Per la prima volta nella sua storia, il maggiore sindacato di Samsung Electronics, il Nationwide Samsung Electronics Union (NSEU) in Corea del Sud, ha dichiarato uno sciopero. La decisione arriva dopo che non è stato possibile raggiungere un accordo sugli aumenti salariali con la dirigenza dell’azienda. L’annuncio dello sciopero è stato dato mercoledì mattina, durante una conferenza stampa. Questo evento si inserisce in un periodo di crisi per Samsung Electronics, che ha registrato perdite significative negli ultimi quattro trimestri consecutivi. Lo sciopero ha un interesse globale, non solo per la Samsung: infatti, verrà attentamente osservato dagli operatori economici internazionali sia per le ripercussioni che potrebbe avere, sia per la portata storica del fatto.
È la prima volta che i dipendenti di questo gigante tecnologico sudcoreano dichiarano uno sciopero dalla fondazione dell’azienda nel 1969. Il sindacato, che rappresenta circa ventimila membri, ovvero oltre un quinto della forza lavoro complessiva dell’azienda, ha annunciato che fermerà il lavoro per un giorno, oggi, 7 giugno, come parte di una serie di azioni di protesta. Nonostante le trattative in corso con la direzione dall’inizio di gennaio, non si è riusciti a colmare le differenze tra le parti. “Annunciamo uno sciopero a causa dell’atteggiamento della direzione che ignora i lavoratori”, ha dichiarato il sindacato, sottolineando che l’iniziativa potrebbe causare interruzioni nella catena di fornitura globale dei microchip.
Il conflitto verte sugli stipendi: la dirigenza ha proposto un aumento del 5,1%, mentre il sindacato ha richiesto un incremento dell’8%, un giorno aggiuntivo di ferie annuali e bonus trasparenti basati sulle prestazioni. Queste richieste sono state il principale motivo di stallo nelle trattative. “Non possiamo più tollerare la repressione del lavoro e del sindacato,” hanno dichiarato i rappresentanti dei lavoratori durante la conferenza stampa, mostrando uno striscione con questo messaggio. In Corea del Sud, Samsung impiega complessivamente 124.800 persone. Fino a quattro anni fa, l’azienda non consentiva ai dipendenti di organizzarsi sindacalmente. Questo divieto è stato revocato dopo che alcuni dirigenti sono stati condannati per aver tentato di impedire la formazione di sindacati. Attualmente, i dipendenti hanno il diritto di scioperare. La Commissione Nazionale per le Relazioni Lavorative, un ente affiliato al Ministero del Lavoro, ha cercato di mediare tra le parti senza successo.