Putin ha garantito canali di rifornimento verso la Cina (un viadotto collegherà Siberia e Cina entro il 2030). Questo è solo un esempio del riposizionamento in atto sul piano orientale. Crede che l’Europa sarà in grado di affrontare le sfide economiche che si proporranno nei tempi a venire, contro una diarchia preoccupante come quella in consolidamento?

L’ industria e l’economia europea, ma anche il nostro stile di vita quotidiano in Europa, necessitano di molta energia e materie prime e purtroppo l’Europa è priva di queste fonti necessarie alle economie e alle società moderne. Si stanno facendo tuttavia dei passi da gigante sulle energie rinnovabili e sulle fonti naturali, come il sole e il vento, che hanno dimostrato di poter dare un forte contributo all’efficientamento energetico e all’indipendenza energetica strategica, oltre che fornire un assist alla sostenibilità del pianeta. Tuttavia, per garantire una maggiore indipendenza energetica potrebbe essere necessario ricorrere al nucleare pulito e sicuro, anche se, su quest’ultimo aspetto, bisogna ancora approfondire meglio gli impatti ambientali e i rischi sociali effettivi.

L’ultimo Consiglio Europeo non ha dato certezze all’Italia in tema migranti. I leader degli altri Stati membri hanno lamentato “poche proposte e tante richieste” da parte del nostro Paese. È vero, però, che l’Italia come front line state è messa a dura prova dall’emergenza in corso. Come giudica la posizione degli alleati europei nei confronti della crisi migratoria?

L’immigrazione è un problema serio con il quale noi europei saremo destinati a confrontarci sempre di più in futuro, come anche la situazione in Tunisia lascia presagire. L’impatto dell’immigrazione sui Paesi dell’Unione Europea è molto forte ed è un fenomeno che coinvolge la grande maggioranza dei Paesi europei in modo diversificato e dove spesso dominano posizioni politiche ideologiche, non sempre indirizzate verso la solidarietà europea ed il bene comune nell’UE. Tuttavia, le politiche migratorie sono gestite dagli Stati membri dell’UE senza un vero coordinamento europeo e spesso in modo competitivo. Occorre certamente rivedere l’impianto dell’accordo di Dublino e rilanciare una Conferenza intergovernativa europea, di cui l’Italia potrebbe farsi promotrice, per mettere sul tavolo un piano europeo per l’immigrazione e soluzioni per la cooperazione e lo sviluppo in Africa a nome di tutta l’UE.

L’Ue mira alla neutralità delle emissioni entro il 2050. In tale ambito si inseriscono decisioni che hanno generato scalpore nel dibattito politico nazionale: la direttiva sull’efficientamento energetico degli immobili e quella sul divieto di produzione di auto a motore endotermico dal 2035. In particolare, circa l’ultimo aspetto si è trovato un accordo sugli e-fuel, malgrado l’insoddisfazione del ministro Pichetto Fratin. Crede che queste decisioni, qualora approvate in via definitiva e applicate, possano avere più vantaggi che svantaggi?

Direi molti vantaggi e poi il grido di aiuto del pianeta è troppo forte per non poter essere ascoltato. L’Europa ha lanciato degli obiettivi molto netti e in modo assai fermo: anche l’Italia non deve e non può tirarsi indietro. Ho molta fiducia nelle capacità delle imprese italiane di produrre innovazione tecnologica e riconversione ambientale della produzione in un settore, quello ambientale, dove spesso l’Italia è già oggi spesso all’avanguardia. Occorre che le politiche del nostro governo, supportate anche dal PNRR e dalle tante risorse finanziarie che l’Europa ha messo a disposizione nel bilancio 2021-2027, possano favorire al meglio la transizione ecologica. Se sapremo cogliere la sfida dell’innovazione potremo avere vantaggi per l’economia, per il sistema del lavoro e per l’ambiente, ma bisogna accettare ed assecondare la sfida. 

“Gigante economico e nano politico”, così spesso viene definita l’Unione Europea. È una definizione approssimativa?

È parzialmente vera perché l’Europa, anche se spesso divisa e in assenza di una linea univoca di politica estera, esercita una forte influenza sul piano mondiale. Intanto, ricorderei che abbiamo una moneta forte che contrasta agilmente il dollaro e che ci permette di girare il mondo. La moneta unica fortemente voluta da Prodi è una sorta di hard power che rafforza non solo l’economia ma anche la percezione politica dell’UE. Poi abbiamo la democrazia. Il Modello europeo democratico, ma anche le politiche culturali europee in generale costituiscono un soft power non indifferente che determina una forte attrattiva verso l’UE. Quindi, di fatto, il ruolo politico europeo esiste, è riconosciuto ed invidiato nel mondo. Tuttavia, occorre che gli stati membri abbiano il coraggio di “delegare” all’Alto Rappresentante dell’UE più potere negoziale per rafforzare il ruolo politico dell’UE. Ad esempio la Francia potrebbe delegare all’Alto Rappresentante Borrell il proprio seggio permanente all’ONU oppure si potrebbe dare al Presidente del Consiglio Charles Michel o all’Alto Rappresentante Borrell più forza negoziale per negoziare la pace in Ucraina, piuttosto che mantenere l’iniziativa a livello dei singoli stati, ricordando i fino adesso inutili tentativi di Macron.

Nella discussione pubblica italiana il dibattito sull’Ue viene spesso relegato a pagine di fondo o a temi divisivi. La comunicazione dei lavori delle istituzioni europee è gestita in modo secondario, a suo avviso, dai media italiani?

La stampa italiana si è sempre interessata poco dell’Europa, anche se negli ultimi anni il livello di informazione e di comunicazione dei media è complessivamente migliorato, tuttavia sempre con notevole riflesso sulle politiche nazionali. C’è inoltre una generale tendenza a far percepire l’Europa come qualcosa di lontano, di esterno e talvolta “nemico” e non come un elemento che ci appartiene in quanto cittadini europei. Predomina, secondo me, lo spirito giornalistico della notizia, a volte anche forzata, a discapito dell’informazione utile per costruire il senso civico e di appartenenza alla cittadinanza europea. I numerosi dibattiti politici televisivi sull’Europa, spesso condotti dai conduttori per accendere il confronto politico, non aiutano la comprensione dell’UE che ha di per sé un meccanismo di funzionamento piuttosto complesso.  

Le lobby in Italia vengono viste di traverso, mentre in Unione Europea la professione è regolamentata e controllata, come accade a Bruxelles, dove esistono registri e badge per chi svolge il lavoro di lobbista. È un provincialismo italiano, quello di demonizzare un lavoro invece apprezzato oltralpe?

Il lobbista a Bruxelles è una vera e propria professione alla quale si riconosce giustamente anche un certo grado di utilità. Perché il compito delle lobby è la difesa di interessi di categoria, non sempre economici a volta sociali, umanitari o culturali. Penso ad associazioni come “Europa Nostra” per la cultura, Amnesty International o Medecin Sans Frontiere per il settore umanitario e dei diritti umani o penso ai sindacati e alle tante associazioni dei lavoratori o delle categorie produttive presenti a Bruxelles. La lobby riguarda anche gli Enti e le organizzazioni territoriali visto che la maggior parte delle Regioni europee di cui molte regioni italiane hanno una sede operativa a Bruxelles per interagire con le istituzioni e sviluppare negoziati. L’UE è un grande soggetto politico ed economico ed è normale che i gruppi di interesse interagiscano con la Commissione Europea e il Parlamento per promuovere gli interessi delle diverse categorie di cittadini europei e in modo legale e trasparente. Il Qatargate è stata una eccezione in un contesto professionale che è comunque soggetto a controlli costanti e non ha mai destato in passato particolari episodi di corruzione.

Nel 2024 si terranno le elezioni al Parlamento Europeo. Come arrivano i gruppi politici a un appuntamento così importante? Cosa fare per convincere i cittadini ad andare a votare?

Le prossime elezioni europee in Italia saranno un test molto importante per il governo Meloni e rappresenteranno l’occasione per le forze politiche dell’opposizione di misurarsi, specialmente per Schlein e Conte, ma anche per Salvini e Berlusconi nella coalizione di maggioranza e Renzi e Calenda al centro. Mi aspetto, quindi, un dibattito politico molto acceso e appassionato che a mio avviso porterà più elettori del previsto al voto. Il voto europeo è dal mio punto di vista una grande opportunità di partecipazione democratica da non perdere e l’occasione per parlare più dettagliatamente di Europa e di condivisione delle politiche e del futuro dell’Europa. Con il prossimo Parlamento Europeo, dovrebbe aprirsi un periodo di riforme importante dei Trattati dell’UE, o finalizzato alla costituzione dell’esercito europeo e al consolidamento della politica estera dell’UE, perché l’Europa per sopravvivere alle tensioni esterne e rafforzarsi deve progredire senza farsi rallentare da logiche sovraniste o da piccoli stati come l’Ungheria. Ritengo che saranno elezioni fondamentali per il nostro futuro e sono certo che i cittadini sapranno capire l’importanza del momento e andranno a votare con percentuali più alte delle ultime elezioni.

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