Le sfide di Gennaro Sangiuliano: il ministro della Cultura del governo Meloni

La prima premier donna della storia d’Italia ha rivelato, dopo l’incontro col Presidente della Repubblica e l’accettazione dell’incarico, la lista dei ministri del suo governo; una lista tutto sommato prevedibile, nonostante gli iniziali disaccordi interni al centrodestra.

Seppur negli ultimi giorni sia stato fatto spesso il nome di Giordano Bruno Guerri come possibile ministro alla Cultura, la nomina è spettata a Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2 da sempre vicino agli ambienti della destra italiana; fin da giovanissimo, Sangiuliano partecipa attivamente al Fronte della Gioventù, nonché all’organizzazione del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale di Napoli, città natìa nella quale rimane per gli studi di Giurisprudenza.

In questi giorni, in seguito al conferimento dell’incarico, è stata ripercorsa la sua carriera da parte dei media italiani, che ne hanno evidenziato la componente fortemente schierata (nonostante, tra le testate per le quali ha lavorato, spunti anche l’Espresso, accanto a Libero e il Giornale).

Inviato speciale in Bosnia, Kosovo e Afghanistan, il giornalista vanta anche una grande produzione saggistica, prevalentemente incentrata sugli esteri.

Il nuovo governo prevede principalmente ministri di partiti politici appartenenti alla coalizione vincente, quella del centrodestra, vicini (in campo politico ma anche relazionale) ai principali leader della coalizione.

Ma quale situazione troverà Sangiuliano, alla guida del nuovo Ministero per la Cultura?

L’incarico è nuovo per la destra italiana. I predecessori del direttore del Tg2, negli ultimi anni, afferivano infatti quasi tutti al Partito Democratico, con l’eccezione di Bonisoli (M5S), in carica da giugno 2018 a settembre 2019 sotto il governo Conte I.

Dal 2019 il ministro è rimasto Franceschini (PD), eletto durante il Conte II e riconfermato con il governo Draghi.

L’incarico di Sangiuliano si inserisce in un momento di grande svolta per il Paese, i quali effetti saranno visibili solo con il tempo.

Il dicastero, inoltre, cambia denominazione con il nuovo governo: dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, sotto Draghi, si passa ora al Ministero della Cultura, mentre il secondo settore trasla nel Ministero del Turismo, con, alla guida, Daniela Santanchè.

Sangiuliano, dopo il giuramento al Quirinale di sabato mattina, ricorda l’importanza della cultura nella sua formazione personale e sottolinea l’intento di renderla un motore anche per l’economia. “La parola cultura – dice ai giornalisti – riassume il senso storico della nostra Nazione, l’Italia è ben anteriore alla sua nascita come Stato, ha una cultura millenaria che promana dalla magna Grecia e passa attraverso Rinascimento e Umanesimo. Ieri ho citato Leopardi e Alighieri, due figure a me molto care. Una delle prime cose che farò è andare nella Fondazione che fu la casa di Benedetto Croce”.

Il nuovo ministro avrà anche la responsabilità di gestire i fondi del PNRR per la cultura, ammontanti a circa 4 miliardi, come riportato dal sito del MIC.

Il programma si articola in tre punti principali, che riguardano il patrimonio culturale per la prossima generazione, la rigenerazione di piccoli siti culturali e del patrimonio religioso e rurale, e l’industria creativa e culturale.

Nello specifico, i progetti vogliono andare a migliorare alcuni aspetti delle infrastrutture culturali italiane rendendole più accessibili e fruibili, ma anche valorizzare l’identità di luoghi trascurati, tutelare i lavoratori del settore e implementare l’attività culturale italiana, con un occhio al progresso digitale e alla questione ambientale.

Obbiettivi ambiziosi, dunque, che si inseriscono in un più generale programma di governo, quello di Giorgia Meloni, intenzionato a tenere saldi i rapporti con l’Europa e le istituzioni internazionali, mantenendo tuttavia al primo posto la Nazione.

Gennaro Sangiuliano è, al momento, in linea con queste intenzioni, e la sua lunga esperienza in campo giornalistico sarà sicuramente una base solida dalla quale partire; il patrimonio culturale italiano, dalle grandi potenzialità, è una certezza storica e condivisa globalmente. Dunque, è necessario un progetto concreto e coerente che possa sfruttarne al massimo le capacità.

Soprattutto, in seguito all’ultima discussa copertina del The Economist, settimanale britannico non nuovo allo sfottò verso il nostro Paese; seppur trattandosi di satira, in questo caso la scelta è stata giudicata di cattivo gusto, anacronistica e legata a stereotipi fuori moda, fuorvianti. La rappresentazione della ex premier britannica LIz Truss in tenuta da centurione, con uno scudo a forma di pizza e una forchetta di spaghetti a mò di lancia dovevano servire, secondo la redazione inglese, a paragonare la decadenza del governo inglese alla situazione italiana, profondamente drammatica ai loro occhi.

Il reiterato utilizzo di certe immagini, tuttavia, dimostra una visione della penisola stereotipata ed estremamente semplificata, che punta a tratti negativi, sorvolando sulle qualità del nostro Paese. 

E le reazioni, come prevedibile, sono svariate. “Leggere l’Economist è un piacere per ogni diplomatico – dice Lambertini, l’Ambasciatore d’Italia a Londra- ma la vostra ultima copertina è ispirata ai più vecchi tra gli stereotipi. Sebbene spaghetti e pizza siano il cibo più ricercato al mondo, per la prossima copertina vi consigliamo di scegliere tra i nostri settori aerospaziale, biotecnologico, automobilistico o farmaceutico. Qualunque sarà la scelta, punterà un riflettore più accurato sull’Italia, anche tenendo conto della vostra non tanto segreta ammirazione per il nostro modello economico”.

Questa visione estera di un’Italia decadente, arretrata e senza speranze, si lega anche ad un’idea di patrimonio culturale italiano non abbastanza considerato in passato.

Il direttore del TG2, dunque, nei prossimi cinque anni avrà l’opportunità di risollevare le sorti culturali italiane nel mondo, valorizzando il patrimonio già esistente e, si spera, apportando migliorie al passo con il progresso mondiale, in vista di un’Italia attenta alla questione ambientale e a un utilizzo etico delle nuove tecnologie.

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