N’Golo Kanté: il vincente buono

Se sul dizionario si potessero inserire delle foto per descrivere le varie parole presenti, di fianco a “resilienza” ci sarebbe sicuramente il faccione sorridente di N’Golo Kanté.

In una serata storica come quella di sabato per il Chelsea, che è riuscita nell’impresa di conquistare la sua seconda Champions League nel giro di dieci anni, bissando quella vinta a Monaco di Baviera proprio a discapito dei bavaresi, la storia del giocatore franco maliano è la perfetta rappresentazione della resilienza di un uomo che, nonostante le vicissitudini, non si è mai arreso ed è riuscito a coronare il sogno di ogni appassionato di questo sport.

Nato a Parigi da una famiglia molto povera, Kanté ha iniziato a costruirsi la carriera che ha oggi pezzo per pezzo, partendo dalla sesta divisione francese, non esattamente la Serie A, e sapendo che nulla gli sarebbe stato regalato.

Dopo aver iniziato a giocare a calcio per la squadra della sua città, l’Union Sportive Boulogne Côte d’Opale, chiamato comunemente Boulogne, i suoi continui allenamenti lo portarono a giocare nel Caen, dove ha disputato tre stagioni e in ognuna di esse il suo rendimento era sempre migliore, tanto che il Leicester, a proposito di favole, decise di portarlo in Inghilterra per la stagione 2015/2016 e di metterlo a disposizione di mister Claudio Ranieri. Allenatore che gli ha letteralmente cambiato la vita: sfruttando la sua grande intelligenza e la sua poderosa forza fisica, mister Ranieri ha messo il giocatore al centro del centrocampo delle “Foxes”, trasformandolo in un giocatore totale, in grado di essere onnipresente in situazione di difesa e determinante in attacco, nonostante le sue doti tecniche, seppur sottovalutate, non sono mai state di livello paragonabile ai vari Kroos, Modric e simili.

Ma N’Golo è speciale proprio per questo, perché è tanto importate quanto i nomi sopracitati e alla fine della stagione arriva il titolo, vinto da protagonista assoluto.

Neanche il tempo di festeggiare che un altro grande manager italiano, mister Antonio Conte, lo porta al Chelsea e lo mette al centro del centrocampo. La prima stagione in maglie blues è straordinaria, al punto che alla fine di quella stagione, chiusa con la vittoria della Premier League, N’golo viene eletto giocatore dell’anno dalla PFA, ovvero l’associazione dei calciatori inglesi.

Nel frattempo Didier Dechamps, commissario tecnico della nazionale francese, aveva iniziato a puntare su di lui, convocandolo in qualche occasione già nel suo anno a Leicester; ma una volta passato al Chelsea, non c’è stata più possibilità di toglierlo dai primi undici della sua nazionale, data la sua importanza.

Assieme a Pogba, formano una coppia di centrocampo inarrestabile e difatti, nello sciagurato, per noi italiani, mondiale di Russia del 2018, i due, assieme a Mbappé e Griezmann, tanto per definire il livello di quella squadra, riescono a portare a casa il titolo, riconsegnandolo ai francesi dopo venti anni dal primo, ottenuto tra le mura amiche.

Dopo i primi successi, il giocatore incontra un periodo di stasi che quasi lo costringe a lasciare il Chelsea verso la fine del mercato estivo della scorsa stagione, quando lo stesso Antonio Conte arriva a tanto così dal portarlo a Milano. Il giocatore non solo decide di restare a Londra, ma dopo un periodo travagliato in cui a farne le spese è stato il suo ex allenatore Frank Lampard, ritorna ad essere, coadiuvato dall’ottimo lavoro in regia di Giorginho, una colonna del centrocampo dei blues, che ritrovano un loro equilibro e, dopo aver disputato gli ultimi mesi della stagione in maniera splendida, riescono a qualificarsi per la Champions League dell’anno successivo all’ultima giornata e battono il più accreditato Manchester City nella finale di quest’anno, riportando il trofeo a Stamford Bridge e consegnando questa squadra alla storia.

Nonostante tutti questi successi, i riconoscimenti personali ed i vari contratti milionari che ha firmato, quello che impressiona più della persona Kanté è la sua disponibilità, l’umiltà e la gentilezza di chi ha vissuto in povertà e riconosce perfettamente il valore di tutto ciò che ora ha, grazie ai suoi sacrifici e la Champions che ha appena alzato al cielo è solo la diretta conseguenza di anni di sacrifici fatti per poter essere il giocatore e soprattutto la persona che è oggi.

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