M5s, la scappatoia della riformata costituzionale

È iniziata ufficialmente la fase due nei progetti del Movimento 5 Stelle. Il vice Premier Luigi Di Maio ha infatti confermato come, dopo l’approvazione della ‘manovra del popolo’, è venuto i momento della ‘riforma del popolo’: una riorganizzazione radicale degli assetti costituzionali. La discussione dovrebbe avvenire in primavera, prima della cavalcata delle elezioni europee. Ma già dal 15 gennaio i vertici del Movimento e della Lega si incontreranno per sviluppare il progetto. A grandi linee si parla di riduzione del numero dei parlamentari (da 630 a 400 parlamentari e da 400 a 200 senatori in tutto), rivisitazione della legge elettorale, introduzione del vincolo di mandato. Nelle intenzioni del M5S ciò servirà a eliminare il trasformismo politico di molti parlamentari che, eletti con un partito, cambiano poi casacca durante la legislatura. Che il parlamentare, nella sua libertà di espressione e di pensiero, possa anche cambiare idea nel corso della sua vita non è previsto nella ‘riforma del popolo’. Infine si prevede la creazione di referendum propositivi: i cittadini così potrebbero non solo abrogare provvedimenti già esistenti, ma esprimersi anche su leggi ancora non in vigore. Alle possibili critiche su un sistema troppo livellato verso il basso, Di Maio ha risposto: “Vediamo quanti voteranno contro il taglio di 345 parlamentari, altro che tutti quei giochi che hanno fatto in questi anni credendo di farci credere di stare riformando la Costituzione”. Sui tagli alla politica possiamo essere d’accordo. Anche se tanti mali sono derivati dall’eliminazione del finanziamento pubblico e dal contemporaneo finanziamento lobbistico. Ma perché non rendere simbolici gli stipendi senza diminuire il numero dei rappresentati della tanto incensata volontà popolare?

Questi passaggi si vedranno però solo al ritorno di Di Battista dal suo viaggio-esilio in Sud America. Di Maio, logorato dalla presenza di Salvini nel Governo, cerca un volto nuovo a cui affiancarsi. Per lui si parla di un ruolo puramente simbolico come quello di rappresentante del Movimento nel mondo. Il riavvicinamento avverrà già a Capodanno, quando i due metteranno in rete un videomessaggio, come aveva fatto negli anni passati Beppe Grillo. “Mi incontrerò con Luigi, che è come un fratello per me, e decideremo il da farsi”. Queste le prime parole di Di Battista appena atterrato.

Perché una riforma costituzionale proprio ora? Perché si può e perché si deve. Si può come prova di forza: il governo giallo-verde ha infatti i numeri, a meno di altre dolorose defezioni, per tentare una rivisitazione al testo della Costituzione. Si deve perché sarebbe una gigantesca ‘manovra diversiva del popolo’, se si può usare un linguaggio gradito al Governo, da un reddito di cittadinanza e Quota 100 che esistono solo nella mente degli ideatori. Il 2019 sarebbe quindi totalmente occupato dalle elezioni europee e dalla discussione della riforma. Et voilà che la legislatura sarebbe salva, almeno per un po’. Attenzione però, perché i referendum ultimamente non sono molto fortunati per i leader politici. Matteo Renzi ne sa qualcosa. Insomma, per la ‘riforma del popolo’, avanti (adagio).

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