Pray for humanity

Abbiamo percorso un lungo cammino negli ultimi mesi. Per molti di noi, questa primavera ha portato con sé la perdita e il dolore; altri non sanno più come andranno le cose quando riusciranno a rimettersi in piedi. Altri ancora sono sconvolti dalla solitudine, piegati dall’incertezza, indeboliti dalla discordia.

Dicono alcuni che, quando la pandemia sarà finita, il mondo sarà un posto migliore e ci vorremo tutti più bene: se diciamo così, mentiamo a noi stessi, come si fa regolarmente ogni anno prima di Natale.

Alla fine della pandemia, gli esseri umani saranno sempre uguali: complessi, profondi, contraddittori, peccatori, colpevoli.

Da bambini, ci hanno insegnato, però, che la preghiera è un gesto che ci può salvare, nel senso più profondo di questo termine: ci può donare salutem, salvezza. Può rinnovare i nostri propositi di non lasciarci sconfiggere dalle nostre debolezze, dai nostri errori, dalle nostre meschinità.

Per questo oggi preghiamo: sappiamo che il Coronavirus non è una bacchetta magica o un’epica battaglia tra il bene e il male, e che il conflitto tra ciò che è giusto e sbagliato si verifica ogni giorno, da sempre, nei nostri cuori. Ognuno di noi chieda la forza di discernere, il coraggio di cambiare una piccola abitudine dannosa, la carità necessaria per perdonare e andare oltre la nostra natura umana.

Quel Dio che ci contempla sa che sbaglieremo ancora, perché siamo esseri umani. Certamente però possiamo chiedergli di smussare gli eccessi e di sradicare l’orgoglio dalla nostra mente: allora, avremo la lucidità necessaria per fronteggiare con amore i nostri sbagli e per ricostruire, rinnovato, il nostro piccolo mondo.

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