Perché leggere “L’isola di Arturo” di Elsa Morante

Un giovane magico, un adolescente inquieto e intraprendente, un’isola misteriosa e mitica ma, nello stesso tempo, reale e dura, avventure spensierate e grandi sogni, illusioni e delusioni, amore e morte, odio e riconciliazione, la ricerca del padre, il suo rifiuto, la rivendicazione della propria libertà e la scoperta della vera identità nella ribellione e nell’addio, tutto questo è il romanzo L’isola di Arturo.

E. Morante scrive uno stupendo romanzo di formazione, in cui ogni adolescente di ogni epoca può in qualche modo riconoscersi, la scrittura è pacata e piena di emozioni, evocativa di grandi eventi e profondi sentimenti, è il romanzo con cui la scrittrice vinse il Premio Strega nel 1957.

Arturo, il protagonista del romanzo, è una stella, è un celebre re, così si presenta lui stesso all’inizio del libro, il suo libro di memorie, ma Arturo è anche un adolescente, è fragile come tutti gli adolescenti, bisognoso d’amore, amore che non riceve da un padre perennemente assente, per il quale farebbe qualsiasi cosa pur di avere uno sguardo in più, una carezza, un’attenzione, una parola, sarebbe disposto a buttarsi in mare, quel mare tanto amato, in quell’isola che per lui rappresenta la vita, che percorre in lungo e largo, ribelle e selvaggio, in un’esistenza selvaggia.

In quest’isola il ragazzo conoscerà l’amore, la gelosia, il sesso, il dolore, la rinuncia e il rifiuto.

Arriva, come per tutti, il momento di affrontare una nuova esistenza, crescere e iniziare da capo, è il momento di tagliare i legami che ci rendono dipendenti. Dall’isola, dal padre, dalla matrigna, è ora di cercare una nuova libertà, la vita vera, lontano da tutto e da tutti, anche e soprattutto dall’isola che, così magica e misteriosa nella mente del ragazzo, rappresenta un’infanzia sognata e vissuta, ma da cui, prima o poi, tutti dobbiamo affrancarci.

Un’isola dove ritorniamo ogni tanto, con il cuore e con le emozioni, per ritrovare la serenità perduta, la forza e il coraggio per andare avanti. “La mia infanzia è come un paese felice” (p. 28), afferma Arturo, e così accade per molti rivivendo il ricordo.

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