Totò, il Principe della risata

Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas De Curtis, in arte Totò – nomignolo affibiatogli dalla madre – , nasce il 15 febbraio 1898 a Napoli. In occasione del suo compleanno ricordiamo l’estro lirico dell’artista, turbolento sia sul piano artistico che personale, come riporta Franca Faldini, giornalista e sua compagna, nel libro “Totò: L’uomo e la maschera”. Soprannominato Il Principe della risata, si sposa quattro volte e la fine di una relazione gli ispira la realizzazione della famosa canzone Malafemmena, cantata da tantissimi artisti tra cui Giacomo Rondinella. Figlio illegittimo del principe Giuseppe De Curtis e di Anna Clemente, nasce a Napoli e trascorre l’infanzia in collegio, si dedica alla boxe, sport che gli causa quel difetto nasale che successivamente diventerà tratto distintivo della sua maschera, abbandona la scuola e, a quattordici anni, inizia a recitare in piccoli teatri di periferia.

Totò è il più grande comico italiano di tutti i tempi, accostato a Buster Keaton e Charlie Chaplin e amato da Eduardo De Filippo, da Fellini, Pasolini, Dario Fo.

La pellicola che consacra il suo personaggio è “San Giovanni Decollato” del 1940, tratta dall’omonima commedia di Martoglio. Si ricordino anche i lavori con Anna Magnani e Mario Castellani come “Quando meno te l’aspetti”, “Che ti sei messo in testa?”

Come afferma Mario Castellani: “Totò non è Chaplin o Buster Keaton. Totò è il teatro.” Nel teatro del dopoguerra si distingue nell’Avanspettacolo, recitando in riviste come “C’era una volta il mondo”, “Guarda che ti mangio!”, in cui propone il famoso sketch del vagone-letto. Con il regista Camillo Mastrocinque e Vittorio De Sica interpreta il ruolo di protagonista della commedia “Totò, Vittorio e la dottoressa”. Seguiranno successi quali “I soliti ignoti”, “Totò a Parigi”, “Signori si nasce”, “Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi”, “47 morto che parla” con la celebre frase a lui attribuita che recita: “E io pago! E io pago!”. Con Pier Paolo Pasolini debutta in “Uccellini Uccellacci”, film che consacra la profondità artistica della sua comicità: dietro la descrizione comica di Totò si cela il disincanto di una realtà che oscilla tra tristezza, disillusione e malinconia. Tale vena nostalgica, tipicamente napoletana, emerge anche nelle sue poesie quali ‘O sole, ‘A passione mia erano ‘e rrose, Passione, Felicità, ‘A vita: la vera nobiltà si situa nell’animo puro di un artista imprevedibile che, trasportando il pubblico in un vortice di battute entusiasmanti, riesce a far riflettere sull’amara visione della realtà e trarne un messaggio di positività perché, come afferma in un’intervista di Oriana Fallaci, “vi sono momenti minuscoli di felicità e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità è fatta di attimi di dimenticanza.”

In televisione partecipa a Il Latitante, Il tuttofare, Totò Ciak, parodia dei generi cinematografici in voga. Riceve tre Nastri d’Argento, un Globo d’oro e una menzione al Festival di Cannes per  Uccellini Uccellacci.

Il suo cuore si spegne il 15 aprile 1967 a Roma, provato dalla cecità e dai numerosi attacchi cardiaci. Ma il suo eco risuona ancora forte nei cuori di tutti coloro che l’hanno conosciuto o che l’hanno sentito raccontare e l’hanno amato.

Non è una cosa facile fare il comico, è la cosa più difficile che esista, il drammatico è più facile, i comico no, difatti nel mondo gli attori comici si contano sulle dita, mentre di attori drammatici ce ne sono un’infinità. Molta gente sottovaluta il film comico, ma è più difficile far ridere che far piangere.

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