Tevere: in Campidoglio un convegno di Azione sulla necessità di tutelare le acque del fiume di Roma

Flavia De Gregorio, capogruppo capitolino di Azione: «Il Tevere, oltre ad essere un simbolo della nostra città, ha un potenziale enorme. Un motivo in più per regalargli attenzione e tutele»

Preservare la biodiversità, parte integrante del nostro capitale naturale, è indispensabile per impedire all’essere umano di distruggere l’ambiente in cui vive e con esso la propria specie. Alla perdita di diversità biologica contribuiscono diversi fattori, tra cui l’inquinamento atmosferico, particolarmente evidente nei centri cittadini, e il cambiamento climatico. E allora, quale strategia adottare per contrastare nella maniera migliore tutti questi fenomeni? È possibile limitare i danni adottando un approccio meno tradizionale?

Queste alcune delle domande alle quali sta cercando di dare risposta un serie di convegni organizzati dal gruppo capitolino di Azione e intitolati “La città come comunità biotica”; il terzo di questi incontri, in programma lunedì 30 ottobre dalle ore 16.30 nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, ha come sottotitolo “Roma e il biondo Tevere”.

Ai lavori, che sono stati introdotti e moderati da Silvia Ambrosio, assessore ombra all’ambiente per la Lista Civica Calenda Sindaco, prenderanno parte Flavia De Gregorio, capogruppo capitolino di Azione, Marco Belli, responsabile tecnico de “La Farmacia del Verde”, Stefano Trovò, biologo e direttore scientifico del laboratorio Chri.va., e Federico Anselmi, ingegnere. Nel corso dell’incontro, partendo dalla biodiversità che caratterizza il Tevere, si sono presi in rassegna le modalità attraverso le quali provvedere alla riqualificazione delle sue acque mediante un progetto di biorisanamento in modo da renderlo veramente fruibile alla cittadinanza.

Da tempo, infatti, il fiume non lo è più, anche a causa dell’immondizia presente in diverse aree: durante un’iniziativa organizzata in occasione delle Giornate mondiali dell’ambiente e degli oceani, solo nel tratto che va da ponte Matteotti a ponte Nenni sono stati ripescati ben dodici quintali di rifiuti. Come sempre molta la plastica, un materiale estremamente pericoloso per la nostra salute, che inizia il proprio deterioramento nel mare e, una volta “trasformato”, entra nella catena alimentare per finire poi sulle nostre tavole. Oltre a bottiglie e altri prodotti in poliuretano, sugli argini del Tevere e sui suoi fondali, anche carcasse di animali, biciclette, copertoni, elettrodomestici di vario genere. Rifiuti, liquami accumulati, pesticidi, così come la siccità prolungata rischiano di rendere la vita impossibile alle specie animali che hanno fatto del fiume il proprio habitat e contribuiscono ulteriormente a danneggiarne la salubrità dell’ecosistema, già estremamente fragile di suo come dimostrato anche negli anni passati dalle ripetute morie di pesci.

Secondo Flavia De Gregorio, capogruppo capitolino di Azione: «A Parigi, Amsterdam, Berlino i corsi d’acqua che attraversano la città sono considerati e vissuti come elementi che la arricchiscono e contribuiscono alla sua unicità. Davvero non si capisce perché tutto questo a Roma sia così difficile da realizzare».

Eppure, il “biondo” Tevere è da sempre la spina dorsale della città e dunque sarebbe bene guardare con particolare riguardo alle sue sponde, in modo da contrastare il rischio idrogeologico al quale oggi risultano esposte.

Stando alla De Gregorio: «Tutti noi abbiamo ormai capito che l’aumento repentino e costante dei cambiamenti climatici ha un impatto molto forte sulla vita di tutti noi e rappresenta un’urgenza non più procrastinabile. Quasi ogni giorno assistiamo a eventi meteorologici estremi; un fiume ‘sano’ garantisce un ambiente in grado di affrontarli nella maniera più efficace. Nel caso del Tevere, poi, la presenza della flora e di specie botaniche rare rappresenta un motivo ulteriore per renderlo un luogo di conservazione e sviluppo della biodiversità».

Ma come riuscire in questa sfida?

«I cambiamenti climatici devono diventare una priorità dell’agenda politica. Occorre attivare processi e progettualità che ci consentano di adeguarsi al clima che cambia, senza una logica emergenziale ma operando piuttosto con una pianificazione e una programmazione strutturale. Un passo da fare al più presto è sicuramente quello di mettere in sicurezza i territori, magari utilizzando le risorse del Pnrr. E poi ancora, come sostengono gli scienziati, far sì che la situazione non si aggravi ulteriormente e diventi ingestibile. Un motivo in più per non aver paura di accelerare il percorso verso una vera transizione energetica ed ecologica, i cui benefici andranno a vantaggio di tutti», ha concluso la De Gregorio.

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