Raggi ultimo atto: la gigantografia

Virginia Raggi sorride, di spalle l’Altare della Patria, forse un fotomontaggio. La gigantografia in mostra all’esposizione itinerante Storie di microcredito di Roma Capitale, un’iniziativa del sindaco di Roma Virginia Raggi, appunto, a settembre nel quartiere di San Basilio – il caso vuole che Raggi abbia adocchiato il quartiere come bacino di potenziali elettori per garantirsi (almeno) l’arrivo al ballottaggio. E Zètema, partecipata del Comune, avrebbe finanziato la mostra (e la gigantografia di Virginia Raggi), sulla base delle affermazioni fatte dal Corecom. 

Dal Parco della Balena, dove ha avuto luogo l’esposizione fino allo scorso mercoledì 27 settembre, si alza un polverone. Per il Corecom l’immagine è di natura propagandistica, e, in più, pagato con soldi pubblici. 

Così in una nota a Zètema, il vice capo di gabinetto del Corecom Nicola De Bernardini: “Il Comitato ha rilevato la violazione della legge 28 del 2000 – relativa alle disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie – in relazione alla mostra itinerante Storie di microcredito in quanto la cartellonistica riportante la gigantografia della sindaca uscente non risulta essere in linea con il divieto per le pubbliche amministrazioni di ‘svolgere esclusivamente attività di comunicazione indispensabile per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”. Conclude, poi, con la decisione finale “dell’immediata rimozione della cartellonistica della mostra in questione ove riportante l’immagine della sindaca”. 

La controversia, quindi, nascerebbe – a detta del Corecom – dalla violazione della legge 28/2000 detta della “par condicio”, che garantisce, appunto, il principio di parità di condizioni in campagna elettorale, ancora in corso durante la mostra organizzata nel mese di settembre. La legge, infatti, regola l’accesso ai mezzi di informazione in campagna elettorale, per garantire la parità di trattamento e l’imparzialità rispetto a tutti i soggetti politici. In cinque anni, di gaffes pentastellate i romani ne hanno subite, e forse questa ne sancisce la fine. Sarà che, anche stavolta, Virginia Raggi abbia acconsentito all’esposizione della sua gigantografia in buona fede, forse consigliata dai suoi collaboratori? O, finalmente, si farà carico delle sue responsabilità? – certo con un po’ di ritardo.

Questione che risuona anche tra le mura della Regione Lazio. Il Pd, affermato critico del Sindaco uscente e temibile avversario nella partita amministrativa ormai agli sgoccioli, condanna l’autopromozione di Virginia Raggi, classificandola come “violazione delle regole relativa alla pubblicità elettorale”. Critiche anche da destra. Per Pasquale Ciacciarelli, Consigliere regionale in quota Lega e Presidente della III Commissione consiliare Vigilanza sul pluralismo dell’informazione, “l’intervento del Corecom, che con propria delibera censura il comportamento del Sindaco di Roma Virginia Raggi, intimandole di rimuovere le gigantografie propagandistiche che fanno riferimento al Progetto Microcredito, risulta quantomai opportuno e tempestivo e ripristina il corretto rispetto delle regole, durante la campagna elettorale”. Il Sindaco uscente, in evidente difficoltà nella corsa verso un secondo mandato capitolino e indietro rispetto ai suoi avversari sostenuti dal centrodestra e centrosinistra, Michetti e Gualtieri, “tenta con ogni mezzo di acquisire una ulteriore, indebita in questo caso, visibilità.” 

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