Fondazione LIA: per un futuro uguale per tutti rendiamo il presente più accessibile

Si ringrazia la gentilissima dottoressa Cristina Mussinelli, Segretario Generale di Fondazione LIA per averci rilasciato queste dichiarazioni

Nel 2011, l’Associazione Italiana Editori (AIE) con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI) dà vita, con il supporto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, al progetto LIA – Libri Italiani Accessibili, con l’obbiettivo di creare un catalogo di libri, appunto, accessibili. Nel 2014 v’è il passaggio fondamentale da progetto a Fondazione e oggi, contribuiscono ad arricchire il catalogo le opere di più di 70 marchi editoriali, che hanno lavorato a fianco di LIA allo scopo di favorire la creazione di un ecosistema editoriale accessibile per tutti.

Negli ultimi anni, all’avvicinamento a questa meta concorrono anche nuove normative: mancano due anni e mezzo all’applicazione della Direttiva 2019/882 sui requisiti di accessibilità di prodotti e servizi, il cosiddetto European Accessibility Act che, imponendo il rispetto di standard di accessibilità, mira a rimuovere le barriere oggi esistenti per le persone con disabilità e per le persone anziane residenti negli Stati Membri. Fra i settori interessati dai cambiamenti della Direttiva vi è anche quello delle pubblicazioni digitali: l’obiettivo è quello di permettere anche alle persone con disabilità visiva e difficoltà di lettura dei testi a stampa, di poterne fruire senza limitazioni, grazie alle opportunità offerte dall’innovazione tecnologica. Negli ultimi anni, infatti, la percentuale di opere pubblicate in cartaceo disponibili anche in versione digitale è passata, secondo dati Istat, dal 35,8% nel 2016 (circa 22mila titoli) a quasi il 40% del totale delle opere librarie stampate nel 2018 (più di 30mila titoli). Nel periodo della pandemia questa statistica è ancora aumentata anche se i numeri del 2020 affermano che a pubblicare libri esclusivamente in formato e-book sono solo il 5,6% degli editori.

Alla luce di questi dati crede che l’Italia – e in particolar modo la filiera editoriale – sarà pronta ad affrontare le sfide della Direttiva in soli due anni e mezzo?

Come evidenzia anche lei, il numero di titoli di cui viene prodotta una versione digitale è in continua crescita e come Fondazione, affiancando e supportando moltissimi editori con servizi di formazione, consulenza, certificazione e conversione, siamo, già da anni, testimoni del loro impegno per riorganizzare i flussi di lavoro e garantire un’offerta accessibile entro la data in cui entrerà in vigore la Direttiva. Fra i nostri soci vi sono sia i grandi gruppi che piccole realtà editoriali; i cataloghi delle aziende editoriali con cui lavoriamo rappresentano una fetta considerevole della produzione nazionale digitale e tanti altri hanno imboccato la medesima strada o stanno iniziando ad acquisire le competenze necessarie per farlo.

I passi avanti da compiere non sono certo finiti e non sono in carico solo alle case editrici. Per poter parlare davvero di ecosistema editoriale accessibile, infatti, è necessario che tutti gli attori della filiera del libro facciano la propria parte: anche le librerie online e chi sviluppa le app di lettura; così come chi gestisce i metadati che descrivono le caratteristiche dell’opera,   devono tenere in considerazione l’accessibilità. I progressi fatti e l’attenzione al tema dimostrata in questi anni dall’industria editoriale, però, ci consentono di guardare con fiducia al 2025. Certo è importante che anche chi non ha ancora iniziato a prepararsi allo European Accessibility Act si attivi quanto prima e per questo siamo a disposizione di chiunque voglia collaborare con noi e unirsi a tutte le realtà che si stanno muovendo in questa direzione per contribuire alla costruzione di un futuro in cui ogni lettore abbia la possibilità di accedere in autonomia alla ricchezza del catalogo editoriale digitale.

Oggi il catalogo LIA offre più di 28.000 libri accessibili (e il numero è in continuo aggiornamento perché gli editori rendono accessibili le loro novità man mano). Lo fa perché la sua mission è chiara: accessibilità, libertà e uguaglianza: stesse possibilità di fare le medesime cose degli altri. Nel 2017 l’Istat dichiarava che in Italia erano presenti 360.000 ciechi e oltre 1,5 milioni di ipovedenti. Nel 2021, il numero è poco meno di 2 milioni di persone con disabilità visiva: di essi, 219.174 è cieco assoluto (0,3% della popolazione), mentre 1.383.922 (2,3%) mantiene un residuo visivo. Queste persone non hanno ancora accesso all’intera offerta di contenuti editoriali,  ma oggi, con il costante progresso dei mezzi tecnologici, sembra sempre più realizzabile un futuro in cui tutti avranno la possibilità di fruire delle stesse opere fin dal momento della loro pubblicazione, senza che sia necessario attendere tempi ulteriori per la loro traduzione in Braille o la loro conversione in altri formati accessibili.
Crede che questa svolta sia davvero sempre più vicina o le future generazioni vivranno ancora esperienze di limitazioni simili a quelle sperimentate dalle persone più anziane?

Per le persone che incontrano ostacoli nella lettura dei testi a stampa, il progresso tecnologico dei device come smartphone e tablet — che sempre più incorporano funzioni di accessibilità nei loro sistemi operativi — e l’avvento degli e-book, rappresentano una rivoluzione capace di ridurre le barriere di accesso a conoscenze e contenuti preziosi per la formazione, l’arricchimento personale e lo svago.

Sicuramente lo spostamento sui canali digitali, di gran parte delle informazioni che oggi sono necessarie o utili nella quotidianità può divenire anche motivo d’esclusione quando l’accessibilità di questi canali non viene curata adeguatamente o se non si hanno le competenze digitali necessarie. Tuttavia, la sempre maggior disponibilità di strumenti (standard, applicazioni, hardware per la lettura, know-how, ecc.) si affianca, oggi, a una crescente consapevolezza e attenzione al tema, che, come ricordato prima, si è tradotta anche in aggiornamenti sul piano normativo; aggiornamenti che si stanno dimostrando fondamentali per far sì che le opportunità offerte dalla modernità siano utilizzate in modo funzionale a rendere possibile che i diritti di tutti i lettori siano pienamente garantiti.

LIA si impegna quotidianamente in partnership con aziende di ogni tipo per produrre una documentazione che sia per tutti. Inoltre, per favorire l’inclusione sociale, organizza spesso corsi di formazione alla lettura digitale accessibile. Infine, i Reading al buio®. «Attraverso l’assenza di luce, il Reading al buio® annulla qualsiasi distinzione tra chi legge con gli occhi, chi con le mani, chi con le orecchie. Scrittori famosi e lettori non vedenti o ipovedenti leggono alternativamente uno stesso libro, rivelandone le diverse modalità di fruizione». Aver partecipato al Reading organizzato alla fiera Più libri Più Liberi con l’autrice Giulia Caminito, mi ha letteralmente cambiato la vita. Tra le lacrime dei miei colleghi e la sensazione di rimanere senza parole, la prima intenzione è stata quella di riportare questa esperienza. Le persone sono rimaste estasiate da questo progetto.
Cosa significa per voi questa esperienza illuminante?

Siamo davvero felici di sapere che il Reading al buio® di dicembre sia stato così significativo per voi. È un format che proponiamo da diverso tempo proprio perché più volte, confrontandoci con i partecipanti, abbiamo avuto la conferma di ciò che anche voi sottolineate: è un’iniziativa immersiva, capace di coinvolgere quanti vi assistono e di trasmettere loro, in modo semplice ed emozionante, l’importanza che l’accessibilità dei contenuti ha nella vita delle persone. Per noi rappresenta quindi un’opportunità per far conoscere diversi modi di leggere contenuti digitali — con il display braille o la sintesi vocale, per esempio — e per mostrare, sia a un pubblico non specializzato che ai professionisti del settore editoriale, le potenzialità offerte dai libri quando realizzati per essere accessibili a tutti; questi consentono alle persone con disabilità visiva o con disturbi dell’apprendimento di fruire dei loro contenuti e, allo stesso tempo, sono prodotti di maggiore qualità, perché capaci di adattarsi alle esigenze di ciascun lettore. Inoltre, l’incontro con autori e testi sempre nuovi, permette di rinnovare di volta in volta l’esperienza del Reading: nel dialogo con ogni ospite, infatti, il tema dell’accessibilità risuona in maniera diversa. Nel confronto con Giulia Caminito, per esempio, che ha letto alcuni brani tratti da L’acqua del lago non è mai dolce, abbiamo affrontato il tema della lettura come elemento identitario e strumento di riscatto, che, nella sua opera, emerge dall’esperienza della giovane protagonista e che può essere particolarmente importante per chi ha dovuto superare diverse barriere per accedere al mondo dei libri.

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