L’odio malato e il tifo da stadio

Carola Rackete era consapevole di violare la legge come era consapevole della posizione delle Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Infatti, la Corte con sede Strasburgo, appellata il 21 giugno dal capitano della Sea Wach, aveva respinto una richiesta di misure provvisorie per consentire lo sbarco dei 42 migranti, non ravvisando motivi sufficientemente gravi per sospendere il divieto di ingresso firmato dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Giusto quindi l’arresto. Giusto che venga giudicata e se risulterà, come penso, colpevole, che sconti una pena proporzionata alla gravità dei reati commessi. Questo è quello che normalmente avviene in uno Stato di Diritto, dove le norme vengono rispettate e i trasgressori puniti.

Quello che è aberrante, invece, e è il clima che si è creato, nelle piazze come sui social network, intorno alla vicenda e alla figura di Carola.

Uno scontro tra fazioni, quasi una “guerra” fatta di odio razzista contro odio perbenista. Da una parte chi accusa di disumanità chi semplicemente chiede che le norme del proprio Stato vengano rispettate, dall’altra chi insulta, nei modi più disgustosi, il capitano della Sea Watch.

Addirittura, sui social, alcune donne hanno augurato a Carola di essere stuprata dai migranti. Assurdo come gli odi, la frustrazioni, gli istinti più grotteschi prendano il sopravvento portando l’uomo a un livello così basso che speravo di non aver mai dovuto raccontare.

Ma purtroppo, quella che stiamo vivendo, è la Repubblica dei selfie e degli slogan. Di instagram e twitter. Dei messaggi brevi, forti, concisi.

Dei messaggi senza argomentazioni, delle soluzioni stupide ai problemi complessi. Complessi come l’Africa. Continente depredato e offeso dalle guerre e dalla povertà. Colonizzato al Sud del Sahara dalla Cina e bombardato in Libia dai francesi. Continuare ad urlare non ci salverà come non renderà il mondo un posto migliore e giusto.

Le migrazioni sono una questione complessa che andrebbe affrontato con lungimiranza e piani di sviluppo del Mediterraneo. Sviluppo di cui, poi, beneficerebbe anche l’Italia, cuore pulsante del Mare nostrum.

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