OnlyFans tra libertà e pregiudizi. Sara Santoro e Simona Andrea Busca si raccontano

“Dal 2020 al 2021 i profitti sono cresciuti da 61 a 433 milioni di dollari, con i ricavi quasi triplicati da 358 a 932 milioni”. No, non sono i dati dell’ultima invenzione di Musk ma, come riportato da la Repubblica, della società in mano a Radvinsky, più precisamente OnlyFans.

220 milioni di utenti, che hanno speso quasi 4,8 miliardi di dollaro per gli oltre 2 milioni di contenuti messi a disposizione dai creator. Un modello di business che ha spesso suscitato polemiche per via dei contenuti per adulti presenti sul sito.

Per capirne di più, abbiamo intervistato Sara Santoro e Simona Andrea Busca, due content creator, cercando di comprendere più il lato umano che quello economico, tra libertà e pregiudizi.

Simona, tra le domande che ti vengono poste in anonimo, ce n’è stata una che è ritornata più e più volte: “Hai mai pensato di trovarti un lavoro vero?”. Il conflitto creato da ciò che svolgete su OF e quello che la gente reputa “lavoro vero” c’è sempre stato, fin dal vostro primo approccio a questo mondo, quindi, volevo chiedervi: Come vi fa sentire questo genere di domande? Secondo il vocabolario Treccani avere un lavoro vuol dire “percepire  un reddito e pagare le tasse su di esso”, una cosa che non solo voi sapete benissimo ma che fate regolarmente. Come commentate, quindi, questo genere di affermazioni?

Simona: Parto dal presupposto che so che molte persone in Italia sono dell’idea che se uno non va a “zappare la vigna” o non va a lavorare in un cantiere allora non sta lavorando. Eppure, non si pensa mai che, così dicendo, non solo si sminuiscono tutti coloro che lavorano sui social ma anche chi fa programmazione e chi crea contenuti su YouTube. Alla fine noi siamo dei content creator; per chi pensa che non ci sia del lavoro dietro — minimo sforzo e massima resa — questo è ovviamente fastidioso, ma è un problema di chi ci guarda non una realtà. C’è sempre un impegno dietro, del lavoro, la voglia di creare sempre nuovi contenuti che non solo posano possano piacere a chi guarda ma che siano anche di qualità. Dobbiamo cercare di rendere visualmente ciò che vogliamo fare, c’è sempre dietro del marketing, delle strategie, la ricerca per cercare di proporre le nostre idee in modo che possano essere apprezzate. Quando mi dicono che creare contenuti su OF non è un lavoro vero penso a tutti quei lavori in Italia (ma anche all’estero) che possono essere considerati non-lavori; si tratta di tantissime figure, che lavorano nel mondo del web, della tv… se uno non conosce quello che c’è dietro ciò che facciamo può anche non considerarlo un lavoro ma, così facendo, non sminuisce solo il nostro lavoro ma anche tanti altri più socialmente accettati. Alla fine cosa cambia se uno crea video su YouTube o contenuti per OnlyFans? Alla fine, siamo entrambi content creator, si tratta semplicemente di piattaforme diverse. 

Sara: Eppure sembra che fare lo Youtuber sia molto più accettato di chi lavora invece su OnlyFans, perché le persone associano coloro che creano contenuti su OF alle sex-worker, cosa che non è assolutamente vera. In Italia il sesso è un enorme tabù, così come far vedere il proprio corpo. Nel nostro Paese è facile che le persone si lamentino se qualcuno posta dei nudi (anche solo parziali) su social come Instagram. Ma a chi importa davvero? Ognuno è libero di fare ciò che vuole e non vedo perché si debbano sempre giudicare le scelte altrui. 

Da un anno a questa parte, la rinomata professoressa di corsivo, Elisa Esposito, si è aperta un profilo OnlyFans ed è stata intervistata da Fanpage. Durante questa intervista, per definire ciò che OF è per lei, Elisa dice che si tratta di una piattaforma che le permette di postare dei contenuti che non pubblicherebbe mai su altri social e\0 piattaforme; che ne pensate? 

Simona: Secondo me da una parte è vero, perché se a una persona piace il proprio corpo ed è a proprio agio con esso ma non pubblica un certo tipo di contenuti, spesso non è perché non vuole ma perché su su Instagram o Tiktok — che bannano qualsiasi contenuti abbia anche solo un centimetro di pelle nuda di troppo — non è possibile farlo. Tutto dipende dai singoli, se lei lo fa più per sé stessa, pubblicando di foto che le piacciono e che la fanno stare bene ma che non potrebbe, mettere altrove, oppure se lo fa perché vuole creare dei contenuti appositamente per gli altri. Magari lei ha questa concezione, io ne ho una un pochino diversa. Io lo faccio per professione ma anche perché mi piace, perché mi aiuta a livello di sicurezza; da quando ho OnlyFans mi sento molto più confident, infatti. Apprezzo più me stessa, ho imparato a conoscere ed apprezzare molti lati del mio corpo che prima non mi piacevano, cose che vedevo come difetti. Adesso apprezzo molto di più come sono. Io penso che dipenda sempre dalla concezione che uno ha quando si approccia a questa piattaforma e della motivazione che lo portano ad aprire un profilo. 

Sara: Sono completamente d’accordo. Alla fine, sono scelte personali. Se uno è felice del proprio corpo io sono felice per lui\lei, e io penso che OnlyFans sia il posto perfetto per mostrare un certo tipo di foro, magari un pochino più spicy

Tornando al discorso delle sex-worker, in particolar modo in Italia, forse una delle più famose è Malena che, quando è stata intervistata per parlare di OnlyFans, ha raccontato di venire da un mondo completamente diverso, concentrato principalmente sull’attività  pornografica da un punto di vista imprenditoriale e filmico; è stato solo in seguito alle richieste continue dei suoi fan e follower, infatti, che ha deciso di aprirsi un canale OF.  Una delle cose che lei dice di aver trovato più sorprendenti è che, in questi anni di OF, la gente non si è iscritta principalmente al suo canale per guardare suoi contenuti espliciti, bensì per parlare con lei. Questo fatto legato alla solitudine è importante e coinvolge moltissime persone, persone che si trovano più a loro agio su OnlyFans che non nella realtà nella quale vivono. Ciò è preoccupante, infatti, le statistiche dicono che gli utenti su OnlyFans sono più di 170 milioni. 

Secondo voi che ruolo svolge la piattaforma in tutto questo, può risolvere questo stato di solitudine, oppure non fa altro che accrescerlo? 

Sara: Io non penso che si tratti esattamente di solitudine. La differenza che c’è tra il guardare un porno su PornHub o su altri siti, oppure andare su OnlyFans, è che su OF hai un contatto con la persona, che crea appositamente i contenuti per te. Non si tratta solamente di solitudine, è che alle persone piace poter parlare con le persone che seguono, che ammirano… il problema della solitudine rimane sempre ma resta il fatto che su PornHub non puoi parlare con nessuno, perché si tratta solo di video, su OF si interagisce. È vero che a volte le persone si iscrivono solo per parlare con me, ma non è perché si sentono sole bensì perché magari su Instagram c’è tantissima gente e io non riesco a rispondere a tutti, invece su OF, che è una cosa un pochino più chiusa e per me professionale, riesco a trovare il tempo un po’ per tutti. 

Simona: Il tema della solitudine si può legare a tutti i social. Alla fine tutte le piattaforme possono diventare un rifugio per tutti coloro che si sentono soli, che vogliono provare a comunicare con altre persone; ciò vale per Instagram come per i vari siti di incontri, non è una cosa strettamente  legata a OF. 

Per quanto riguarda i vostri contenuti, voi avete un tema ricorrente. Rispetto ad altri content-creator, che scelgono di creare contenuti di vario genere e di vari stili, voi avete un unico stile molto riconoscibile in quasi tutti i post che condividete, ovvero quello legato al mondo del cosplay, dei manga, degli anime ma anche al mondo del gaming, temi estremamente popolari al momento, nonché legati ad altre piattaforme in crescita come Twitch. Secondo voi, come mai questo genere è cresciuto così tanto in popolarità? Prima essere un “nerd” era qualcosa di dispregiativo, invece adesso ricontraiamo quasi l’opposto, come mai? 

Sara: Credo che sia perché è cresciuta l’accettazione nei confronti di qualcosa che prima era completamente sconosciuto, ma anche per via del fatto che molte più persone hanno scoperto questo mondo e hanno capito che anime e manga non sono solo cartoni animati e fumetti per bambini ma contenuti che possono portare felicità, che danno vita a una passione! Tutte le persone di tutte le età possono partecipare, diventare parte di questo mondo, fare cosplay… 

Simona: Sono d’accordo. Con l’avvento di internet la gente ha avuto modo di approcciarsi a quello che proviene da un’altra cultura, a tutto ciò che, alla fine, proviene dall’Oriente, come videogiochi e manga. Con l’avvento del web la gente le persone di tutte le età hanno avuto modo di usufruire maggiormente di contenuti molto vari tra loro. Ci sono moltissime persone ancora, soprattutto quelle più in là con l’età, che hanno ancora questa concezione: giocare ai videogiochi è una perdita di tempo. Non viene considerato come una passione o un hobby, come all’esempio lo sono la scrittura, la lettura o disegnare. Tutto dipende da come si è stati influenzati, da come si è iniziato a giocare. Io ho iniziato perché mio padre è un grande appassionato di videogiochi, quindi, ho giocato fin da piccola, però conosco molti ragazzi che quando erano bambini giocavano ai videogiochi e venivano continuamente ripresi dai genitori. La famiglia gioca un ruolo importante, spesso capita che certe cose vengano vietate e non incoraggiate, eppure ci sono anche nuclei familiari nella quale su incoraggia a seguire le proprie passioni anche quando si tratta di questo tipo di attività. 

Sara: Oggi si può guadagnare anche giocando infatti: ci sono gli ESports, leghe in cui si gioca e se arrivi primo vinci parecchi soldi. Cx sono tanti tipi di tornei diversi, anche quelli di League of Legends per esempio. Io mi ricordo che il mio ragazzo partecipava agli ESports e quando ho detto ai miei genitori cosa faceva sono rimasti stupefatti dalla prospettiva che con un’attività  del genere si potesse guadagnare soldi veri. Non è una concezione largamente diffusa al giorno d’oggi. 

Potete fare un  breve excursus di come avete iniziato su OF fino ad oggi? Che cosa ha comportato questa scelta nella vostra vita privata e non. Il tempo per dedicarsi al cosplay, per fate video-editing, ma anche per fare gaming, senza dimenticare tutta la parte legata a OF che comprende conversazione e creazione di contenuti; come si concilia tutto con la vostra vita? 

Sara: A me ha completamente svoltato la vita perché io soffro di depressione e prima di iniziare OnlyFans, non facevo altro che dormire e giocare ai videogiochi e poi tornar a dormire. Invece adesso mi sono data una routine, ho un certo orario in cui faccio certe cose, la sera mi metto a streammare su Twitch… Inoltre, adesso vorremmo aprire un canale YouTube e mi sto mettendo a editare video, il mio pomeriggio è impegnato. Prima mi sembrava che la vita non avesse un senso, non avevo niente di concreto da fare, vedevo la mia stanza e basta, guardavo il soffitto, stavo sul letto 24 ore su 24. Ma adesso la vita un senso ce l’ha. La depressione mi aveva impedito di fare tante cose, non è semplicemente sentirci giù, non basta “provare a essere felici”. La depressione ti distrugge: io non riuscivo ad alzarmi dal letto, non riuscivo neanche a mangiare alcune volte, anche lavarmi i denti o i capelli era troppo difficile. Invece adesso ho un impegno, devo fare certe cose a una certa ora e mi ci devo mettere: mi devo alzare, prepararmi. Sembra così ma anche prepararmi ogni giorno per fare i video mi ha aiutato, perché prima non badavo a me stessa, non badavo a come apparivo. Adesso mi prendo il tempo per me stessa, per truccarmi e per sistemarmi i capelli. OnlyFans mi ha aiutato a vivere. 

Simona: Prima di OnlyFans la mia vita era un po’ il contrario di quella di Sara. Andavo ancora al Liceo e quindi la mia giornata era molto cotica, dovevo alzarmi preso, andare a scuola, fare i compiti, studiare, tornare a casa per pranzo. Avevo sempre pochissimo tempo per me stessa e tendenzialmente la sera la passavo con gli amici o giocando ai videogiochi. All’inizio non è stato facile conciliare OnlyFans alla scuola, soprattutto perché ho fatto la scelta di aprirlo poco tempo prima della Maturità, quindi, dovevo anche studiare per sostenerla ed è stato tosto. Eppure, posso dire che mi ha cambiato la vita, perché il mio sogno e il mio progetto era quello di trasferirmi a Milano, stare con il mio ragazzo, con Sara, studiare qua, ma non è una spesa indifferente. Studiare a Milano costa e non mi andava di pesare sui miei genitori: OnlyFans mi ha dato una possibilità a livello di guadagni, mi ha permesso di comprare una casa con loro, una casa bellissima; mi ha permesso di togliermi degli sfizi e di ricominciare a fare cosplay, cosplay belli. Comprare parrucche, accessori e vestiti  costa, e OF mi ha aiutato. 

Quanto tempo ci mettete a fare un Cosplay? 

Simona: Minimo un’ora, solo per vestirsi, dipende da quanto è articolato il vestito. Spesso bisogna essere almeno in due per metterlo. Poi bisogna contare trucco e parrucco… le parrucche da acconciare sono difficilissime. 

Sara: Concordo! Quando abbiamo partecipato al Rimini Comix, sono andata da Simona il giorno prima e ci abbiano messo due ore per acconciare la parrucca, abbiamo dovuto cercare in un negozio alcune cose e quindi abbiamo speso un’altra ora. Abbiamo costruito un arco che ci ha preso un pomeriggio intero. Senza contare le prove da fare prima di andare alla fiera, bisogna vedere come viene il trucco, se alla fine ti piace, se riesci a mettere le lenti (spesso problematico se non sei abituato). Inoltre, sfruttando il fatto che sei in cosplay, spesso crei anche dei contenuti da postare, quindi passano altre ore. 

Simona: Su OnlyFans mi hanno chiesto di portare il cosplay di Mizuko ma questo personaggio è una bambina e quindi non mi sono sentita di portare un personaggio del genere su OnlyFans. Bisogna fare attenzione con queste cose, è una cosa a cui tengo moltissimo. Non è giusto portare un personaggio minorenne sugli schermi e sessualizzarlo, è tutta un’altra storia se si tratta di personaggi maggiorenni. Si rischia di avere problemi, ricevere critiche aspre.

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