Ucraina – Russia, la guerra infinita

Chiamiamola pure “guerra di logoramento” quella tra la Russia e l’Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022 ed ancora ben lontana da un epilogo pacifico. Uno Stato sovrano che invade l’altro in memoria dei tempi antichi, combattendo una guerra che cambierà il modo di vedere i confini europei e la politica economica.

Ma è bene rivedere la geografia e la storia dei due Paesi che hanno condiviso tanto nel corso della storia.

L’antica ragione di Putin

Il territorio dell’Europa Orientale fu abitato da popoli slavi che nel corso del Medioevo si mescolarono con gruppi vichinghi provenienti dalla Scandinavia, chiamati Variaghi: sono loro che hanno fondato la Rus’ di Kiev (attuale Kiev) nell’VIII secolo di cui si parla recentemente, in quanto primo nucleo di quella che è la nazione russa attuale. L’area venne unificata sotto l’Impero russo nel XVI secolo, un impero che faceva paura a tutto il resto dell’Europa. Ma è sempre stato un Paese con grandi debolezze interne:

  1. In seguito all’abolizione della servitù della gleba, i contadini liberali non erano riusciti a diventare proprietari terrieri e continuarono a vivere in condizioni di miseria. Per questo motivo, iniziarono a lavorare nelle fabbriche dove circolavano già i primi ideali socialisti e rivoluzionari;
  2. Essendo un territorio molto vasto, esso comprendeva territori abitati da popolazioni di culture, lingue e religioni diverse. Per tenere unito il Paese iniziò la cosiddetta “russificazione”, ovvero vennero imposte con forza la lingua russa e la religione ortodossa. Un atteggiamento, dunque, maturato con il tempo quello dei russi paurosi di perdere la propria integrità nazionalista mescolandosi con altre popolazioni. Il capro espiatorio divennero gli Ebrei, numerosi nei territori occidentali dell’Impero, facendo credere ai contadini che fossero loro i responsabili della propria miseria. Quindi, si scatenarono massacri e saccheggi detti “pogrom” (in russo “distruzione”) ai danni degli Ebrei, con il consenso sovrano.

L’Impero russo è sempre stato malato di arretratezza e corruzione, pur essendo stata una sovranità che ha vissuto in balia delle rivoluzioni: il 22 gennaio 1905 a San Pietroburgo la cosiddetta “domenica di sangue” per avere cambiamenti nelle riforme politiche e maggiori libertà, e la più conosciuta di tutte ovvero la rivoluzione di ottobre nel 1917 che causò la caduta dell’Impero zarista.

È da questo momento che iniziano i problemi sotto il nome di URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) con capitale Mosca, che divenne nella seconda metà del Novecento divenne insieme agli USA la maggior potenza militare del mondo. Nel 1991 l’URSS si dissolse a causa di una profonda crisi economica e politica e l’Estonia, Lettonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina e Moldava divennero indipendenti.

Obiettivo di Putin

L’attuale politica di governo russo guidato da Vladimir Putin ha come obiettivo quello di ridare al Paese il suolo di potenza internazionale perso con la dissoluzione dell’URSS. Non ha mai accettato di buon grado questa separazione dei territori: la Bielorussia, detta anche “Russia Bianca” (l’8,3% della popolazione è russa) è da anni governata da un regime autoritario. Prima con Aleksandr Lukašenko, presidente in carica dal 1994 e riconfermato nelle elezioni del 2020, votazioni non riconosciute dall’opposizione che ha dato il via a numerose proteste. La Bielorussia è lo Stato ex sovietico più legato alla Russia, verso cui sono indirizzate le sue esportazioni e dalla quale dipende per il gas e il petrolio.

Lituania, Estonia e Lettonia hanno lasciato un senso di amarezza in Putin avvicinandosi all’Europa ed entrando prontamente nella NATO. La Moldova, invece, rimane sempre il paese più povero d’Europa e le tensioni per la compresenza di popoli e culture diverse non sono poche. In balia degli eventi, non bisogna sottovalutare il fatto che la regione della Transnistria compresa tra il corso del Dnestr e il confine ucraino è abitata dalla maggioranza russa e resa indipendente nel 1992 con capitale Tiraspol’. Potrebbe essere un altro obiettivo, oltre all’Ucraina, da riconquistare per riformare l’antico Impero Russo. Infatti, il suo territorio ospita già ben disposte militarmente l’esercito russo pronto, oseremo dire, ad attaccare per la resa finale dei conti.

Attualmente, l’area di maggiore interesse e tensione è l’Ucraina: nel 2014 la Russia con un trattato non ancora riconosciuto dalla comunità internazionale ha annesso la regione ucraina della Crimea, resa indipendente il 2 marzo dello stesso anno e fomentata militarmente dai ribelli indipendentisti filo russi della regione orientale del Donbass. La scintilla fu l’avvicinamento tra Ucraina e Unione Europea (rivoluzione arancione 2004) con un accordo firmato da Petro Poroshenko, succeduto a Janukovic filo russo. dopo la presa degli uffici governativi, si tenne un referendum che decretò le due regioni del Donbass indipendenti. Purtroppo, tutt’oggi non riescono ad ottenere il totale controllo dei loro territori, prontamente presidiati dalle Forze Armate Ucraine.

Dopo il fallimento delle trattative diplomatiche, nel 2015 Russia e Ucraina siglano in Bielorussia gli Accordi di Minsk II mai del tutto attuati, anche alla luce degli eventi attuali. Il trattato prevede il cessate il fuoco e il ritiro delle armi pesanti da entrambi le parti, un dialogo per una maggiore autonomia delle repubbliche del Donbass, grazia e amnistia per i prigionieri di guerra, scambio di ostaggi militari. Tutte procedure che, stando alla poca e disorganizzata informazione di guerra, sembra privilegiare in particolar modo la Russia a discapito del paese offeso.

Un conflitto che va oltre i confini ucraini

L’invasione dell’Ucraina è stata dettata in particolar modo dalla decisione di voler entrare – a tutti i costi – a far parte della NATO. Una presa di posizione non ben vista da Putin che si ritroverebbe, così, accerchiato dalla potenza rivale occidentale, ovvero gli USA. Potremmo dire che si è sentita in dovere di proteggere i propri territori, ma questo non giustifica assolutamente le atrocità che sta commettendo in un Paese effettivamente indipendente dal 1991.

Come dicevo nell’incipit, purtroppo è destinata a rimanere una guerra di logoramento non solo militarmente ma anche dal punto di vista economico ed egemonico. Sappiamo tutti quanto le due superpotenze USA e Russia si odino e cerchino di prevalere l’una sull’altra dai tempi della Guerra Fredda. Il conflitto tra le due si intensifica in questa vicenda per uno scopo puramente economico: il controllo delle fonti energetiche, soprattutto del gas e del petrolio, di cui la Russia è uno dei principali Paesi esportatori. A pagarne le pene sono tutti i territori dell’UE – in particolare Germania e Italia (25%) – a cui era destinato gran parte del rifornimento. L’esportazione è gestita dal colosso Gazprom, la più grande azienda fornitrice di gas del mondo. Dunque, avrebbe tutte le carte in regola per determinare le scelte politiche di ogni singolo paese dipendente.

Per fortuna o per disgrazia, a voi la sentenza, i governi europei si stanno adoperando per trovare una soluzione alternativa alla dipendenza russa. È diventata quasi una questione di principio, poiché la Russia è stata in grado di mettere in ginocchio ed evidenziare tutte le debolezze dell’UE nel giro di qualche mese. Sarà premura di ogni singolo stato membro dell’unione far sì che Putin non l’abbia vinta, allargando gli orizzonti verso nuovi alleati – perché no – più occidentali (USA) ma anche sostenendo maggiormente le proprie capacità economiche così da ridurre il fabbisogno altrui.

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