Perché leggere “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee

Profondo Sud degli Stati Uniti d’America, anni ‘30-’40, in una qualsiasi cittadina sonnolenta, apatica e razzista.

Il dramma si preannuncia e consuma fin dalle prime pagine, chiusura mentale, pregiudizi, stereotipi, paura del diverso, discriminazioni sociali e razziali, tutto ciò caratterizza i personaggi e l’ambiente, fin dall’inizio, fin dalle prime battute.

Un uomo solo, eminente e stimato avvocato, prende su di sé il difficile, impossibile compito di oltrepassare il buio delle menzogne e delle paure, cercando di far trionfare la luce della verità e della giustizia, nonostante tutto, ma noi sappiamo già che fallirà, lui stesso sa, dentro di sé, che fallirà.

La tragedia si compie, il destino di un uomo è stato già deciso da una società profondamente razzista, che non riesce a vedere al di là del colore della pelle e dei pregiudizi in cui vive.

La narrazione, lungi dall’essere pesante o lenta, nonostante l’argomento drammatico e tristemente attuale, è resa piacevole, a tratti ironica e divertente, dalla voce narrante della protagonista Scout, una ragazzina di 6/7 anni, figlia dell’uomo che rappresenta la giustizia, che si dimostra già capace di guardare “oltre”: oltre gli insegnamenti della sua maestra, oltre le dicerie e le paure, le chiacchiere che girano intorno a un vicino “diverso”, oltre la visione razzista e maschilista della società benpensante in cui vive.

Scout è un soprannome, perfettamente adeguato e rivelatore, e a me piace pensare che questa ragazzina, capace di andare oltre, incarni la capacità di ognuno di vivere nel presente, ma migliorandolo, spezzando le sovrastrutture mentali che tanti pregiudizi ancora costruiscono in noi, rendendoci prigionieri e chiusi e gretti.

È grazie a Scout che prendiamo coscienza di una palese, evidente ingiustizia, è con Scout che possiamo lottare per cambiare.

Nelle parole della protagonista, nelle sue perplessità che espone al fratello riguardo le affermazioni della maestra, capace di condannare Hitler ma, nello stesso tempo, di accettare la violenza e la discriminazione di cui si fa portavoce un’intera società, la sua società, si concentra la migliore riflessione su questo ambiguo modo di pensare e sull’ambivalenza del pensiero umano che, purtroppo, può venire fuori e, a volte, prevalere in tutte le epoche e in ogni luogo.

Così afferma Scout: <<Come fai a odiare tanto Hitler e poi a fare una giravolta e trattar male la gente a casa tua..?>> 

Stati Uniti d’America, anni ‘30/’40, profondo Sud.

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