Le elezioni presidenziali russe del 2024 vedono l’onnipresente Vladimir Putin trionfatore incontrastato per il suo quinto mandato, circondato da un’opposizione marginale e accettata a malapena. La partita sembrerebbe ampiamente truccata, con i veri critici del regime esclusi dalla competizione. Boris Nadezhdin e Yekaterina Duntsova, tra gli unici ad opporsi all’invasione russa dell’Ucraina, sono stati ostracizzati con accuse discutibili di irregolarità durante la raccolta delle firme – seppur con metodi discutibili – per le loro candidature. Questo ha lasciato il palcoscenico a tre “candidati” che hanno in comune un’apparente adesione alle politiche del Cremlino.
Tipo di elezioni e procedura di voto
Le elezioni in Russia, pur formalmente democratiche, sono notoriamente opache e controllate dal governo centrale. Un dettaglio curioso è emerso durante le elezioni: nei seggi sono stati esposti i patrimoni personali dei singoli candidati alla presidenza (case, azioni, …).
Che sia stato un segno di riconoscimento della loro trasparenza? Potevamo anche crederlo, se non fosse per il metodo assurdo con cui i voti – una volta raccolti anche online con un sistema completamente digitale – venivano in realtà contati a mano. E pensare che la maggior parte dei giovani, secondo le statistiche, preferivano votare tramite app. Gli anziani, invece, si sono recati ai seggi.
L’assenza di osservatori europei solleva dubbi sul processo elettorale, soprattutto considerando le recenti rivelazioni dell’inchiesta “Kremlin leaks” sulle massicce spese del Cremlino per garantire il successo di Putin.
Il vincitore annunciato
Come previsto, Putin ha conquistato un’ampia maggioranza (88%) secondo i risultati preliminari, stabilendo un nuovo record di preferenze. I candidati “oppositori” hanno raccolto percentuali trascurabili, confermando la mancanza di vera sfida al leader russo. Sono stati esclusi tutti quelli che erano contrari alla guerra in Ucraina e lasciati, almeno simbolicamente, tre candidati favorevoli ad essa e sanzionati dall’Occidente:
- Il 75enne Nikolai Kharitonov, deputato della Duma dal 1993 e rappresentante del Partito Comunista Russo
- Il 56enne Leonid Slutsky, leader nazionalista del partito di estrema destra LDPR. Accusato di molestie sessuali nei confronti di tre giornaliste nel 2018, ottiene il soprannome di “Harvey Weinstein russo” e l’assoluzione dalla Duma
- Il 40enne Vladislav Davankov, imprenditore agricolo esponente del partito “Nuovo popolo” e coautore di norme che hanno reso ancora più difficile la vita della comunità LGBT+ in Russia.
Proteste in piazza
Nonostante il risultato scontato, le piazze russe sono state teatro di proteste anti-regime. Il movimento ‘Mezzogiorno contro Putin’, iniziato da Navalny prima della sua morte, ha attirato migliaia di manifestanti in diverse città, richiamando l’attenzione internazionale sul malcontento crescente.
Considerazioni in Europa
In Europa, la giornata delle elezioni è stata segnata da manifestazioni di dissenso davanti alle ambasciate russe. Le proteste, chiaramente anti-regime e in memoria di Navalny, mostrano un’Europa sempre più critica nei confronti del regime russo.