UE, braccio di ferro tra Parlamento europeo e Polonia: “La Corte polacca minaccia il primato del diritto comunitario”

Nelle giornate di giovedì 21 e venerdì 22 ottobre, i leader dell’UE si riuniscono per discutere dei principali temi europei. Sul tavolo anche la richiesta del Pe per l’avvio del procedimento legale contro la Commissione e la denuncia dello Stato di diritto in Polonia.

Si è svolto in questi giorni a Bruxelles la riunione del Consiglio europeo, l’ultimo dell’era di Angela Merkel. Molti i temi sul tavolo della discussione che vede riuniti i capi di governo o di stato dei paesi membri: l’andamento della pandemia da Covid-19, trasformazione digitale, prezzi dell’energia, migrazione e relazioni esterne. E naturalmente il caso Polonia, che negli ultimi giorni ha creato non poche tensioni interne alla stessa Unione.

Nella giornata di mercoledì 20 ottobre, il Parlamento europeo ha avviato un procedimento legale contro la Commissione europea sul meccanismo dello Stato di diritto, sotto richiesta del presidente dell’eurocamera David Sassoli.

La lettera del Presidente al servizio giuridico del Parlamento arriva dopo il voto che si è tenuto nella Commissione Affari Giuridici del Parlamento e che ha suggerito di portare la causa davanti alla Corte di Giustizia. Una proposta sostenuta dalla maggioranza dei capigruppo politici durante la conferenza di giovedì.

Secondo quanto riportato da Ansa, in una risoluzione approvata giovedì con 502 voti favorevoli, 153 contrari e 16 astensioni, gli europarlamentari hanno così condannato il tentativo da parte della Corte polacca di minare il primato del diritto comunitario, appellandosi al Consiglio e alla Commissione di proteggere il popolo polacco e l’UE: “Il tribunale costituzionale polacco manca di validità giuridica e indipendenza ed è privo di qualifiche per interpretare la costituzione del paese”. Secondo gli stessi deputati i trattati UE devono essere direttamente applicati nell’ordinamento giuridico interno e prevalgono in caso di conflitto legislativo.

Il PE, secondo una nota del comunicato stampa, chiede che la Commissione europea e i vertici del Consiglio si adoperino per adottare misure provvisorie da parte della Corte di giustizia dell’UE, di astenersi dall’approvare il progetto del Piano polacco di ripresa e di denunciare il rischio di violazione dello Stato di diritto da parte della Polonia. Tra le richieste avanzate dal Parlamento europeo anche l’avvio del regolamento sulla condizionalità dello Stato di diritto, l’interruzione o la sospensione dei pagamenti, dato il rischio di gravi carenze nei sistemi di controllo, e l’emanazione di una dichiarazione comune sulla questione nei termini più forti possibili, firmata dai capi di stato e di governo dell’UE.

Il governo polacco non si piegherà al ricatto, la sentenza della Corte polacca non mette in discussione i Trattati Ue” aveva dichiarato il premier Mateusz Morawiecki alla stampa prima dell’inizio del Consiglio europeo di giovedì. Negli scorsi giorni Morawiecki ha accusato Bruxelles di “attacchi” e “ricatti” contro Varsavia: “Rifiuto i politici che ricattano e minacciano la Poloniaaggiungendol’Unione europea non è uno Stato, solo gli Stati membri lo sono e per questo restano sovrani”.

Sul tema anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che nelle scorse ore aveva dichiarato: “La Commissione europea sta valutando attentamente la sentenza, posso già dirvi oggi che sono fortemente preoccupata perché mette in discussione le basi dell’Unione europea – proseguendo – non possiamo permettere e non permetteremo che i nostri valori comuni siano messi a rischio. La Commissione agirà e le opzioni sono tutte note. La prima opzione è la procedura d’infrazione per impugnare legalmente la sentenza del Tribunale costituzionale polacco. Un’altra opzione è il meccanismo di condizionalità e altri strumenti finanziari”.

Alla base della controversia è la sentenza della Corte Suprema polacca di giovedì 7 ottobre, la quale ha stabilito che ogni sentenza o atto normativo dell’Unione Europea deve essere conforme al diritto nazionale per essere applicato all’interno del paese, sancendo di fatto il primato di quest’ultimo su quello comunitario, e conseguentemente l’incompatibilità di alcune leggi europee con la costituzione polacca.

Nei giorni successivi diverse sono state le manifestazioni pro-Europa organizzate in Polonia. Tra i volti di questo movimento anche Donald Tusk, già principale leader dell’opposizione in Polonia ed ex leader dell’Ue, che aveva appellato i cittadini polacchi a protestare per difendere l’appartenenza della Polonia all’Ue.

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