Tokyo 2020, l’Olimpiade con l’asterisco

Le Olimpiadi, per storia e cultura, sono da sempre la massima manifestazione dello sport, in cui gli atleti rappresentanti della rispettiva Nazione si esibivano e competevano per vedere chi tra loro sarebbe stato il migliore. Una parte fondamentale della manifestazione da sempre risiede nel pubblico, vero e proprio motore dei Giochi, sia dal punto di vista meramente economico che sopratutto emotivo, specialmente per la Nazione ospitante. Proprio l’8 di luglio però, il consiglio direttivo, composto dal presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach, dalla presidente del comitato organizzatore Seiko Hashimoto e dalla governatrice Yuriko Koike, assieme alla ministra per lo Sport Tamayo Marukawa, hanno deciso che questa edizione dei Giochi si svolgerà senza pubblico, per via della situazione relativa ai contagi da COVID 19, che in Giappone stentano a tenere sotto controllo. La decisone è stata accolta malissimo in Giappone, anche se il clima era pesante già da prima, visto che il 68% dei giapponesi era contrario allo svolgimento della manifestazione olimpica; questo perché la terra del sol levante ha già vissuto un’esplosione di casi ad Aprile e già in quei mesi si parlava di un possibile annullamento; la decisione di proseguire ha avuto subito degli effetti disastrosi: il main sponsor della competizione, il colosso giapponese Toyota, ha deciso, nonostante sia rappresentata da molti atleti partecipanti, in primis dai beniamini locali, di rinunciare ad ogni forma di pubblicità e sponsorizzazione alla competizione, anche se continuerà a fornire i mezzi di trasporto per il corretto svolgimento della manifestazione. Come riportato dall’agenzia internazionale Reuters, hanno seguito il colosso anche tantissimi sponsor locali, che a loro volta si stanno ritirando o stanno riducendo di molto la loro partecipazione agli eventi promozionali.

Per spiegare con precisione il motivo di tutte queste proteste, vanno portati sul tavolo un paio di numeri: la stima sui proventi dei biglietti per gli spettatori, circa 7,8 milioni di biglietti, era di 800 milioni di dollari, ma ne sono stati venduti solamente 3,64 milioni che tra l’altro ora andranno rimborsati. La diretta conseguenza è che i soldi non saranno incassati e  che questo disavanzo dovrà essere colmato dal Governo e dalle istituzioni locali. Inoltre, se si considera il fatto che il costo ufficiale delle Olimpiadi di Tokyo è di 15,4 miliardi di dollari, anche se alcune analisi del Governo indicano un costo ancora più alto, di cui solo 6,7 miliardi erano contributi privati, la copertura dei Giochi è garantita praticamente al 60% da fondi pubblici, visto che gli sponsor coprono circa il 18% delle entrate complessive, mentre il 75% viene dalla vendita dei diritti di trasmissione delle gare in tv e via streaming.

Proprio per questo motivo in tanti hanno storto il naso, perché è ingiusto far cadere sulle spalle di un popolo la realizzazione di una manifestazione a cui non potrà neanche assistere dal vivo: proprio su questo argomento si è espresso Maya Yoshida, 32enne, capitano della nazionale olimpica giapponese e difensore della Sampdoria. “Credo che tanti soldi delle nostre tasse siano serviti a finanziare questa Olimpiade, ma nonostante questo le persone non potranno seguirle dal vivo. Allora mi chiedo a che cosa servano questi Giochi, perché è chiaro che noi atleti vorremmo giocare e gareggiare davanti ai tifosi. Le nostre famiglie si sono sacrificate e hanno dovuto sopportare tante cose, ma adesso qui i nostri cari non sono ammessi e se nemmeno loro possono assistere alle partite rimane la domanda: a cosa serve tutto questo? Spero davvero che certe decisioni vengano riconsiderate”; parole sacrosante, specialmente se si pensa al fatto che questa spesa è per gran parte ricaduta su persone che da oltre un anno devono sottostare a delle regole necessarie per la sopravvivenza ma estremamente limitanti delle libertà fondamentali dell’uomo quale la socialità e l’aggregazione.

La situazione sembra per subire qualche cambiamento in vista delle Paralimpiadi, ma tutto dipenderà dall’evoluzione dei contagi e di come il governo giapponese sarà in grado di gestirli.

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