Lavoro, green pass, tamponi gratuiti: è alta tensione

E così arrivò Grillo il paciere. “Sul green pass serve pacificazione”: titola così l’ultimo post sul blog di Beppe Grillo, che poi spiega, con grossolana approssimazione, che “i lavoratori senza vaccino potrebbero essere 3-3,5 milioni su 23 milioni, il 13-15% circa.” Ci è andato vicino: sono 3,8 milioni, (fondazione Gimbe). L’elevato torna a dettare la linea del Movimento, che fino a poco fa appoggiava la linea dura del green pass per i lavoratori insieme al partner della maggioranza Pd, dopo le manifestazioni violente di sabato scorso.

Abbiamo visto Beppe Grillo comico, politico e adesso mediatore. Probabilmente una mossa, quella di venire incontro ai lavoratori additati, talvolta erroneamente, come no-vax, per riprendersi una fetta di quell’elettorato di lotta e non più di governo, auspicando forse di sottrarlo ad alcune delle forze di centrodestra, dopo la débâcle a Roma di Virginia Raggi. A tre giorni dall’avvio dell’obbligo di green pass per i lavoratori, in vigore dal 15 ottobre, Grillo invita lo Stato a “pagare i tamponi per entrare in azienda”, manovra che costerebbe “circa 1 miliardo di euro fino a dicembre 2021”, termine di scadenza del decreto-legge Covid varato a metà settembre, salvo proroghe. Proposta in linea a quella dei partiti di centrodestra, Lega e Fdi, e dei sindacati, preoccupati per la possibile esclusione dei lavoratori non vaccinati che rischiano la sospensione se non presenteranno, ogni quarantotto ore, il green pass validato da un tampone negativo. Costo che, secondo Lega, Fdi, e i sindacati, CGIL in prima linea, sarebbe insostenibile per molti, nonostante l’abbassamento dei prezzi, adesso calmierati, pur sempre alti.

Richiesta, però, non accolta dal Ministro del lavoro Andrea Orlando, Pd, d’accordo su “tutte le forme possibili di calmierazione” ma secondo cui “far diventare il tampone gratuito significa dire sostanzialmente che chi si è vaccinato ha sbagliato.” Linea dura seguita anche da Italia viva, Leu, e Forza Italia, che richiamano alla responsabilità collettiva per la ripartenza dell’economia e della vita sociale. Infatti, prosegue il titolare del Lavoro, il tampone gratuito “significa in qualche modo smentire l’orientamento che fino a qui è stato seguito e che vede nel green pass uno strumento di tutela dei luoghi di lavoro ma anche uno strumento di incentivazione alla vaccinazione.”

La tensione è culminata nella violenta irruzione da parte degli infiltrati di Forza Nuova alla manifestazione contro il green pass di sabato 9 ottobre, nella sede della CGIL a Roma. Aggressione che ha riacceso il dibattito sull’antifascismo, che la sinistra riesuma convintamente in mancanza di una strategia comunicativa convincente in procinto dei ballottaggi delle elezioni amministrative del prossimo fine settimana, domenica 17 e lunedì 18 ottobre. Una rincorsa all’accusa più grave, volta a screditare l’avversario per un risultato immediato, perdendo per strada quella visione d’insieme per la costruzione di quelle politiche funzionali e lungimiranti del Pnrr.

Vero è, però, che nell’occhio del ciclone non si possono ignorare i manifestanti pacifici, perlopiù lavoratori, di cui è necessario ascoltare e comprendere i dubbi. E la paura di un’imminente sospensione del posto di lavoro. Da oggi, chi non sarà in regola potrebbe essere sospeso e senza stipendio, e bisogna, per forza, porsi una domanda riguardo la priorità costituzionale della Repubblica italiana, come sancito dall’Articolo 1: il lavoro come diritto fondamentale o la salute collettiva? domanda che difficilmente troverà soluzione nel breve termine, ma che legittima le richieste di chi ancora non ha effettuato la prima dose di vaccino. Altrettanto lecito è però chiedersi quanto sarebbe opportuno ulteriormente gravare sulla spesa pubblica della sanità per l’effettuazione di circa otto milioni di tamponi settimanali, per chi, liberamente, ha scelto di non proteggersi nonostante i mezzi, gratuiti, già finanziati dallo Stato. Tutelare il lavoro o i lavoratori? Il dilemma rimane aperto.

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