Ride the Lightning: Una nuova opportunità per l’Italia di nome “Mèsa”

Di come le donne stiano assumendo il ruolo di protagoniste assolute, nel panorama mondiale, si è già discusso.

La sterilità dei progetti, a livello generale, è contrastata dai lavori prosperosi di coraggio da parte del genere femminile.

Alla luce di ciò, una delle tante domande che potrebbe facilmente sorgere, sarebbe la seguente: ma in Italia è possibile constatare tale situazione?

Il nostro è un Paese che fa sempre molta fatica a recepire ed aprire la mente su nuovi spunti. Da noi è maturato un vero e proprio disinteresse nei confronti della musica, o meglio, un interesse basato esclusivamente sul concetto di “tendenza”.

Difatti, ormai risulta affermata una nuova logica basata su un ascolto per moda e non per piacere; ruolo determinante lo hanno assunto anche i social, in riferimento a questa attitudine.

Proprio questa nuova logica impedisce di andare oltre, di non sentire e provare più nulla per quello che si ascolta.

Tenendo in considerazione questo dato, ecco che proprio in Italia sta emergendo una realtà fresca e singolare; stiamo parlando di “Mèsa”.

Mèsa è una cantautrice romana che nel giro di pochi anni, è riuscita a costruire un prodotto importante.

Non si discorre del classico progetto della “ragazza dalla bella voce” capace di scrivere testi già ampiamente “solcati” da altri artisti.

Questa ragazza ha edificato una sua dimensione, ferma e autentica; a dimostrazione di ciò, vi è il suo album “Touché” (2018).

Il disco appena citato presenta una molteplicità di aspetti, che lo rendono diverso rispetto alla maggior parte dei lavori italiani.

Si evidenzia, in primo luogo, una leggerezza disarmante nell’ascolto; peculiarità che nel palcoscenico nostrano mancava ormai, da diverso tempo.

Per “leggerezza” – riprendendo il dato sottolineato in apertura – si fa riferimento ad un disco che si fa amare ed ascoltare; lo si ascolta per il piacere di farlo.

Questo aspetto è molto importante, perché testimonia di come un lavoro fresco ed aperto, possa non stufare mai.

Fra i tratti somatici di riferimento del disco – e più in generale dell’artista – la scrittura risulta essere un segno distintivo di notevole impatto.

Testi minimali ma puliti, che catturano e disorientano in quel preciso istante.

Trovare necessariamente un significato di ciò che si sta ascoltando, risulterebbe approssimativo e controproducente; difatti “Touché” si presta ad una serie indefinitiva di sensazioni governate dall’ ascoltatore stesso.

Tutto ciò fa “pendant” con melodie limpide e velate da un mix fra il vintage ed il visionario.

Il percorso di questa cantautrice è ancora alle prime battute, nonostante i già importanti risultati ottenuti.

Il tempo è alleato di una giovane ragazza che con semplicità e attenzione, porta avanti le sue idee; correre servirebbe a ben poco, passi calibrati e precisi.

L’auspicio è quello che il nostro Paese sappia cogliere questa occasione, di riuscire nell’arrivare con lo sguardo dove ad oggi non può e non vuole arrivare.

Mentre gli altri corrono, noi siamo ancora fermi a riferimenti (artisti o brani) che hanno smesso da tempo di essere punti fermi; l’Italia deve rendersi conto di avere nel proprio bacino d’utenza un capitale importante ed è giunta l’ora – a detta di chi scrive – di saperlo valorizzare.

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