Il paradosso della tolleranza e il salone del libro

Dal 9 al 13 maggio a Torino si svolgerà il salone internazionale del libro, negli ultimi giorni è esploso il caso mediatico a seguito della partecipazione della casa editrice Altaforte vicina all’ ideologia di CasaPound.

Ad opporsi alla partecipazione dell’editore vicino all’estrema destra troviamo diversi personaggi fra cui lo scrittore Christian Raimo che è stato il primo ad annunciare la sua non partecipazione all’evento, lo storico Carlo Ginzburg, la giornalista Francesca Mannocchi, il collettivo culturale Wu Ming e il fumettista Zerocalcare.

Varie linee di pensiero si stanno scontrando i questo momento fra chi pensa che la disertazione sia legittima e chi invece la ritiene una repressione culturale. È di per sé evidente che le cose siano più complesse di come appaiano.

Per comprendere quello che sta accadendo possiamo fare riferimento al filosofo Karl Popper e al suo famoso paradosso della tolleranza che cosi enuncia:

“La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distribuiti e la tolleranza con essi.”

Popper con questo paradosso di facile soluzione afferma esplicitamente che per un miglior vivere comune non bisogna essere tolleranti con gli intolleranti, in questo caso un editore di estrema destra che possiede da sempre un ideologia di intolleranza non può essere tollerato in un luogo di incontro fra pensieri differenti come il salone del libro.

Un altro filosofo però può far vedere il problema sotto un altro punto di vista, John Rawls infatti risponderà a Popper, sostenendo che una società che non riconosce la tolleranza agli intolleranti è per definizione intollerante, mantenendo tuttavia una clausola di auto-conservazione che rende necessario non tollerare gli intolleranti quando essi diventano un pericolo per la società.

A questo punto sembra quasi che la questione si sia capovolta e che la casa editrice abbia diritto di partecipare poiché non sta violando nessuna legge.

Ed è qui che sorge il problema fondamentale della questione che ultimamente attanaglia l’Italia e non solo, problema che porta con se una neanche troppo velata ironia, da un lato l’estrema destra che reclama a gran voce la libertà d’espressione, la stessa che ha da sempre represso in ogni modo possibile e dall’altra chi si oppone ad essa, antifascisti o semplici persone con senso comune.

Il rischio più ampio è che ostracizzando la destra estrema si aumenti ancor di più quell’ aura di posizione anti sistema che si è creata negli ultimi anni attorno ad essa, senza che si abbia cognizione di causa su cosa essa veramente sia.

La conclusione è che non c’è una vera conclusione e il salone del libro si è fatto metafora della condizione dell’ Europa e dell’ Italia, si combatte un ideologia che sembrava finita anni fa e che invece, forse, non è mai stata sconfitta del tutto.

È difficile giudicare i non partecipanti. Ognuno di loro ha dei motivi validi, fanno bene? Stanno sbagliando? Se riprendiamo in mano i paradossi descritti sopra, anche quello di Rawls nonostante sembri essere quello che più si esprime a favore della partecipazione dell’estrema destra al salone del libro e gli si accosta l’apologia di fascismo che in Italia è reato, si vede bene come anche in esso i presupposti per la tolleranza cadono.

Quindi in questo caso si, è giusta la protesta, è giusto anche nei confronti di chi specula sul fatto che bisogna ignorare, le destre estreme sono state ignorate per anni ed ecco dove siamo arrivati.

La protesta non è un atto di intolleranza ma un atto di considerazione del problema un atto di presa di coscienza nei confronti di esso, specialmente in un paese come il nostro che sembra perdere quest’ultima sempre di più di anno in anno.

1 commento

  1. Le idee sbagliate non le contrasti nascondendole/censurandole, ma confrontandole apertamente con quelle giuste: è l’UNICO modo per far capire a tutti quanto siano inconsistenti.
    Ad esempio, posto e non concesso (perchè non ho letto i loro libri) che siano negazionisti, quale migliore occasione di un confronto diretto con la sopravvissuta ai campi di concentramento che verrà alla manifestazione ??
    Invece non dando la possibilità neanche di esporre (tra l’altro con un atto dichiaratamente politico dell’ultima ora), è stata regalata un’immensa pubblicità (altrimenti sono convinto che il loro stand l’avrebbero visitato quattro gatti…), un’aura da “vittime” e probabilmente gente incuriosita (ed anche infastidita da questa censura) finirà per comprare qualcosa da loro per vedere se veramente stampano il male assoluto.
    L’idea che hanno dato in questa occasione gli antifascisti è quella di scappare dal confronto (“se ci cono loro, non vengo io…” è un modo veramente puerile, quasi vigliacco, di porsi ): le loro idee sono veramente così deboli da temere questo confronto ?
    Nonostante, in maniera quasi auto-lesionista, gli organizzatori continuino ad usare parole come “tolleranza” e “democrazia” per motivare la loro decisione, il messaggio ipocrita & devastante che passa è esattamente l’opposto: chi ha una posizione di potere (quale il PD nell’organizzazione dell’evento), ha il dovere di preservare il “popolo” dalla disinformazione allontanando quelli di idee contrarie (è valso per la Russia, Hitler, Erdogan, la Chiesa nei secoli scorsi, Cina,…ed ora anche a Torino): quando bruceranno i loro libri in pubblica piazza o tortureranno l’editore per farlo abiurare per il bene comune ?
    Fa persino tristezza citare Evelyn Beatrice Hall : “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo”

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