Ride the Lightning: Homeland, la scena jazz statunitense come elemento fondante di una serie tv

Può un genere musicale influire sul successo di una serie televisiva? Le soundtracks possono plasmarne il contenuto?

Quello delle colonne sonore è un tema molto evasivo che, il più delle volte, viene affrontato in modo effimero e grossolano. In molti approfondimenti ci si limita a sterili considerazioni prive di profondità e incapaci di offrire un’ottica completa sull’intero lavoro. Come rapportare, quindi, il dato musicale con questo preciso ambito?

Il 2 ottobre del 2011 viene trasmessa la prima puntata di Homeland, serie televisiva basata – a sua volta – sulla serie israeliana dal titolo Prisoners of 1War, creata da Gideon Raff. A prendersi cura del suo sviluppo sono Howard Gordon e Alex Gansa, noti produttori statunitensi. Homeland si incentra sul personaggio di Carrie Mathison (interpretata dalla magistrale Claire Danes), brillante agente della CIA malata di disturbo bipolare. Quest’ultima, oltre a salvaguardare la sua Nazione da attentati terroristici, deve combattere con la sua malattia che, nel corso delle otto stagioni, spesso prenderà il sopravvenuto su di lei.Con la sua narrazione dinamica e il grande apporto degli attori, la serie gode fin dalla sua prima stagione di grandi attestati di stima. La vittoria ai Golden Globe nel 2011 e 2012, per la miglior serie drammatica, ha dato al prodotto il giusto impulso per poter proseguire con grande motivazione.

(L-R): Mandy Pat HOMELAND, “Two Minutes”. Photo Credit: Sifeddine Elamine/SHOWTIME.

La scena jazz statunitense

Homeland si regge su un impianto molto semplice, arricchito da numerosi accorgimenti che aiutano la serie ad affermarsi su scala mondiale. Fra i suoi punti di forza spicca l’eccellente gestione della sezione musicale. Forte della sua identità, Homeland ci tiene a far respirare quell’atmosfera tipicamente americana con ampio utilizzo di tracce riconducibili al panorama jazz. Il genere sorto agli inizi del XX secolo – proprio negli USA – è uno dei capisaldi della società a stelle e strisce. Simbolo dell’emancipazione della comunità africana dalla schiavitù, il panorama in questione si afferma a New Orleans già nei primi anni del Novecento, con la consacrazione di alcuni riferimenti imprescindibili per il genere, come il leggendario trombettista Joseph “King” Oliver. Nel giro di pochi anni il jazz assume diversi caratteri e inizia una progressiva espansione, arrivando a Chicago, Kansas City e New York.In Homeland sono presenti molti riferimenti a questa scena musicale, partendo fin dalla sua maintitletrack composta da Sean Callery: brano che, nonostante l’antico retaggio, abbraccia soluzioni moderne e assai variegate. Come spesso accade, anche in questo caso la colonna sonora risulta un importante segno distintivo  in grado di incidere pesantemente sul prodotto. Nella decima puntata della prima stagione, inoltre, è presente l’iconico Miles Davis con i brani My Funny Valentine e All Blues.

In parallelo con la modernità

In relazione a questo genere, si commette – spesso – l’errore di ritenerlo come un panorama ormai esaurito e non presente nella società di oggi. Il jazz, in realtà, è stato largamente recepito da altre scene musicali. Il riferimento non può che essere al terzo album in studio di Kendrick Lamar dal titolo To Pimp A Butterfly del 2015. Quest’ultimo è uno dei lavori più stimati degli ultimi anni, vero e proprio manifesto contro tematiche che, ancora oggi, tormentano gli Stati Uniti. L’impatto di questo disco è fuori discussione: tecnicamente eccelso, socialmente impegnato e prodotto divinamente.

Lamar ha conciliato tutta una serie di influenze che, traccia dopo traccia, donano al disco un’identità talmente forte da proiettarlo nell’olimpo degli album rap statunitensi.

Come per Homeland, anche per questo lavoro il riferimento al jazz costituisce la carta vincente per poter giungere al risultato sperato. L’attualizzazione di una cultura ricca e corposa, come essenza di due lavori appartenenti a settori differenti ma inevitabilmente connessi. Alla luce di quanto esposto, le domande sollevate in apertura non possono che trovare una risposta positiva. Le soundtracks hanno amplificato enormemente quel senso di eleganza e concentrazione che la serie ha ricercato fin dal suo esordio. Testimonianza di quanto importante sia la ricerca musicale anche in ambiti limitrofi.

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