Perché leggere “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Incompreso dalla critica e dai lettori, almeno all’inizio della sua storia, rifiutato da ben due editori, “Il Gattopardo” si rivelò ben presto un autentico capolavoro, portando meritatamente il suo autore alla fama e alla notorietà internazionale, grazie anche a una stupenda trasposizione cinematografica del grande regista Luchino Visconti.  Il film aggiunge fascino e bellezza a un incredibile affresco storico della Sicilia dell’età della decadenza borbonica, nell’Italia dei movimenti risorgimentali, ricreando con abile maestrìa luoghi e atmosfere della Sicilia dell’epoca.

In quest’epoca di straordinari cambiamenti politici e culturali, la storia è osservata e raccontata dal punto di vista del principe Fabrizio di Salina, rappresentante della più antica nobiltà siciliana, che vede scorrere e passare davanti a sé gli eventi, i movimenti, le lotte, di un’Italia in rapida trasformazione, trasformazione che investirà anche il mezzogiorno, sconvolgendo la sua atavica indolenza.

Ambientato tra Palermo e il feudo di Donnafugata, proprietà dei Salina, il romanzo ci rivela le paure, le inquietudini, le speranze, che provocano tutti i cambiamenti, lo fa soprattutto attraverso un rappresentante di antica nobiltà, per questo il suo autore fu molto criticato, tanto più che il principe protagonista, almeno all’inizio, esprime tutto il suo scetticismo verso queste lotte e movimenti. Ma il romanzo non  si limita a esporre le opinioni del suo protagonista, l’autore riuscirà a far trapelare opinioni diverse, per mostrarci un’epoca risorgimentale in tutta la sua straordinaria complessità.

Il cambiamento avverrà, ineluttabile e necessario, così inutile contrastarlo, meglio assecondarlo, come afferma Tancredi, amato e brillante nipote del principe Fabrizio, con parole diventate memorabili: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi”. Quindi appoggiare il cambiamento, cavalcare gli eventi diventa fatale necessità per il principe Salina, anche se con continui dubbi e ripensamenti, non è facile voltare pagina così radicalmente, rinnegare una monarchia considerata come la propria “famiglia”.

Così Tancredi, che si arruola nei garibaldini, sposerà la giovane e bella figlia del nuovo sindaco, politico arricchito e “rampante”, perfetto rappresentante della nuova classe politica. Il nuovo avanza, il vecchio è sconfitto ma, se guardiamo bene, vecchio e nuovo sono solo le due facce della stessa medaglia.

Espressione emblematica di una Sicilia  che accetta inesorabilmente il proprio destino, la frase di Tancredi ci può far riflettere in realtà su ogni manifestazione di trasformismo politico anche, o soprattutto, nella politica attuale.

Mentre le parole del giovane Tancredi risuonano nell’eternità, il grande romanzo di G. Tomasi di Lampedusa ci trasmette, paradossalmente, un crescente desiderio di un vero cambiamento. Come il pessimismo leopardiano che, mentre mette a nudo l’esistenza umana e ne rivela l’essenza di pura sofferenza, ci spinge ad amarla e a combattere per essa e per l’umanità intera, questo romanzo ci porta a sperare che un cambiamento non solo è possibile ma è necessario, in un’Italia che, mai come oggi, fa di tutto per cambiare affinché nulla cambi.

1 commento

  1. Bello, mi piace molto. È un po’ quello che cercavo di fargli capire per realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina (ma non c’è verso…)

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