Perché leggere “I fratelli Karamazov” di F. Dostoevskij, l’uomo e l’eterna lotta tra il Bene e il Male

L’amore, la gelosia, le rivalità, i tradimenti più bassi e infine il parricidio, il più orrendo dei crimini, condannato dagli uomini e dagli dei.

Quanto è acuta l’analisi delle anime in questa girandola di situazioni, follia e dolore, amore, angoscia, espiazione e pentimento.

Quanto è profonda la descrizione e la conoscenza dell’animo umano, in questo capolavoro del grande scrittore russo F. Dostoevskij, considerato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi e il creatore del romanzo moderno.

Aleksej, Dmitrij e gli altri sono caratterizzati e descritti come personaggi dell’800 russo, perfettamente calati nel loro secolo, ma potrebbero rappresentare uomini e donne di oggi, ieri, domani, vivere e consumare la loro tragedia, cadere e rialzarsi, in qualsiasi posto del mondo.

Come si deduce dal titolo, la storia ha per protagonista la famiglia Karamazov, nella “commedia della vita” Aleksej si caratterizza, fin da subito, per la sua profonda spiritualità e l’aspirazione a un mondo migliore. Dmitrij è tormentato dalla passione, dall’orgoglio, dalla rabbia e da una letale, lucida follia. Ivan si muove fra freddezza, razionalità e finto disinteresse. Fedor, Il vecchio padre, si dibatte tra istintualità, aggressività e accenni di teneri sentimenti. Infine Smerdjakov, il reietto, il “folle”, malato e avulso dalla società, in cui tutti possono vedere la parte peggiore di se stessi.

Poi Grigorij il vecchio servitore e le donne, che non poca importanza hanno nel determinare questo vortice di eventi e situazioni drammatiche.

Costoro, fin dal loro primo apparire sulla scena, hanno in sé già un tremendo destino che sta per compiersi e di cui sono perlopiù all’oscuro, almeno nella sua reale entità, perché, come afferma Dmitrij rivolto ad Aleksej : “Tutti noi Karamazov siamo così, anche in te che sei un angelo vive questo verme e scatena nel tuo sangue le bufere”. L’eterna lotta tra il Bene e il Male, che c’è in ogni uomo, anche il più “santo”, e provoca tragiche conseguenze.

Certamente con Dostoevskij si scende nell’abisso più profondo dell’animo umano, dove tutto è notte, buio e disperazione. Ma ci sarà una possibilità di redenzione? Chissà, sicuramente non senza espiazione e pentimento.

Non leggete “I fratelli Karamazov” per cercarvi la leggerezza della vita o una facile consolazione, leggete questo romanzo quando tutto vi sembra perduto, quando la vita non vi offre più nulla e il mondo vi respinge ai margini in un’inquieta solitudine. Troverete sì la follia umana e la disperazione al limite della sopravvivenza ma, se guardate bene dentro e fuori di voi, riuscirete a trovare gli appigli, i valori e gli affetti in cui credere e in cui trovare la forza di rinascere, proprio come i personaggi del romanzo, proprio quando tutto sembra perduto.

Dostoevskij ci mette di fronte alla realtà della vita, ci fa toccare con mano la nostra fatale fragilità, l’ineluttabile imperscrutabilità di certi avvenimenti e azioni ma, nello stesso tempo, ci aiuta a risalire da quel fondo buio, in cui la vita, a volte, rinchiude ognuno di noi, perché ogni uomo ha diritto di aspirare alla salvezza.

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