Lanterna InDiritto: il “fine vita” e l’opinione pubblica

Nelle ultime settimane la Corte Costituzionale ha depositato le motivazioni che hanno bocciato i quesiti riguardanti il fine vita, la responsabilità dei magistrati, la depenalizzazione delle coltivazioni di cannabis.  

Il tema che più ha diviso l’opinione pubblica è stato senza dubbio quello del c.d. fine vita. Infatti, nello specifico, i “Giudici delle Leggi” hanno deciso di rigettare il quesito referendario, poiché, così come scritto – e per come avrebbe modificato l’art. c.p., attraverso l’abrogazione ancorché parziale della norma sull’omicidio del consenziente – avrebbe portato ad una mancata tutela minima della vita umana, costituzionalmente garantita in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili. Ciò ha condotto ad una forte critica versotutti i giudici da parte delle Associazioni promotrici secondo le quali, ancora una volta, non vengono tutelate tutte quelle persone che versano in condizioni disperate ed irreversibili, che vogliono porre fine alle loro sofferenze e a una vita che, secondo il loro punto di vista, non è più degna di esser vissuta.

Il c.d. fine vita suscita in tutti noi delle profonde riflessioni, che racchiudono i nostri sentimenti religiosi, morali, etici. Certamente, bisogna riconoscere che tutte le persone che si trovano in queste situazioni (basti pensare, tra i molti, ad Emanuela Englaro, Piergiorgio Welby, Dj Fabo) provino delle atroci sofferenze a vivere in quelle condizioni, e, non da ultimo, le persone che vi sono accanto. Tuttavia, il Collegio di Giudici della Corte Costituzionale, in linea di diritto, ha giustamente messo in luce un evidente problema: l’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente – che consisteva, tecnicamente, in un “taglio” di alcune parole della norma stessa – avrebbe concesso, con fin troppa facilità, la morte a chi esprimeva semplicemente il suo consenso, allargando di gran lunga la possibilità di infliggerla, non solo nel caso di comprovate patologie irreversibili. Ad esempio, si pensi alla situazione psicologica in cui, non di rado, un giovane ragazzo (o anche una ragazza), si trovi ad affrontare la delusione di un amore finito, e che esprima a un passante la sua voglia di morire, e quest’ultimo infligga la morte allo stesso. E, seppur si tratti di un caso limite e semplicistico, non è detto che ciò non possa accadere.

Dunque, vista la delicatezza dell’argomento, è opportuno – o quantomeno è auspicabile – che il Parlamento eserciti la sua funzione più nobile, ovvero quella di legiferare, e non rimaner fermo in una sorta di “stagnazione”. Dall’altro lato, sarà compito delle Associazioni, che tutelano i diritti di queste persone, dialogare il più possibile con i rappresentanti parlamentari, al fine di trovare un equilibrio tra le posizioni, e non incappare in inutili posizioni di bandiera.  Certo, il tema è delicatissimo, e, come indicato dalla stessa Corte Costituzionale non deve esser avventato solo perché si è spinti dalla comune opinione pubblica. Al tempo stesso, i parlamentari – rappresentanti dei cittadini – dovranno dimostrare di esser coesi e di volersi davvero impegnare nel trovare una Legge che tuteli la vita, e non che “somministri” la morte in modo semplicistico.  

Nel febbraio scorso un primo testo è stato approvato dalla Camera dei Deputati ed è in attesa di discussione e successiva approvazione al Senato dove, tuttavia, il percorso potrebbe esser più tortuoso per via di una possibile maggioranza più risicata.  Il testo approvato dispone l’esclusione della punibilità per il medico, gli operatori sanitari e il personale amministrativo; e, inoltre, indica i presupposti e le condizioni per esercitare la facoltà di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita.   

Una chiosa personale: in questi tempi, dati gli eventi che hanno scosso il mondo (dapprima la pandemia, successivamente la guerra in Ucraina) e che ci hanno fatto vedere tristemente la realtà della morte, è opportuno tutelare la vita in ogni suo attimo.

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Laureato in Giurisprudenza presso l'Università Roma Tre, con una tesi dal titolo "La fideiussione del socio, del consumatore e del familiare", relatore Prof. Andrea Zoppini. Ho svolto la pratica forense, occupandomi principalmente di diritto civile e diritto amministrativo, in uno studio legale a Roma. In attesa di svolgere l'esame di abilitazione all'esercizio della professione forense. A maggio 2023, ho conseguito il Master di secondo livello in "Diritto d'impresa" presso la Luiss School of Law - Università Luiss Guido Carli, discutendo un elaborato dal titolo "La lista del c.d.a. uscente: il «naufragar» di un disegno di legge", relatore Prof. Andrea Palazzolo. Inoltre, collaboro con le riviste giuridiche online GiurisprudenzaSuperiore.it e Diritto del Risparmio, per le quali annoto pronunce della giurisprudenza di merito e di legittimità. Per LanternaWeb curo la rubrica "Lanterna InDiritto", e mi occupo di politica. Appassionato di sport, lettura e arti marziali.

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