Ride the Lightning: la frontiera oscura dei Code Orange

Quante volte ci siamo imbattuti in ascolti complessi, difficili da “digerire”?

Il panorama musicale è colmo di artisti e lavori non facili da assimilare, ciò accade per svariati motivi, dall’estetica del cantante o band di turno fino alle sonorità del lavoro stesso.

Fra le tante incertezze offerte dal suddetto panorama, si palesa però, una certezza di cui bisogna tener conto, ossia: la forma poco omogenea a cui mirano i nuovi prodotti.

Con questa premessa è possibile dare continuità al nostro ultimo approfondimento, inerente i Jinjer, dove si metteva in risalto come la band ucraina sia stata in grado di apportare contenuti nuovi, esclusivi e studiati alla perfezione.

Se quello dei Jinjer è un progetto destinato ad aprirsi ad un pubblico sempre più ampio, non si può dire altrettanto di altre realtà, nate nel caos e desiderose di svilupparsi in esso.

Detto ciò, chi sono i Code Orange? E perché, nonostante il loro pubblico li ritenga la nuova frontiera del metal (nonché della musica mondiale), sono destinati a giacere nello stesso ambito entro il quale sono sorti?

Nel 2008 a Pittsburgh, Pennsylvania, nascono i “Code Orange Kids”, band costituita da ragazzi non ancora maggiorenni frequentanti la stessa scuola. La passione verso la musica, nello specifico punk e metal, induce questi adolescenti a ragionare su come mettere in pratica le loro idee.

Pittsburgh, da sempre nota per essere una città industriale, offriva poche opportunità in ambito artistico, in particolare a ragazzi di età compresa fra i 15 e i 17 anni.

La band, durante il primo periodo di formazione, si concentra nella realizzazione di un numero cospicuo di materiale e alla ricerca di una propria identità, seppur primordiale e grezza.

Nel 2012 siglano il loro primo accordo con un etichetta discografica indipendente, la Deathwish Ich., per quello che sarà il loro album di debutto dal titolo “Love is Love/ Return to Dust”, rilasciato il 20 novembre dello stesso anno.

Disco ovviamente acerbo che trova, però, una grande gestione di tutto quell’agglomerato di spunti in esso presenti.

Difatti, nonostante l’impeto e la non curanza, tipici dell’età adolescenziale, i 4 ragazzi di Pittsburgh hanno gestito in modo molto intelligente la grande quantità di elementi apportata nell’album. Bravi nel tener unito un lavoro largamente complesso e ricco di una pluralità di dinamiche, i Code Orange Kids sono riusciti a conquistare pareri importanti da svariati siti e testate, come ad esempio “Consequence of Sound”.

Sono molti i progetti che presentano la stessa nomenclatura di tale gruppo, ma quest’ultimi si sono imposti fin dall’inizio, con una formula capace di contenere un “disordine controllato” (espressione che può disturbare ma perfetta nel rendere l’idea) dove sono presenti spunti che suscitano, all’ascoltatore, una curiosità sempre costante nel proseguo del disco.

I “Code”, nonostante l’importante risultato raggiunto, miravano al futuro con un prodotto ben diverso rispetto al primo. A conferma di quanto appena scritto, vi è immediatamente un cambio di nome per la band, con l’omissione della parola “Kids”.

Sotto questo impulso, iniziano nel 2014 le registrazioni per “I Am King”, loro secondo album. Jami Morgan (batterista e cantante) fin dalle prime session e’ stato attento nell’ etichettare questo lavoro come una “nuova era per i Code Orange”, caratterizzata da maggior cattiveria e incisività.

Il 2 settembre del 2014 viene rilasciato “I Am King”, e con questo disco viene rivelata la vera natura dei Code Orange. Album veloce, cruento con testi introspettivi, capaci di offrire risposta ai diversi dubbi che l’ascoltatore potrebbe porsi.

La presenza di tempi dispari rende l’ascolto notevolmente complesso, non facilitato neanche dall’intercalarsi delle diverse voci presenti.

Si denota, inoltre, una ricerca molto importante nell’effettistica, esempio concreto è il brano “Dreams In Inertia”, apice del disco stesso.

Con “I Am King” sembra emergere l’appartenenza del gruppo alla città di Pittsburgh, dove le sonorità ruvide e spesso “plasticose”, tendono a formare un ambiente chiuso e quindi isolato dall’esterno.

E’ proprio con quest’ultimo album che i Code Orange iniziano a ritagliarsi uno spazio significativo nel panorama musicale. Il loro nome inizia a circolare fra le più importanti band di sempre, a partire dai Metallica fino ad arrivare agli Slipknot, passando per i Korn.

Nell’ aprile del 2016 arriva la firma con la Roadrunner Records, una fra le più importanti etichette discografiche del mondo, per la realizzazione del loro terzo album, dal titolo “Forever” (2017).

Quest’ultimo segna la consacrazione dei Code nei piani alti del genere metal e permette la conclusione di accordi molto importanti per il futuro della band.

Da sottolineare le collaborazioni con la World Wrestling Entertainment, (nota come WWE), che hanno proiettato i Code ad un pubblico non di nicchia.

“Forever” è un album dove vengono ripercorse le soluzioni del precedente, ma in chiave più matura ed innovativa. Il lavoro risulta molto più scorrevole con un grande utilizzo della voce di Reba Meyers, fondamentale per dare punti di riferimento durante l’ascolto dell’album stesso.

Si ribadisce come i Code Orange abbiano la necessità di rimanere confinati in quell’area da loro delineata nel susseguirsi dei lavori.

Una zona dove è possibile scoprirli in modo diretto, senza filtri, per quello che realmente sono.

Da questo passaggio è possibile riconnettersi all’interrogativo in apertura, la band statunitense non ha intenzione di raggiungere quel pubblico che si situa al di là di questa dimensione.

Questo permette ai Code di mantenere integra la propria natura ed allo stesso tempo di lavorare in modo autentico e senza condizionamenti. 

Ovvio che si discuta di una realtà di gran lunga più “critica” rispetto a quelle trattante in precedenza da questa rubrica, dove le difficoltà nell’approcciarsi ad un ascolto del genere sono costanti e profonde. Il consiglio è di provare ad entrare in questa zona da loro architettata, zona caratterizzata da irruenza e pesantezza.

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