Roma, World Press Photo Exhibition 2025: raccontare il mondo attraverso le immagini

Dal 6 maggio all’8 giugno 2025 Palazzo Esposizioni ospita le foto vincitrici del 68° concorso annuale di fotogiornalismo.

Il contest è stato ideato dalla World Press Photo Foundation, nata nel 1955 ad Amsterdam, con l’intento di contribuire allo sviluppo del fotogiornalismo e alla costruzione di un dialogo tra immagine e spettatore. Un progetto straordinario che ogni anno coinvolge migliaia di fotografi professionisti.

L’edizione 2025 del concorso

Promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e dall’Azienda Speciale Palaexpo, in collaborazione con 10b Photography, quest’anno il concorso ha raccolto gli scatti di 3.778 fotografi provenienti da 141 paesi: 59.320 progetti candidati, realizzati in 6 regioni (Africa; Asia-Pacifico e Oceania; Europa; America settentrionale e centrale; Sud America; Asia occidentale, centrale e meridionale) e divisi in 3 categorie (Singole, Storie, Progetti a lungo termine).

Una giuria indipendente ha selezionato i 42 progetti vincitori, che pongono l’attenzione su tematiche cruciali: migrazioni, conflitti, cambiamenti climatici

L’obiettivo è quello di stimolare lo spettatore a osservare, a riflettere, andando oltre i titoli e le didascalie che accompagnano ogni scatto per cogliere aspetti della realtà che sfuggono alle descrizioni.

È quanto confermano le parole di Finbarr O’Reilly, fotografo canadese e presidente della giuria indipendente, il quale ha precisato che: “In quanto società, siamo più che mai avidi di immagini. Queste immagini ci spingono a fermarci o, almeno, a fare una pausa e riflettere, invece di passare semplicemente alla successiva”. 

La foto dell’anno – Mahmoud Ajjour, nove anni

A vincere il World Press Photo 2025 è stato lo scatto realizzato dalla fotografa palestinese Samar Abu Elouf per il New York Times. 

La foto dell’anno «è il ritratto di un ragazzo che indossa una canottiera; è rivolto verso una finestra e la luce calda lo illumina proiettando un’ombra morbida su un lato del viso. La sua giovane età e i suoi bei lineamenti contrastano con la sua espressione malinconica. Poi ci si rende conto con sgomento che gli mancano le braccia». 

Così Lucy Conticello ha commentato lo scatto vincitore del concorso, ponendo in luce il contrasto tra immagine e racconto: dalla storia di Mahmoud emergono, silenziosamente, le tragiche conseguenze del conflitto in corso a Gaza. 

Accanto al progetto di Samar Abu Elouf, i due finalisti: Attraversamento notturno di John Moore (Stati Uniti) e Siccità in Amazzonia di Musuk Nolte, (Perù/Messico).

Due scatti che invitano lo spettatore a riflettere sui temi delle migrazioni e dei cambiamenti climatici, spingendolo a un confronto diretto con l’immagine.

Le parole di Finbarr O’Reilly sono ancora una volta indicative per comprendere fino in fondo l’obiettivo di World Press Photo: «Queste immagini trascendono il momento in cui sono state catturate, diventando il simbolo di qualcosa che la giuria ha ritenuto significativo dal punto di vista sociale, politico e storico». Osservare, riflettere, comprendere. Un’immagine svela più di quanto si possa pensare.

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